Storie di quotidianità dalla comunità LGBTQIA+ in Africa

“Uno dei miei desideri da quando ho iniziato il dottorato è parlare della comunità LGBTQIA+ in Africa in maniera positiva, raccontando storie di quotidianità, di persone che vivono la propria omosessualità come tutti gli altri e che non ci sono solo minacce e persecuzioni”. Questa l’intenzione di Vincenzo Straface, dottorando di ricerca in Asia, Africa e Mediterraneo che ha organizzato un workshop sui Queer studies del continente africano che si terrà tra il 7 marzo e il 16 aprile per un totale di 12 ore spalmate su sei incontri. Attraverso cenni storici, la proiezione di film, documentari e diverse discussioni di carattere letterario, e grazie anche alla presenza seppure a distanza di ospiti di rilievo, il ciclo di seminari vuole offrire “piccole pillole per mostrare a studentesse, studenti e all’università tutta che il queer in Africa si può studiare”.
La consapevolezza del vuoto da colmare su questi studi è nata nel giovane studioso all’indomani della Laurea Magistrale: “Ho notato questo gap mentre lavoravo alla mia tesi e quando ho iniziato a girare per l’Europa – in particolare a Gent, in Erasmus, dove ho seguito i primi corsi sui gender studies nel continente africano – per l’Africa stessa al fine di formarmi, e ho capito che in effetti c’era qualcosa da riempire nelle università italiane: non solo sui Queer studies in quanto tali, ma anche su quelli applicati all’Africa”.
Farlo significherebbe sciogliere a poco a poco alcuni misunderstanding sull’argomento, due in particolare secondo Straface. “Ogniqualvolta si parla di migrazioni si dà per scontato che tutte le persone coinvolte siano eterosessuali – è un grande stereotipo; in seconda battuta, un altro errore è legare la comunità Queer in Africa ad aspetti negativi, penso soprattutto ad HIV e AIDS”. Quanto al programma degli incontri, tutto partirà dalla ricerca storica: lettura di articoli e saggi su come l’omosessualità era vissuta durante l’epoca pre-coloniale e cosa è cambiato in quella coloniale prima e post-coloniale poi, giungendo fino ai giorni nostri.
Successivamente sarà dato ampio spazio alle rappresentazioni cinematografiche: “anche in questo caso ho voluto percorrere una strada diversa”. Se di solito si pensa al film Rafiki (2018, Kenya), che racconta la storia d’amore tra due ragazze, il dottorando proietterà ‘Veil of Silence’, pellicola nigeriana, “avremo ospite una delle autrici, Noni Salma, e vedremo anche il documentario ‘I Am Samuel’, pluripremiato e molto realistico”.
Il motivo dell’accantonamento di una certa tradizione, Straface lo spiega così: “certamente bisogna descrivere la paura dello stigma che viene ancora vissuta in alcuni villaggi africani, ma allo stesso tempo, come mostra questo documentario, ci sono coppie di ragazzi che vivono liberamente la propria storia d’amore. E si percepisce come il concetto stesso di libertà sia inteso altrove in maniera molto differente rispetto a noi”. Sul fronte letterario non cambierà l’approccio: i grandi classici nigeriani e dell’Africa occidentale sul topic non saranno presi in considerazione; “condividerò alcuni dei miei libri preferiti, cioè testi che credo possano dare quel tocco di romanzo che appassiona quando si tratta di storie d’amore, senza cadere nel banale”.
In questo senso offrirà il suo supporto Kevin Mwachiro, “uno dei più grandi scrittori che abbia oggi il Kenya, nonché attivista e persona sempre pronta a dare il proprio contributo in queste iniziative”. Durante l’ultimo appuntamento si omaggeranno grandi personalità della storia dell’Africa Queer con l’aiuto di Edna Dorine, “dottoranda kenyota che vive a Berlino e si occupa di biografie di personaggi dell’Africa subsahariana con una comparazione tra Nigeria, Sudafrica e Kenya”. Nel tirare le somme, Straface si dice molto contento dell’opportunità ricevuta di organizzare questo workshop, “non appena l’ho proposto alla prof.ssa Flavia Aiello ha detto subito di sì” e che gli incontri non saranno affatto lezioni frontali: “Non è così che mi piace interagire: deve essere la visione critica di studentesse e studenti la vera protagonista”
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Ateneapoli – n. 4 – 2025 – Pagina 38

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