Uno scrigno d’arte restituito alla città: ciceroni gli studenti

Uno scrigno d’arte restituito alla città: ciceroni gli studenti

Riapre la Basilica di San Giacomo degli Spagnoli

“Una grande opportunità per la nostra città”, così la prof.ssa Francesca Marone, docente di Educazione all’Immagine presso il Dipartimento di Studi Umanistici, ha definito la riapertura straordinaria della Basilica di San Giacomo degli Spagnoli (è in piazza Municipio, all’interno del palazzo San Giacomo) nei giorni 26, 27, 28 maggio e 2, 3 e 4 giugno, in occasione della mostra ‘Gli Spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale’, curata dal Real Museo e Bosco di Capodimonte. L’iniziativa è frutto dell’accordo quadro tra il governo della Reale Arciconfraternita e Monte del SS. Sacramento dei Nobili Spagnoli e la Federico II, che ha visto coinvolti gli studenti dei Corsi di Laurea Magistrali in Management del Patrimonio Culturale e Archeologia e Storia dell’Arte, i quali hanno avuto l’opportunità, attraverso un percorso di tirocinio e laboratorio, di offrire un servizio gratuito di accompagnamento ai visitatori.

Un’esperienza che ha permesso loro di mettere in pratica le competenze acquisite durante il corso e di sperimentare concretamente il campo professionale a cui aspirano, oltre che entrare in contatto con capacità ermeneutiche, narrative e cooperative”, spiega la prof.ssa Marone. Ma non solo studenti universitari, anche i bambini del territorio frequentanti l’Istituto comprensivo statale ‘D’Aosta-Scura’ ai Quartieri Spagnoli, oltre che alcuni allievi del liceo classico Antonio Genovesi, sono stati parte integrante del progetto. L’obiettivo: realizzare visite ‘animate’ che coinvolgessero attivamente i partecipanti di diverse età e background avvicinando i ragazzi della città di Napoli con la vastità del proprio patrimonio culturale. La Basilica di San Giacomo degli Spagnoli si conferma così non solo un luogo di culto, ma anche un punto di incontro e di scoperta della storia e dell’arte che caratterizzano la città partenopea.

Una proposta che si auspica non restare isolata per la Federico II: “L’Università ha sempre avuto un ruolo portante nel promuovere imprese socioculturali e nel nostro territorio abbiamo tanti beni che sono interdetti al pubblico per mancanza di gestione. Perciò ci auguriamo di riuscire ad incentivare una rigenerazione urbana come già avvenuto in altri contesti della città di Napoli. Noi docenti, come me e il prof. Francesco Bifulco, coordinatori dell’Osservatorio sulla Governance per l’Educazione al Patrimonio culturale, artistico, e paesaggistico (OGEP3-Unina) crediamo fermamente in queste iniziative per la trasmissione di conoscenza oltre che per dare un’opportunità ai più giovani. E la cultura è sempre una grande opportunità”, conclude la docente.

L’esperienza degli studenti

Divisione dei compiti, approfondimento e lavoro di gruppo sono stati i capisaldi portati avanti dagli studenti federiciani protagonisti di questa iniziativa. “Già durante il corso di Educazione all’Immagine – racconta Maria De Marco, primo anno in Management del Patrimonio Culturale – noi studenti frequentanti interessati alla Basilica ci siamo riuniti per approfondire la sua storia. Successivamente con una ricerca e un sopralluogo sul posto già nel mese di febbraio, insieme alla prof.ssa Marone e alla dott.ssa Ilaria Moscato, abbiamo iniziato a mettere nero su bianco un testo per esporlo agli interessati.
Abbiamo poi articolato le visite dividendole in quattro percorsi collegati a trame di memoria inerenti al luogo. Si è voluta enfatizzare la prospettiva politica, attraverso il racconto del contesto vicereale a Napoli del promotore Don Pedro da Toledo e della sua famiglia, oltre che quella culturale da unire poi a quella cultuale, altro ponte che unisce Napoli alla Spagna e, ovviamente, quella artistica. La Basilica offre infatti opere di artisti celebri come Luca Giordano e Giovanni da Nola, autore del monumento sepolcrale di Don Pedro”.

Le fa da eco Maria Laura Annunziata, sua collega di Corso: “I testi della dott.ssa Moscato sono stati molto interessanti ed essenziali per lo studio della Basilica. Il mio compito è stato quello di tradurre il materiale dall’italiano all’inglese e produrre le guide in lingua inglese, poiché ci tenevamo a soddisfare le curiosità anche di turisti stranieri”. Un pubblico che, tuttavia, come ci spiega Francesco Aliperta, studente al secondo anno in Management del Patrimonio Culturale, si è dimostrato essere per la grande maggioranza della comunità locale: “Il mio compito è stato quello di reperire informazioni per realizzare questionari relativi al gradimento della visita e per tracciare la tipologia e la conoscenza dei visitatori.
Ciò che ho potuto riscontrare è stata l’affluenza più che cospicua delle persone del posto che, anche se solo di passaggio, non hanno potuto evitare di entrare nella Basilica, luogo che, pur se amministrato dalla Arciconfraternita, viene ugualmente sentito come parte dell’identità napoletana. Mi ha colpito particolarmente la meraviglia negli occhi dei visitatori nel rivedere le porte aperte di un sito chiuso per quasi un decennio. Un’esperienza extracurriculare che sicuramente non dimenticherò mai”.
Giovanna Forino

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