Un Laboratorio sui cambiamenti climatici e la mobilità umana

Ottobre, mese di inizi e di riprese. A L’Orientale, oltre alle lezioni ordinarie, c’è subito spazio anche per i laboratori. E si parte con il botto: a fine ottobre, via a Cambiamento climatico e mobilità umana al tempo dell’Antropocene/Capitalocene, evento composto da 6 appuntamenti di due ore ciascuno rivolto principalmente agli studenti del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali (saranno riconosciuti 2 crediti formativi). Giunto alla sua seconda edizione – lo scorso anno si intitolava “Our common future: lotta al cambiamento climatico e giustizia ambientale nell’epoca dell’Antropocene”, e raggiunse una quota di circa 40 partecipanti – stavolta sotto un’intestazione diversa, perché il laboratorio è strettamente legato all’omonimo progetto di ricerca di un ampio team guidato dai professori Adele Del Guercio e Fabio Amato che, a dicembre, dirigeranno la prima conferenza accompagnati da ospiti internazionali. Ancora da definire le modalità di erogazione del laboratorio: se in sede o a distanza, verrà chiarito più avanti. Certa, invece, la presenza di esperti esterni. Giornalisti, associazioni impegnate sull’ambientalismo, avvocati specializzati in contenziosi ambientali. “Il punto di partenza sarà l’approfondimento del cambiamento climatico – spiega la prof.ssa Del Guercio – cioè come la salinizzazione delle acque dolci, l’innalzamento dei mari o l’erosione del suolo, tanto per fare degli esempi, impattano sulle popolazioni, sui vari Paesi. Cosa succede e come vengono affrontate queste situazioni a livello nazionale, europeo e internazionale. Ci soffermeremo sugli strumenti che le Nazioni Unite hanno approntato, sulla loro adeguatezza o meno. Naturalmente le diverse conseguenze di fenomeni ambientali simili si declinano anche in base ai singoli contesti sociali, economici e politici”. E, infatti, Del Guercio ci tiene subito a sgomberare il campo da un automatismo troppo abusato nel panorama mainstream legato a temi ambientali e all’impatto sulla mobilità: “il cambiamento climatico e le migrazioni non vanno di pari passo. Se così fosse, Venezia sarebbe già spopolata da tempo. Il nostro compito sarà quindi cercare le cause strutturali, come si legano tra loro e perché in date situazioni ci si sposta”. Insomma, un laboratorio che rappresenta a pieno l’anima de L’Orientale: sguardo rivolto ben oltre i propri ristretti confini, messa in discussione del modello occidentale come verità assoluta e l’interrogarsi sul rispetto, a livello internazionale, dei diritti umani, compresi quelli delle donne. “Sono state intentate cause contro Stati e imprese da parte di associazioni e privati che lamentano violazioni del diritto alla vita, all’integrità psicofisica in relazione al poter vivere in un ambiente salubre. Ci sono state già condanne in tal senso. Perciò sarà importante chiedersi se effettivamente esista il diritto a vivere in un ambiente sano. Delle alternative al nostro modello esistono e sono già sotto lo sguardo delle Nazioni Unite. Popolazioni indigene che utilizzano le risorse in maniera sostenibile e riescono a preservare l’ambiente”.

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