Un’aula gremita, un tema urgente, una visione concreta. Il 23 maggio, presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali, Biologiche e Farmaceutiche (Distabif), si è tenuto l’evento di placement “Il ruolo dell’Osservatorio della Dieta Mediterranea nelle prospettive occupazionali dei laureati”. Un confronto diretto tra istituzioni, mondo accademico e professionisti, volto a mettere in dialogo formazione e territorio, con un obiettivo chiaro: costruire percorsi concreti per l’inserimento lavorativo dei futuri nutrizionisti.
A inaugurare l’incontro sono stati i saluti istituzionali della prof.ssa Angela Chambery, Direttrice del Dipartimento, che ha sottolineato l’importanza di occasioni come questa per favorire il dialogo tra formazione accademica e mondo del lavoro, e offrire agli studenti reali possibilità di crescita professionale. L’iniziativa, fortemente voluta dalla prof.ssa Severina Pacifico, Coordinatrice della Magistrale in Scienze degli alimenti e della Nutrizione Umana, ha visto la partecipazione dell’Osservatorio della Dieta Mediterranea, dell’ASMEL (Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali) e della Federazione Nazionale degli Ordini dei Biologi (FNOB).
A conclusione dell’evento, è stata ufficialmente firmata la convenzione tra ASMEL e l’Osservatorio della Dieta Mediterranea: un impegno congiunto per costruire percorsi formativi innovativi destinati ai giovani, con una visione integrata tra patrimonio culturale e competenze professionali aggiornate.
Il presidente dell’Osservatorio, Vito Amendolara, ha aperto il confronto con un messaggio chiaro: “Smettiamola di parlare della dieta mediterranea solo come qualcosa di buono o folkloristico. Non è un fine da raggiungere, è uno strumento nelle mani dei giovani per migliorare la vita e creare sviluppo”.
Ha poi anche evidenziato le carenze della prevenzione in Italia: “si pensi che 25 milioni di cittadini italiani sono in eccesso ponderale, un 31% di obesi attesi entro il 2030 e un piano nazionale di prevenzione primaria che, dal 2005, non ha avuto reali effetti”. Secondo l’Osservatorio “la chiave per un cambiamento reale passa dalla centralità del biologo nutrizionista. In particolare, è stato ribadito il ruolo cruciale dell’educazione alimentare nelle scuole, sin dall’infanzia, affidata a professionisti formati. Non interventi sporadici, ma programmi annuali strutturati con il coinvolgimento di famiglie e bambini.
Non possiamo chiedere alle maestre o ai professori di supplire al ruolo del nutrizionista”. Un altro nodo fondamentale è rappresentato dalla revisione dei capitolati delle mense scolastiche, dove le scelte alimentari sono oggi spesso demandate a figure senza competenze scientifiche: “L’obiettivo è far inserire la figura del nutrizionista nella definizione dei menù, in fase di gara d’appalto e di controllo qualitativo”. Inoltre, è stata portata l’attenzione sulla diffusione dei menù mediterranei certificati nella ristorazione turistica: “grazie alla collaborazione con il CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) – ha spiegato Amendolara – alla Reggia di Caserta è stato dedicato un menù della dieta mediterranea: un progetto che coniuga salute, turismo e promozione del territorio”.
Giovanni Caggiano, presidente dell’ASMEL, nell’intervento successivo ha rimarcato la necessità di coinvolgere in modo diretto i Comuni e le comunità locali, rendendo protagonisti enti, famiglie e cittadini nella costruzione di un modello alimentare sostenibile. Caggiano ha evidenziato il ruolo chiave dei biologi nella certificazione dei prodotti e nella creazione di reti territoriali che promuovano una cultura scientifica diffusa, capace di tradursi in prevenzione, occupazione e sviluppo. A seguire, il prof. Stefano Di Monte, intervenuto in rappresentanza della FNOB, ha ricordato che l’Ordine è un organo dello Stato con il compito di garantire la qualità dell’operato dei biologi, e ha espresso forte sostegno al progetto dell’Osservatorio: “Il nutrizionista non è solo colui che prescrive diete, ma è parte attiva nella valorizzazione culturale, territoriale e sociale del cibo.
La dieta mediterranea è anche un modo di vivere il territorio. Non possiamo ignorare questo potenziale”.
La seconda parte dell’incontro ha dato spazio alle testimonianze di chi ogni giorno opera sul campo. Michelina Petrazzuoli, biologa nutrizionista, ha offerto uno sguardo pragmatico e motivante sulla professione del nutrizionista, invitando i giovani a non scoraggiarsi di fronte alle avversità occupazionali, ma ad investire su loro stessi con creatività e spirito d’iniziativa: “noi italiani siamo abituati a reinventarci. La dieta mediterranea ci insegna uno stile di vita che unisce lentezza, consapevolezza e connessione con ciò che mangiamo. È un patrimonio da tutelare, ma anche da trasformare in competenza attiva”.
Maria Simeoli, anch’essa biologa nutrizionista, ha raccontato la propria esperienza nelle scuole, evidenziando la ricettività dei bambini e il bisogno di estendere i progetti anche alle famiglie. Ha sottolineato che “l’educazione alimentare ha bisogno di dialogo, continuità, e soprattutto figure formate”. Le due biologhe hanno anche denunciato le difficoltà normative che oggi impediscono l’introduzione di prodotti freschi non confezionati nelle scuole: una sfida che richiede un intervento nei regolamenti e nei bandi pubblici.
In conclusione, con la firma della convenzione tra ASMEL e Osservatorio, e la partecipazione attiva di università, professionisti e istituzioni, si è tracciata una strada nuova e concreta per il futuro dei biologi nutrizionisti.
La sfida ora è tradurre questa visione in azione quotidiana, come ha detto Amendolara: “tra il dire e il fare, non c’è di mezzo il mare bensì c’è di mezzo l’incominciare. E questa giornata al Distabif è stata, a tutti gli effetti, un inizio”.
Elisabetta Del Prete
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Ateneapoli – n. 10 – 2025 – Pagina 31