Un “imbuto al terzo anno”, si “segue dalle 9 alle 17” e c’è poco tempo per lo studio autonomo

Un "imbuto al terzo anno", si "segue dalle 9 alle 17" e c'è poco tempo per lo studio autonomo

Andrea, quinto anno, racconta la vita dello studente di Veterinaria

“Avevo una buona preparazione scolastica nelle materie scientifiche, per questo il test per me non fu difficile. Mi ero ripromesso di studiare durante l’estate, ma in realtà poi non mantenni molto l’impegno. Fui preso dalle vacanze. Andò bene grazie a quello che avevo imparato al Liceo Vico: Andrea De Matteis, 23 anni, rappresentante degli studenti, oggi al quinto anno, racconta il suo esordio al Corso di Laurea in Veterinaria: “Ricordo la giornata di benvenuto, durante la quale gli studenti dell’associazione Isva ed i rappresentanti ci spiegarono come funzionavano le cose e l’organizzazione didattica”.
Al primo anno, “si sta in Dipartimento per le lezioni ogni giorno almeno fino alle 15.00. C’è un primo periodo di corsi ed un secondo periodo di didattica mista: corsi ed esercitazioni. Si finisce con un terzo periodo nel quale sono previste solo esercitazioni che vertono soprattutto su Anatomia, Istologia e Genetica, Biochimica”.

Le lezioni si tengono nella sede del Cestev, che è nella zona ospedaliera, in prossimità del Policlinico. Le esercitazioni in parte al Cestev, in parte in via Delpino ed in parte al Frullone. “Per fortuna – racconta lo studente – sin dal primo anno è previsto un approccio agli animali. Ai cadaveri, in particolare durante le esercitazioni di Anatomia, e agli animali vivi con l’handling e poi con i turni in ospedale”. Anatomia è l’insegnamento più impegnativo del primo anno: “È molto mnemonico – argomenta – ed il programma è molto ampio. Affrontiamo l’anatomia comparata di cane, gatto, cavallo, bovino, ovino e suino. È importante anche ai fini dell’esame ricordare le differenze tra tutte le specie”.

Il corso prevede – come ricordato poc’anzi – anche esercitazioni su cadaveri e questo aspetto può suscitare in alcuni studenti repulsione. “Io non ebbi un grande shock perché, ancor prima di immatricolarmi, avevo frequentato il mondo dell’equitazione (il suo sogno professionale, infatti, è diventare ippiatra, n.d.r.). Mi ero già trovato a contatto con i veterinari nei maneggi e in estate svolgevo volontariato in uno di essi in montagna. Mi ero già trovato in situazioni che avevano richiesto l’intervento del veterinario e di fronte al sangue. Altri colleghi non avevano questa esperienza. Finché ci si trovava a lavorare sulle ossa, andava tutto abbastanza liscio. Poi, quando iniziammo ad esercitarci sui cadaveri dei cani e dei gatti, ci fu qualcuno che si sentì male. È normale, si supera e ci si fa l’abitudine”.

Al secondo anno il programma prevede ancora materie di base: “Fisiologia, Microbiologia, Parassitologia. Non eccessivamente specializzanti”. Dal terzo anno “si affrontano le materie cliniche: Semeiotica medica e chirurgica e Anatomia patologica con tecniche autoptiche, per esempio. In quel caso capita di partecipare ad esercitazioni anche su cavalli o animali esotici morti”. La grande difficoltà, per Andrea, consiste nel seguire molti corsi in relativamente poco tempo.
Quindi, se potesse, allungherebbe a sei anni il percorso “per alleggerire il carico didattico, se n’è parlato a livello nazionale ma per ora non si è concretizzata questa modifica”. Necessaria, secondo De Matteis, perché “al terzo anno si ha un imbuto. Seguiamo dalle 9 alle 17 con un’ora di sosta. Considerando che a Veterinaria frequentano pure molti pendolari si capirà quanto è difficile trovare il tempo per studiare. Si cerca di sfruttare il fine settimana, non si riesce a stare al passo con le lezioni e a studiare volta per volta”.

Aule e laboratori: “Aspettiamo ancora la nuova sede, ma la situazione è migliorata di molto. Ad esempio, all’ospedale che utilizziamo nella sede storica sono stati effettuati interventi per renderlo più confortevole e funzionale”. Un consiglio a chi si immatricolerà: “Difficile perché ognuno ha la sua storia, i suoi percorsi, le sue attitudini. Forse una cosa bisogna dire, in questo caso parlo anche da rappresentante: fare rete con gli studenti, confrontarsi, non isolarsi è utile ad affrontare meglio il cammino universitario a Veterinaria”.

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