Un premio per il prof. Giovanni Cirillo, ricercatore in Anatomia Umana, migliore studioso under 40
Il prof. Giovanni Cirillo, ricercatore senior dell’Università Vanvitelli, è stato premiato come migliore studioso under 40 per l’attività scientifica e di ricerca dalla Società Italiana di Anatomia ed Istologia in occasione del Congresso Nazionale di Modena. Un riconoscimento prestigioso per lui che si è formato prevalentemente alla Vanvitelli, pur non trascurando esperienze all’estero, e che nel 2024 diventerà professore associato. “Ogni anno – informa – la Società di Anatomia ed Istologia si riunisce nel Congresso Nazionale. Chi intende proporsi per il premio presenta domanda prima del Congresso. Io lo avevo già fatto nel 2022, ma non ero stato scelto. Questa era la mia ultima possibilità, perché c’è il limite dell’età per concorrere, e l’ho colta. Al di là del premio in denaro da 2.000 euro, è una opportunità di visibilità e un onore il fatto che mi abbiano considerato meritevole”.
Spiega: “Il mio ambito di ricerca è nelle Neuroscienze. Il mio mentore è stato il prof. Michele Papa. Mi sono laureato alla Vanvitelli nel 2007 e poi ho intrapreso la Specializzazione in Neurologia nella stessa Università. È terminata nel 2014. Successivamente ho frequentato il dottorato di ricerca in Medicina clinica e sperimentale fino al 2017, quando sono diventato ricercatore in Anatomia Umana”. Senza portafoglio, si potrebbe dire, perché “la maggior parte dei bandi per i finanziamenti richiedono una certa esperienza. Ho dovuto attendere sei anni per i Prin. L’ultimo l’ho vinto a fine luglio. Io sono il proponente. Grazie ai rapporti internazionali, inoltre, il gruppo coordinato dal prof. Papa, nel quale io sono il ricercatore senior, è entrato a far parte di un progetto EIC che finanzia complessivamente attività di ricerca per 4,5 milioni di euro. Abbiamo collaborazioni con Atene, Friburgo, Madrid, Israele”.
“Il cervello resta un oggetto un po’ misterioso”
Alla Vanvitelli, va avanti Cirillo, la squadra di Neuroscienze che fa riferimento a Papa si occupa sostanzialmente di due filoni di ricerca. “Uno di essi – spiega – verte sulla plasticità del sistema nervoso centrale, sulla sua capacità di cambiare sia in condizioni fisiologiche sia in condizioni patologiche. Coinvolge una rete di cellule così complessa che siamo lontani dal comprendere fino in fondo i meccanismi di malattie come l’Alzheimer, il Parkinson, la Sla. L’altro filone di ricerca è quello che ruota intorno alle tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva per modulare la stessa attività cerebrale e provare a rallentare la progressione di alcune malattie. Un’arma terapeutica”.
Esempi di queste tecniche? “La stimolazione magnetica transcranica, che si utilizza anche per cefalea o depressione, e la stimolazione a corrente continua”. Va avanti: “La verità è che il cervello resta un oggetto un po’ misterioso. Le Neuroscienze sono una disciplina giovane. Scopriamo fino in fondo l’anatomia del nostro cervello nel Novecento, ma nel secolo scorso si è guardato solo al neurone, il che è un po’ come osservare un palazzo considerando solamente i suoi pilastri. Strutture fondamentali, certamente, ma da sole non danno conto adeguatamente dell’intera struttura. Il sistema nervoso centrale ha una complessità enorme e le variabili da considerare sono davvero moltissime. Diagnosi e terapie, comunque, vanno avanti.
La clinica neurologica è forse oggi la clinica principe nell’ambito della medicina. Le tecniche di immagine hanno raggiunto una sofisticazione che ci aiuta moltissimo”. Nei prossimi anni, insomma, ci sarà ancora tanto da scoprire, da indagare, da esplorare, alla ricerca di rimedi a patologie degenerative del sistema nervoso, peraltro sempre più frequenti con l’allungarsi della vita media che talora mettono a dura prova la qualità di vita delle persone ammalate e di chi prova ad assisterle.
Occorrono “grandi sacrifici”
Quello delle Neuroscienze, in sostanza, è un ambito che avrà necessità di un buon numero di ricercatori validi e motivati. Ateneapoli ha chiesto, dunque, a Cirillo cosa consiglia oggi ad un giovane che voglia intraprendere in questo ambito un percorso di ricerca. “Dico loro – risponde – di non aspettare la laurea, ma di iniziare prima. Io avevo da poco sostenuto Anatomia, ero al secondo anno del Corso di Laurea in Medicina quando ho iniziato a frequentare il laboratorio di Neuroscienze. Questo mi ha permesso di cofirmare alcune pubblicazioni ancor prima della laurea. Presuppone, però, grandi sacrifici: da studente frequentavo i corsi, poi il laboratorio e studiavo per preparare gli esami nel fine settimana, la sera e talvolta anche la notte.
Ovviamente bisogna anche avere la capacità o la fortuna di trovare un docente che ti dia fiducia. Papa ha creduto in me, è stato un Maestro. Gli sono grato perché, tra l’altro, io non sono figlio d’arte, non ho una famiglia di medici alle spalle e sono cresciuto in provincia. Per la precisione a Pompei. La circostanza di avere iniziato a svolgere ricerca ancor prima della laurea, a frequentare il laboratorio, a confrontarmi con chi conduceva studi nel settore da anni ha fatto sì che abbia acquistato sicurezza. Ho partecipato da speaker a congressi internazionali prima ancora di laurearmi”.
Altro consiglio di Cirillo a chi aspiri a cimentarsi con la ricerca nelle Neuroscienze è di non avvilirsi a fronte di eventuali delusioni: “La prima volta che partecipai alla selezione per entrare alla Specializzazione in Neurologia non fui ammesso. Una batosta che avrebbe potuto stroncarmi. Non mi diedi per vinto e riuscii ad ottenere una borsa della Fondazione Levi Montalcini che aveva un progetto di ricerca in corso su un certo peptide. Accumulai così altre esperienze e conoscenze. Dopo un anno riprovai ad entrare e questa volta andò bene”.
Fabrizio Geremicca