Un confronto molto interessante – tutto in inglese – è avvenuto lo scorso 5 novembre nell’aula 3.2 del Cestev tra i futuri laureati in Biotecnologie mediche, circa 60 i presenti, e alcuni professori e ricercatori all’opera su progetti di ricerca all’avanguardia. Si tratta del ‘Thesis day’, un pomeriggio dedicato agli studenti del biennio incardinato nel Dipartimento di Medicina molecolare che sono in procinto di svolgere attività di tirocinio in laboratorio per la tesi. Detto altrimenti: un’occasione per creare dei match tra i posti liberi nelle strutture e gli studenti alla ricerca di attività pratiche in vista della conclusione del percorso.
Responsabile dell’iniziativa la prof.ssa Gerolama Condorelli, ordinaria di Patologia generale, Coordinatrice del Corso di Laurea, che a margine dell’evento ha rilasciato alcune dichiarazioni ad Ateneapoli, raccontando com’è nata l’idea.
“Tutto è partito dall’esigenza di garantire ai ragazzi un training per l’attività di tesi, che nel nostro caso deve essere sempre sperimentale. E proprio il carattere specifico dell’elaborato finale li porta a stare nei laboratori anche per un intero anno. Per i docenti è una grande responsabilità accoglierli e dunque, nel fare i conti anche con i limiti dello spazio, abbiamo provato a mettere in contatto entrambe le parti – senza dimenticare che stiamo provando ad ampliare la rosa di attività. È vero pure che, oltre alla disponibilità dei docenti del nostro Dipartimento, abbiamo registrato quella di alcuni centri come il Cnr, che hanno meno contatti diretti con gli studenti ma offrono ottime opportunità. Al tempo stesso, nelle intenzioni, questo evento nasce anche per consentire ai ragazzi di scegliere un progetto che possa stimolarli particolarmente”.
E infatti la struttura dell’incontro si è giocata tutta su questa falsariga: dopo una breve introduzione di Condorelli, a turno, ogni singolo ricercatore ha preso la parola per presentare in breve l’obiettivo del proprio team di ricerca e quanti studenti avrebbe potuto accogliere. Il primo tandem è tra tre studentesse, una italiana e due iraniane, interessate al cancro, e una ricercatrice del Cnr che si occupa di “morte programmata delle cellule, l’apoptosi, e di sopravvivenza cellulare e sviluppo di nuovi farmaci”. Altrettanto interesse ha generato pure il topic presentato dal dott. Massimiliano Caiazzo, che ha parlato di “studio di nuove terapie cellulari per il Parkinson e di un eventuale approfondimento della terapia genica”.
La dott.ssa Elena Scaglione, ricercatrice in microbiologia, stimola la platea raccontando di “meccanismi di declinazione e riparazione del DNA nei microrganismi, anche per scopi applicativi”, tant’è che il gruppo al quale afferisce sta provando “a mettere a punto un device che possa identificare rapidamente un patogeno”. Diverso il raggio d’azione della collega che l’ha seguita: “il focus è su neurogenetica e biofisica, in particolare il team si sofferma sui geni coinvolti nelle patologie del neurosviluppo, dalla disabilità intellettiva a forme gravi di epilessia infantile. Abbiamo a disposizione modelli animali e applichiamo diverse strategie”, ha detto.
L’ultima è la ricercatrice Federica Scotto Di Carlo: “ci occupiamo di malattie e tumori ossei, in particolare di osteosarcoma. Le keywords per capire cosa facciamo sono: ciclo cellulare, instabilità del genoma”. Piccolo momento di amarcord per la scienziata: “qualche anno fa ero al vostro posto e oggi sono qui a rappresentare con orgoglio il gruppo in cui sono cresciuta scientificamente”.
Alla fine, la breve testimonianza di Cecilia, una studentessa presente in aula, chiamata a raccontare in poche parole la sua esperienza proprio nel team del quale fa parte Scotto Di Carlo. “In contesti del genere certamente si accumula esperienza, si arricchiscono le competenze, ma si cresce tanto anche come persone. Si creano legami e si condivide un percorso”. Non a caso la chiude così: “it’s a good place to start”.
Claudio Tranchino
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli
Ateneapoli – n.18 – 2024 – Pagina 13