Un’Ambasciata particolare presso uno Stato unico nel suo genere. È quella di Francia alla Santa Sede che, lunedì 7 aprile, ha aperto le porte agli studenti del Dipartimento di Giurisprudenza. Una vera e propria “conversazione” con gli esponenti del mondo diplomatico – come l’hanno descritta i partecipanti – quella che ha avuto luogo nella splendida cornice di Villa Paolina Bonaparte, grazie agli sforzi della prof.ssa Maria D’Arienzo, ordinaria di Diritto Ecclesiastico e Canonico, e dell’associazione studentesca IUS.
Tra gli studenti che si sono recati a Roma c’è Marco Spina, che racconta di aver voluto partecipare per il fascino che, secondo lui, avvolge la professione dell’ambasciatore: una figura “fuori dall’agone politico, lontano dalle logiche della politica televisiva che conosciamo” e che “persegue il superiore interesse dello Stato, indipendentemente da chi sia all’esecutivo”.
Ad aver colpito gli studenti, come racconta Marco, è stata soprattutto la testimonianza di Sua Eccellenza Florence Mangin, ambasciatrice francese alla Santa Sede, che ci ha tenuto ad evidenziare come questo incarico sia molto diverso da quelli precedentemente ricoperti presso altri Paesi:
“Ogni Ambasciata è dotata di un complesso sistema di dipartimenti, ma questa non ha gabinetti relativi, ad esempio, alla difesa militare o al commercio e, pur svolgendo comunque attività di rappresentanza e di diplomazia, e pur trattando sempre di politica estera, ricopre soprattutto un ruolo di promozione culturale – spiega Marco – Ci hanno spiegato l’importanza per loro della laicità dello Stato e l’approccio pragmatico che hanno alle questioni religiose. Lo Stato francese si sente libero di parlare con chiunque, senza alcun tipo di preclusione ideologica”. E qui si inserisce un altro elemento che ha incuriosito non poco gli studenti: la presenza di un ecclesiastico in una posizione diplomatica.
Vita pubblica e religione
Durante la visita, infatti, i ragazzi hanno incontrato anche Don Bernard Planche, consigliere ecclesiastico dell’ambasciata presso la Santa Sede, nonché “l’unico ecclesiastico che ricopre un ruolo diplomatico nello Stato francese”, come riferisce Simone Ruvido. Il suo compito, spiega, è tra gli altri “spiegare al governo francese i passaggi di dottrina teologica nei discorsi nel Pontefice o nelle trattative sugli argomenti di comune interesse tra Santa Sede e Stato francese, come le questioni che ruotano attorno al tema della libertà religiosa”.
Sul rapporto tra vita pubblica e religione la Francia vanta una politica molto severa: sono questioni che attengono alla sfera privata, quindi no all’esposizione o all’indossare simboli religiosi in luoghi pubblici.
Lo ha spiegato il prof. Patrick Valdrini, già Prorettore della Pontificia Università Lateranense, che è intervenuto nel corso della giornata sul tema della laicità e dell’equilibrio con il rispetto della libertà individuale. Comunque, per Simone, “già solo aver avuto l’opportunità di interloquire e conoscere l’ambasciatrice di uno Stato importante come la Francia è valso il viaggio”.
Anche scoprire tutte le attività di promozione culturale che si affiancano al lavoro di mediazione diplomatica, però, lo ha colpito. In particolare, scoprire che una di queste è “aprire un Corso di studi internazionali presso l’Università Pontificia di Roma, aperto ai meritevoli tra gli studenti e ricercatori universitari di tutti i Paesi mediterranei, dunque anche quelli extra UE e non appartenenti ad una cultura propriamente cattolica”.
Molto apprezzata è stata anche la possibilità di visitare Villa Paolina Bonaparte, come riporta Paola Dell’Omo: dagli affreschi con motivi egiziani che la sorella dell’Imperatore aveva fatto realizzare nella sua camera privata, poi ricoperti interamente e ad oggi, pian piano, riportati alla luce, fino ad una scoperta che ha un che di ironico: “Nessuno di noi sapeva che la Breccia di Porta Pia è avvenuta dietro l’ambasciata e ci ha fatto sorridere che un luogo così importante per la costruzione dello Stato Italiano ora sia in territorio francese”, dato che le ambasciate sono considerate a tutti gli effetti come territorio dello Stato che le occupa.
Appena tornata a casa, Paola rivela di essersi subito collegata al sito internet dell’ambasciata: “Ho scoperto che visitarla non è affatto facile: bisogna prenotare molto prima, si può accedere solo in piccoli gruppi, c’è un biglietto da pagare mentre noi siamo andati in modo totalmente gratuito. È un’opportunità che, probabilmente, altrimenti non avrei avuto e sono molto grata per questa giornata”, conclude.
Giulia Cioffi
Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli
Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 23