“Abbiamo voluto accendere un riflettore sulle biblioteche e su ciò che custodiscono: un patrimonio librario di competenze e saperi che, incrociandosi, ne producono altri”. Il sunto efficace è della prof.ssa Roberta Denaro, Presidente del Sistema Bibliotecario di Ateneo, ovvero il Siba, che, con il contributo della Direttrice Stefania Castanò e del Comitato Direttivo, il 31 ottobre e il 4 novembre scorsi, ha dato vita ad un evento patrocinato dall’Associazione Italiana Biblioteche intitolato “I fondi speciali delle biblioteche dell’Orientale: storie di libri, di studi e di vite”. Un qualcosa di diverso da workshop e seminari: “l’idea era creare uno spazio di incontro che accogliesse docenti e studenti, che si aprisse per far vedere da vicino questo mondo”.
Estesa la partecipazione, tanto degli iscritti dell’Ateneo che dei professori, anche della Federico II – “c’è stata grande collaborazione”. Al centro della due giorni, nel pieno rispetto delle anime (e delle relative sedi) culturali-scientifiche de L’Orientale, i Fondi di Amalia Signorelli in rappresentanza delle competenze di Giusso, Alberto Varvaro per Porta Coeli e Lanfranco Ricci, africanista, per Corigliano. Una celebrazione condotta assieme a familiari, colleghi e allievi, insieme a bibliotecari e studenti, che si sono incontrati “per raccontare le esperienze, umane e professionali, legate ai donatori e ai loro fondi e per mettere in luce il lavoro di tutela e valorizzazione di questo importante patrimonio librario”.
Denaro conferma tutta la complessità del lavoro invisibile dietro un fondo: “le acquisizioni sono sempre vicende complesse e siamo contenti di averle valorizzate e catalogate al meglio, anche attraverso la costruzione di spazi adeguati. Parliamo di un percorso virtuoso iniziato con il rettorato di Elda Morlicchio e con la presidenza Siba del prof. Mango: in questi ultimi quattro anni abbiamo tirato le fila (a dicembre scade il mandato di Denaro, ndr)”. Tra i momenti più significativi della due giorni di sicuro ‘Una memoria viva’, una sezione che ha visto ospiti i parenti dei donatori che tramite le proprie testimonianze – e attraverso i libri stessi – “hanno ricostruito passi delle biografie. Sono stati tutti molto interessanti, ma il ricordo offerto da Dina D’Ayala, venuta da Londra, dove insegna Ingegneria, della madre (Signorelli, ndr) mi ha toccato molto”.
Non solo amarcord: l’occasione è stata utile anche per vivificare il luogo biblioteca come uno spazio dove i libri, oltre a poter essere presi in prestito o restituiti, possono anche essere ‘lavorati’. Da dottorandi e laureandi, per esempio: “In tanti hanno lavorato ai Fondi, catalogandoli e studiandoli. D’altronde la funzione del Siba è anche quella di fare formazione usando il patrimonio a disposizione. Quest’anno, infatti, partirà la seconda edizione di un Laboratorio curato da me e dalla prof.ssa Francesca Bellino sull’introduzione ai manoscritti”.
A valle della manifestazione Denaro si ritiene più che soddisfatta del successo ottenuto: “ogni qualvolta la biblioteca si fa spazio fisico dove mettere mano ai manoscritti, alla legatura per vedere come lavora un restauratore o semplicemente per ascoltare qualcuno che racconti questi luoghi, i ragazzi rispondono sempre presente”. Il Siba è vivo, anche se il futuro presenta qualche nuvola scura: “le biblioteche, come tutte le università, soffrono un momento di chiara difficoltà; siamo in sottorganico e si fa fatica”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n.18 – 2024 – Pagina 29