Asia, Africa e Mediterraneo: un Dipartimento di eccellenze e rarità

Unico Corso di Laurea di Archeologia in Italia focalizzato sull’Oriente, 20 lingue asiatiche e africane, ‘Asia, Africa, Mediterraneo’: sono le aree geografiche, linguistiche e culturali sulle quali punta la propria attenzione il Dipartimento così denominato, diretto dall’archeologo orientalista Andrea Manzo, che ha la sua sede nel centro di Napoli, nel Palazzo Corigliano di Piazza San Domenico Maggiore. Tre, dunque, i macro-settori caratterizzanti l’offerta formativa, nel segno di una tradizione che affonda le sue origini nella fondazione dell’allora Collegio dei Cinesi, ad opera del missionario Matteo Ripa nel 1732. Giudicato nel 2018 ‘Dipartimento di eccellenza’, qui per la prima volta 288 anni fa si istituiva in Europa l’insegnamento delle lingue asiatiche. Una continuità culturale coltivata in un arco di tre secoli che ha consentito al Dipartimento di raccogliere una sfida ambiziosa: “studiare le culture dell’Asia e dell’Africa nel loro sviluppo diacronico, dall’antichità al presente, i loro rapporti reciproci e con l’Europa e il Mediterraneo, punto di incontro tra queste realtà”. Motivo per cui “la nostra gemma rara non può che essere il Dipartimento nel suo complesso. Un progetto fortemente identitario che affronta temi di grandissima importanza nel mondo attuale”.
Interdisciplinarietà e digital humanities
Su questo solco si innestano i nuovi obiettivi a venire: “ampliare ulteriormente la già vasta rete di collaborazioni e scambio, anche all’insegna della interdisciplinarietà e delle digital humanities”. E, inoltre, continuare a monitorare l’offerta “adeguando metodologia e contenuti rispetto agli standard più avanzati attraverso un costante rapporto con gli enti pubblici e privati presso cui i nostri laureati possono in prospettiva trovare collocazione lavorativa”. Tutto ciò avviene anche grazie a un reclutamento di qualità, “i cui frutti si sono visti in questi anni, e l’auspicabile allargamento delle nostre competenze”. Processi virtuosi che sono già in atto: “solo nella prima metà del 2020 hanno preso servizio un professore di lingua somala proveniente dalla School of Oriental e African Studies di Londra e tre nuove ricercatrici di storia dell’arte bizantina, di egittologia e civiltà copta e di archeologia classica, queste ultime due con competenze specifiche nell’uso di tecnologie digitali”. E nei prossimi mesi arriveranno “dei ricercatori di filologia turca, lingua cinese, storia della Cina e metodologia della ricerca archeologica, dei professori di religioni e filosofie dell’India e glottologia e linguistica. Aspettiamo poi dei potenziamenti per la lingua coreana e per l’inglese”. Un quadro promettente che sembra smentire le preoccupazioni del momento. “La situazione generale del Paese, le preoccupazioni e il disagio di molte famiglie certamente non favoriscono le iscrizioni. L’auspicio è che, al di là del potenziamento dell’esenzione dal pagamento delle tasse che sembra delinearsi, ci sia la consapevolezza nella cittadinanza e nelle Istituzioni che l’educazione dei ragazzi è l’unico investimento efficace per il loro futuro. Il Paese, piaccia o non piaccia, è uno dei tanti attori in un teatro ormai globale da cui non ci si può chiamare fuori: le nostre competenze forniscono degli strumenti utili a muoversi in questo contesto, sia ai singoli, sia alla comunità e ai vari attori istituzionali, economici e culturali”. La caratteristica degli studenti di questo Dipartimento? “Senz’altro la curiosità e la volontà di mettersi in discussione”.
“Nessun dubbio è banale” 
La vocazione internazionale. Nucleo originario dell’Ateneo, oggi il cinese è solo una tra le venti lingue, antiche o moderne, presenti nell’offerta didattica, articolata quest’ultima in due Corsi di Laurea Triennale: Civiltà Antiche e Archeologie. Oriente e Occidente e Lingue e Culture Orientali dell’Asia e dell’Africa, a cui corrispondono due Corsi di Laurea Magistrale contigui (Archeologia: Oriente e Occidente e Lingue e Culture dell’Asia e dell’Africa). Ulteriori possibilità: per gli studenti che si laureano in berbero, è prevista sul percorso Magistrale la possibilità di conseguire un doppio titolo presso le Università francesi di Aix-Marseille e l’INALCO. “Il successo di questi Corsi risiede nella loro unicità sul panorama nazionale e, affermo senza timore di smentite, internazionale e nella qualità dei docenti”. Un luogo paragonabile a poche altre Università europee ed extra-UE, come l’INALCO di Parigi o la SOAS di Londra, in cui poter comprendere “fenomeni attuali ma dalle radici spesso antiche e acquisire strumenti per muoversi consapevolmente nella complessità del mondo contemporaneo”. Anche in questo periodo di forzata interruzione della mobilità internazionale con studenti incoming e visiting professors, “i rapporti con università dell’Asia e dell’Africa o con altri centri europei e nordamericani di studi orientalistici sono continuati mediante l’organizzazione di convegni, seminari e conferenze in remoto”. 
L’anno accademico 2020-2021. “Al momento sulla riapertura è ancora difficile fare previsioni: tutto dipende dall’evoluzione della situazione sanitaria”. In ogni caso, “le decisioni saranno certamente improntate alla necessità di garantire agli studenti e al personale la piena sicurezza, nel rispetto delle indicazioni del Governo e della Regione”. Essendo L’Orientale, però, un luogo dove l’offerta formativa dei tre Dipartimenti è strettamente intrecciata, “è chiaro che ogni scelta sarà presa a livello di Ateneo. Personalmente, non vedo l’ora, non appena ce ne saranno le condizioni, di riaprire Palazzo Corigliano a studenti, colleghi e personale”. Si tratta comunque di “una grande sfida: i palazzi storici non offrono spazi ampi e dovremo fare i conti con questa realtà”. Riguardo alle matricole, “l’aspirazione è accoglierle in aula, ma saremo comunque pronti a qualunque soluzione le circostanze imporranno”. Una raccomandazione rivolta a loro: “non siate timidi. Scrivete ai Coordinatori dei Corsi di studio, ai docenti incaricati dell’orientamento, se volete anche a me. Siamo una piccola comunità e questa situazione più unica che rara permette un’interazione intensa con i docenti. Bisogna approfittarne e non avere paura a chiedere. Nessuna domanda, nessun dubbio è banale: siamo qui per voi”. 
Le novità: attivati corsi di recupero per le lacune pregresse. “Attiveremo corsi specifici per colmare eventuali lacune in ingresso e mettere così i ragazzi nelle condizioni di affrontare al meglio il loro percorso. Anche la teledidattica, la cui sperimentazione è stata accelerata negli ultimi mesi, potrà essere utilizzata per seguire più efficacemente gli studenti”. L’idea: “ferma restando la centralità della didattica in presenza, potremo in futuro avvalerci delle nuove soluzioni sperimentate in relazione alle esigenze specifiche di studenti lavoratori, con disabilità o comunque impossibilitati a seguire in aula”.
 
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