Le biografie e le traiettorie politiche di sei personalità per riflettere sulla circolazione di idee e sulle connessioni culturali e simboliche tra America Latina e l’Europa nel corso dei secoli XIX e XX. Questo è l’obiettivo di “L’America Latina negli occhi di sei personaggi”, un Laboratorio a firma del prof. Raffaele Nocera, strutturato in sei lezioni seminariali di due ore ciascuna che, a partire dal 1° aprile e fino al 13 maggio, volta per volta, metterà sotto la lente di ingrandimento Simón Bolívar, Giuseppe Garibaldi, Benito Mussolini, Ernesto ‘Che’ Guevara, Salvador Allende e Diego Armando Maradona.
“Il primo obiettivo – dice – è fornire ulteriori strumenti di riflessione agli studenti (in particolare a quelli iscritti a Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe) su alcuni momenti della storia dell’America Latina contemporanea tra ’800 e ’900. E lo faremo attraverso sei personalità – anche se l’elenco potrebbe essere molto più numeroso”.
Ad ogni modo, la biografia politica e personale di queste figure deve combaciare con una chiave interpretativa ben precisa: attraverso quelle si proverà a mettere in luce quei nodi che “consentono di riflettere sulle circolazioni e sulle connessioni che si sono verificate precocemente tra mondo americano e europeo. E questi personaggi si prestano, a vario titolo, a tematizzare questo processo continuo di andata e ritorno tra le due aree anche attraverso processi di rielaborazione, soprattutto nel campo delle idee politiche”.
Grande libertador, una delle personalità più note della storia latino-americana dei primi decenni dell’Ottocento, il primo sarà Simón Bolívar, che “porta a compimento la lotta di emancipazione dal dominio coloniale spagnolo”. Ma non solo: “è anche una personalità ponte tra una stagione che si sta chiudendo – il periodo coloniale, appunto – e una nuova. È profondamente calato nel suo tempo e nel suo spazio storico, certo, però utilizza categorie ideali che sono proprie dell’Europa di allora e che, inoltre, non restano confinate al Vecchio Continente”.
Nel far riferimento non ad uno spazio chiuso ma a uno segnatamente euroamericano, “Bolívar è forse una delle prime personalità che rende bene il senso della circolazione delle connessioni, delle riflessioni tra i due mondi – intrecciati sostanzialmente già dalla fine del ’400”. Spostandosi più in avanti, attraverso una lente simile si può leggere la vicenda di Giuseppe Garibaldi. “Ha una formazione che viene soprattutto dal mondo americano e che lui tende a replicare nel contesto italiano – è portatore di un processo di rielaborazione di idee, di pratiche di lotta – e per questo possiamo definire anche lui un uomo ponte. Ma Garibaldi introduce anche un altro elemento: lui è l’eroe romantico e ribelle tipico dell’immaginario collettivo soprattutto latino-americano”.
Operando poi un salto vertiginoso si passa a Benito Mussolini. A proposito del duce, Nocera chiarisce subito su quale aspetto intende focalizzarsi: “non si tratta tanto del personaggio in sé, ma di tutto il fenomeno del fascismo italiano, che si presta bene per una riflessione sulla circolazione di ideologie. Ciò che mi interessa è il Mussolini espressione di un fascismo transatlantico, definizione appartenente ad un filone di ricerca recente del quale Federico Finchelstein è uno dei principali esponenti”.
Secondo questo filone, “il fascismo arriva nelle Americhe ed è soggetto a un processo di rielaborazione, dando vita ad una sorta di fascismo locale. Prendiamo ad esempio il caso argentino: il fascismo italiano si innesta su un patrimonio ideale e ideologico fatto di nazionalismo e conservatorismo. Il paradosso è che coloro che si ispirano al fascismo italiano, si ritengono poi più fascisti dei fascisti stessi. Questo per dire che il fascismo, inteso come momento di origine, si trasforma poi in populismo e diventa fenomeno globale”.
Altro ribelle romantico e icona di tantissime generazioni, Ernesto ‘Che’ Guevara “ha significato molto per militanti, giovani, studenti, tanto sudamericani che europei, al di là dell’uso pop che poi è stato fatto della sua figura”. L’icona argentina è “espressione di una condivisione di un progetto politico utopico – lo si potrebbe definire anche in altri modi – che ha avvicinato tante generazioni. Facendo riferimento ad un altro filone di ricerca recente, quando si parla di reti politiche eurolatinoamericane, soprattutto nel variegato mondo della sinistra, oltre alla rivoluzione cubana, il ‘Che’ è il punto di partenza”. Profondamente diverso, seppur letto lungo la stessa traiettoria, Salvador Allende “è un rivoluzionario pacifico”.
Anche in questo caso “il nesso tra America Latina e Europa è evidente”. Il politico cileno è stato “un simbolo di rivoluzione che affascina settori sociali e pezzi del mondo politico della sinistra tanto latino-americana che europea”. Fiumi di inchiostro si potrebbero spendere, infine, per Diego Armando Maradona: “Non è stato solo un calciatore, ma molto di più. Un ribelle pure lui. Lo ricordiamo al fianco di Fidel Castro e Chavez; contro l’establishment del calcio. È una figura che nasce precocemente e anche con una certa inconsapevolezza durante i mondiali del 1986. Quel momento ha segnato l’inizio del Maradona alfiere di una battaglia contro il sistema FIFA e soprattutto, con la cosiddetta Mano di Dio (il gol segnato contro l’Inghilterra, ndr), contro l’imperialismo britannico”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n. 6 – 2025 – Pagina 35