L’Università Parthenope si tinge di lilla, il colore simbolo della Giornata nazionale dedicata ai disturbi alimentari. Ha avuto lo scopo di stimolare l’attenzione su un tema preoccupante nell’ambito della sanità pubblica il seminario ‘Il Giusto Peso’ promosso dal Dipartimento di Scienze Mediche, Motorie e del Benessere e dall’associazione ‘Studenti Per Uniparthenope’. “I Disturbi del Comportamento Alimentare, noti con l’acronimo di DCA, sono condizioni psicologiche caratterizzate da abitudini alimentari disfunzionali spesso legate a preoccupazioni eccessive che riguardano il peso o l’immagine corporea”, ha introdotto l’evento del 14 marzo (si è svolto l’Aula Magna Matilde Serao della sede centrale in via Acton) la moderatrice e Presidente dell’Associazione, dott.ssa Angela di Puorto. Le cause sono “complesse, multifattoriali, e possono scaturire da fattori biologici, psicologici e sociali, dunque disposizioni genetiche, eventi traumatici e bassa autostima. Per questo motivo è essenziale l’ascolto di testimonianze dirette”.
Il noto giornalista campano Peppe Iannicelli ha aperto dunque la giornata con il racconto della sua storia: “una storia di obesità grave a cui sono scampato grazie ad un percorso di drastica riduzione del peso, intrapreso ormai più di un anno e mezzo fa, che mi ha permesso di perdere 90 chili senza necessità di un intervento bariatrico”. Il cibo, ha dichiarato Iannicelli, “è sempre stato per me un palliativo, una sorta di gratificazione che utilizzavo per fronteggiare gli eventi, finendo per assumere l’aspetto di una vera e propria droga rispetto alle defaillances della vita”.
È solo con l’aiuto di un’equipe medica differenziata, formata da “nutrizionista, psicologo, cardiologo, professionista della riabilitazione, che sono potuto uscire finalmente da questo meccanismo malato e riprendere pieno possesso delle mie capacità nella prova più complicata che si possa presentare nella vita di un essere umano: l’interfacciamento con la morte”.
“Diffidare dai miracoli”
Educazione alimentare, attività fisica e coscienziosità si pongono alla base di una scoperta: “meglio si mangia, più lo stile di vita è sano, meglio si vive”. Nelle formule usate per questo cammino, Iannicelli si è focalizzato su alcuni punti chiave: “diffidare dai miracoli, evitare le diete fai da te e affidarsi soltanto al consulto di veri professionisti. L’obesità non è una condanna, non è una croce della quale non ci si sbarazzerà per il resto della vita. Se ci si mette determinazione, se ci si affida a bravi medici e si costruisce una rete di solidarietà, di affetti, se ne esce e si torna a rinascere”.
Il seminario si è giovato poi del contributo di numerosi relatori del Dipartimento con una discussione orientata su prospettive differenti, così da enfatizzare il taglio interdisciplinare e sistemico dell’incontro per un fenomeno che “necessita di più chiavi di lettura e di ricchezza di pensiero”. La prof.ssa Antonia Cunti, ordinaria di Pedagogia Generale e Sociale e responsabile del Servizio di Supporto Psicologico di Ateneo, ha trattato dell’alteramento della dimensione corporea relativa ai disturbi del comportamento alimentare in correlazione allo Sportello di ascolto. Tra i disordini analizzati, quello della vigoressia: “tendenza che porta l’uomo a non ritenersi mai abbastanza muscoloso e che è legata in particolar modo con le scienze motorie e lo sport”.
Gli aspetti medici nell’ambito di disturbi come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating sono stati analizzati dalla prof.ssa Giuliana Valerio, docente di Pediatria. Le complicanze, ad esempio alterazioni della crescita staturale, dello sviluppo del sistema nervoso e della densità ossea, sono rinvenute in soggetti adolescenti, in assoluto “i più colpiti da questi disordini, con una stima di oltre l’80% di casi in una fascia di età compresa tra i 13 e i 20 anni”.
L’igienista, prof.ssa Patrizia Calella, si è soffermata sulla necessità di prevenzione epidemiologica da attuare con la “promozione di informazioni che spostino l’attenzione dall’aspetto fisico e dal peso corporeo come elementi centrali dell’autostima, incoraggiando invece un’analisi critica delle influenze socioculturali dannose”. Tra i disturbi del comportamento alimentare presi in esame, focus su quello dell’ortoressia: “condizione che affligge chi, nell’intento di ottenere un regime che sia il più salutare possibile, finisce per ottenere l’effetto contrario a causa di un atteggiamento di tipo ossessivo”.
Attenzione anche sullo stigma sociale nei confronti di pazienti affetti da obesità, “condizione medica a cui possono essere affiliati uno o più disturbi del comportamento alimentare”, grazie all’intervento della dott.ssa Imma Nettore, specialista in Scienze dell’Alimentazione. Si sono soffermati sul rilievo e l’impatto che un’efficace comunicazione e la cura dei legami relazionali hanno nel “creare reti di supporto per il prossimo” i dottori Federica Colombo, psicologa, e Ferdinando Ivano Ambra, psicoterapeuta e ricercatore in Pedagogia. Un coacervo di competenze e conoscenze che, come ha sottolineato la prof.ssa Maria Luisa Iavarone, docente di Pedagogia Sperimentale, Coordinatrice del Corso di Laurea Magistrale in Progettazione dei servizi Educativi, Formativi, “Media education” e Tecnologie per l’inclusione nei contesti formali e non formali, “ha un valore tanto più aggiunto per una platea studentesca di futuri professionisti destinati ad operare nella direzione dell’attività motoria, del fitness e del miglioramento della qualità della vita”.
Giovanna Forino
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Ateneapoli – n.05 – 2024 – Pagina 31