Giapponese: varie tipologie di esercizi, stesso livello di difficoltà

Volendo fare un bilancio di questi ultimi mesi, “le lezioni sono andate bene nel complesso, sia quelle dei docenti italiani sia le esercitazioni linguistiche con i lettori. Certo, all’inizio eravamo un po’ spaventati dall’idea che la tecnologia potesse non conformarsi pienamente alla natura dei nostri corsi”. È portavoce di una delle lingue più frequentate nel Dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo il prof. Antonio Manieri, docente di Giapponese II sul triennio e di Lingua e Cultura del Giappone sul Corso di Laurea Magistrale in Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa. “La didattica delle lingue straniere richiede, più di altre discipline, una forte componente interattiva: in aula il docente non si limita a esporre ex cathedra regole grammaticali. Il suo obiettivo è coinvolgere la platea in una riflessione sul testo per una messa in pratica delle conoscenze teoriche acquisite. Portare tutto questo all’interno di una lezione a distanza all’inizio poteva sembrare complicato”. Benché la modalità a distanza non rappresenti la condizione ideale d’insegnamento, “abbiamo invece riscontrato tutti, io e i miei colleghi, buoni risultati: non ci sono state grandi difficoltà nell’interazione con gli studenti, che abbiamo comunque interpellato durante la lezione come se ci trovassimo in una vera aula. Gli strumenti di Teams, inoltre, ci consentivano di condividere con gli utenti collegati slide e fogli Word che in qualche modo sostituivano il momento della lezione in cui il docente scrive i caratteri alla lavagna”. Dal momento che i corsi di lingua di Asia, Africa e Mediterraneo sono annuali, “gli studenti di giapponese avevano per fortuna a disposizione tutti i materiali didattici. Da parte loro non ho notato particolari malumori. Devo dire che, anzi, sono stati subito contenti della sostituzione, avvenuta peraltro abbastanza in fretta: il 10 marzo, il giorno dopo il decreto, eravamo già nell’aula virtuale”. Subito dopo sono partite anche le esercitazioni dei lettori: “non immediatamente, anche perché cercavamo di capire quale fosse il canale più idoneo. Per Giapponese utilizziamo da diversi anni l’eLearning sulla piattaforma Moodle. Abbiamo notato, però, dopo alcune lezioni che ci fosse necessità di un confronto più diretto anche se virtuale, allora abbiamo trasferito anche i CEL su Teams: un passaggio questo molto gradito da parte degli studenti”. Quanto allo scritto, la prova tradizionale della seconda annualità di Giapponese si componeva di tre parti (scrittura dei caratteri; esercizi di grammatica; lettura e comprensione dei testi), “che abbiamo rimodulato in un test online più breve. In pratica, il livello di difficoltà non cambia. Varia, invece, il numero di esercizi: se nello scritto in presenza tale numero era rapportato a un tempo di svolgimento di due o tre ore, ci è sembrato giusto semplificare la prova pensando a una durata più congrua di circa 40 minuti”. Dopo il riconoscimento dei candidati su Teams, a ognuno sarà somministrato il test attraverso Google Forms. “Per questa scelta abbiamo dovuto prendere in considerazione un dato rilevante: al secondo anno di Giapponese abbiamo numeri elevatissimi e ciò si riscontra anche per molte altre lingue del Dipartimento, come cinese o arabo. Abbiamo, perciò, prima di tutto ritenuto opportuno tra i colleghi fare delle simulazioni per evitare un crash delle piattaforme”.
“Almeno tre ore di kanji al giorno”
La messa a punto del test, che prevede esercizi di vario genere e domande a risposta aperta, “non è stata immediata. Facciamo lo scritto non solo perché lo richiede il regolamento, sembrerà ridondante, bensì perché serve ad accertare delle competenze scritte, quindi bisogna strutturarlo in una forma utile a tale scopo”. Al contrario, “abbiamo preferito non inglobare lo scritto nell’orale, perché ciò avrebbe significato esaminare lo studente per un’ora o più. Non possiamo, è vero, con questa sola prova accertare tutto, ma dedicheremo l’esame orale agli aspetti che non siamo riusciti a verificare dopo la prima prova”. Per esempio, “la scrittura dei kanji: è possibile, ovviamente, scrivere in giapponese al computer, ma è più semplice testare questa capacità durante l’orale”. La valutazione non avverrà sul momento, “perché non tutti gli esercizi prevedono la correzione automatica. Alcuni dovremmo correggerli manualmente”. Per la preparazione il suggerimento del docente è: “studiare come se si trattasse di un esame tradizionale, anzi, a prescindere dalla modalità d’esame, studiare per conoscere. Giapponese II è, inoltre, un esame fondamentale perché si approfondisce la grammatica che sarà necessaria per le lezioni del terzo anno. Studiare bene per la seconda annualità significa fare un salto dal livello intermedio a quello avanzato”. Per farla breve: “almeno tre ore di kanji al giorno”. L’esame, in ultimo, non riguarda soltanto lo studente poiché “noi docenti stiamo affrontando questo momento con grande senso di responsabilità. Se sono preoccupato? Lo sono per gli studenti che non hanno seguito le lezioni online, perciò ho chiesto loro di accedere all’aula virtuale per le prossime e ultime due lezioni in cui continueremo a fare simulazioni. Anche perché ho notato dei netti miglioramenti tra una simulazione e l’altra”. Questo è uno dei casi in cui occorre prepararsi bene ma anche sviluppare una certa familiarità con lo strumento. “Una collega del gruppo di giapponese ha, infatti, preparato anche un video tutorial sull’uso di Forms, che abbiamo già caricato nelle nostre aule virtuali di Teams: un altro modo per rassicurare gli studenti sullo spauracchio della nuova modalità”. Per il corso di Giapponese incluso nella Magistrale di Relazioni e Istituzioni dell’Asia e dell’Africa, afferente al Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, “il voto dello scritto risulterà invece da un lavoro di traduzione che abbiamo avuto modo di condurre passo dopo passo durante le lezioni”. Si tratta di un Corso di matrice politologica, a metà tra le scienze sociali ed economiche, dunque “l’obiettivo richiesto agli studenti è quello di saper leggere e tradurre testi specialistici dal giapponese. Per stare sul pezzo, abbiamo lavorato proprio sul tema dell’impatto dell’emergenza Covid sull’economia. La modalità a distanza ha, tra l’altro, facilitato il lavoro: in aula non avrebbero avuto modo di esercitarsi così tanto nelle ricerche al computer, quindi sono felice perché ritengo che abbiano colto quest’opportunità per imparare a consultare meglio siti, dizionari elettronici o video online”.
 
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