Imma Polese e Matteo Giordano raccontano agli studenti ‘Il Castello delle Cerimonie’

Imma Polese e Matteo Giordano raccontano agli studenti ‘Il Castello delle Cerimonie’

I gestori della Sonrisa ospiti del corso di Organizzazione delle imprese turistiche e degli eventi

Tradizione familiare, legame con il territorio, buon cibo, spettacolo. È guizzando dall’una all’altra di queste parole chiave, e interpretandole a proprio modo, che venerdì 26 maggio Imma Polese e Matteo Giordano sono intervenuti a Palazzo Pacanowski per condividere parte della propria storia personale con gli studenti del corso di Organizzazione delle imprese turistiche e degli eventi della prof.ssa Maria Ferrara. Sono due volti noti al grande pubblico, i gestori della Sonrisa, il cui nome rimanda immancabilmente al ‘matrimonio napoletano’ del programma tv ‘Il Castello delle Cerimonie’. All’arrivo nell’aula T.2, gremita di curiosi, si dicono “emozionati perché non abituati ad un pubblico così bello”, ma recuperano terreno mettendosi a disposizione per i selfie con gli studenti.

A spiegare il motivo della loro presenza è la prof.ssa Maria Rosaria Carillo, Coordinatrice del Corso di Laurea in Management delle Imprese Turistiche, ricordando come “a Napoli, il business dell’organizzazione degli eventi, e in particolare dei matrimoni, sia estremamente vivace e capace di incrementare il fatturato delle aziende che vi gravitano intorno. La cerimonia napoletana è festa, gioia, cibo, musica ed è stata interpretata dai Polese in una chiave moderna, che è la cifra distintiva sulla quale hanno costruito un’impresa”.

Un’esperienza “non replicabile altrove”

La Sonrisa, comincia Donna Imma, si trova a Sant’Antonio Abate, “lì dove il mio papà è nato e cresciuto. Tutti gli sconsigliavano di creare una struttura alberghiera in un posto sconosciuto, o gli suggerivano di spostarsi a Napoli, a Positano o sulla Costiera Amalfitana, ma lui è stato testardo, ha combattuto e ha realizzato il suo desiderio. Oggi, in questa impresa che il 5 giugno ha compiuto 35 anni, c’è dal primo all’ultimo membro della famiglia, e siamo forti perché poggiamo su basi solidissime”. L’incontro entra nel vivo ed è la prof.ssa Ferrara a tenere le fila del discorso. Evidenziando le problematiche e gli strumenti tipici del settore dell’organizzazione degli eventi, la docente suggerisce una serie di spunti di riflessione che i due ospiti colgono, rapportandoli alla loro realtà imprenditoriale.

Innanzitutto, la gestione di più eventi in contemporanea e la soddisfazione di ogni cliente: “È possibile grazie alla nostra squadra, una macchina che lavora alla perfezione, dal personale di sala agli chef. Perché l’azienda funzioni, uno dei fattori più importanti è creare sintonia tra i collaboratori, in modo che abbiano sempre il sorriso sulle labbra”. Quindi, la gestione del dipendente: “Noi stessi siamo fisicamente in prima linea accanto a loro, a rispondere al telefono o a preparare il caffè per i clienti. Ci considerano un punto di riferimento. Don Antonio diceva che è l’elemento umano, non i soldi, a determinare il successo di un’attività”.

L’impatto dell’esposizione mediatica sulla notorietà del ‘Castello’: “La Sonrisa era palcoscenico di eventi già prima della trasmissione di Real Time. Per anni, ad esempio, ha ospitato il festival musicale Napoli prima e o i set di alcuni film. Abbiamo prodotto spettacolo mettendo a nudo la nostra anima e raccontando una realtà che può non piacere o essere criticata. Però tanti giovani ci seguono e siamo stati un trampolino di lancio fuori regione per molti cantanti neomelodici. La televisione, comunque, resta finalizzata alla valorizzazione dell’attività alberghiera. È una scelta strategica”.

Risorse finanziarie, idea imprenditoriale valida, radicata conoscenza del territorio e dei suoi abitanti, i pilastri per affermarsi: “È solo il principio. In questo settore ci si diverte e si guadagna anche bene, ma senza il sacrificio non si arriva da nessuna parte. Sul posto di lavoro ci viviamo e lavoriamo anche il 15 agosto, mentre gli altri sono al mare, o il giorno di Natale, invece di pranzare con la famiglia”.
Inizia il question time, moderato dallo stesso Matteo Giordano che, microfono alla mano, gira tra i banchi per sollecitare le domande degli studenti.

“Cento anni di felicità”

Cosa vi ha spinto a proseguire con l’attività dopo la morte di Don Antonio? E come avverrà il passaggio ai vostri eredi? “L’amore per il Castello e gli sforzi della famiglia. Se la Sonrisa chiudesse, cadrebbe un punto di appoggio per tanti sposi e altre persone che vogliono trasformare in un sogno le loro occasioni speciali. Al prossimo passaggio generazionale non vogliamo ancora pensarci (ridono, n.d.r.) ma in parte sta già avvenendo. Nostro figlio Antonio, ad esempio, sa il fatto suo e ha la spregiudicatezza ereditata dal nonno”.

Come vi comportate quando si presenta un ospite la cui fortuna ha origini non proprio chiare?Don Antonio diceva che non bisogna lasciarsi trascinare dalle persone sul loro terreno. Chi viene da noi gioca con le nostre regole. Alla Sonrisa si fa festa e ci si diverte. Nient’altro”.
Quali sono le soft skills che cercate in un collaboratore? “La competenza, la voglia di imparare e di restare aggiornati sulle novità. I nostri ragazzi spesso seguono dei corsi e hanno una formazione e una competenza tali da essere assunti senza problemi anche altrove, per dirne una sulle navi da crociera. Uno zoccolo duro, poi, appartiene agli istituti con cui collaboriamo per stage o altri periodi di formazione”.

Tendete a fidelizzare anche i fornitori?Non è una buona mossa, perché bisogna guardare alla qualità del prodotto e non al prezzo o a chi lo vende”.
Avete mai pensato di aprire sedi in altre città?Non funzionerebbe. Non ci occupiamo di ristorazione, ma di organizzazione eventi e qui conta l’elemento soggettivo, che siamo noi, e non è replicabile altrove”.
Come avete affrontato il Covid? “È stata dura, ma abbiamo cercato di aiutare tutti i nostri collaboratori che non potevano farcela da soli. Con le riaperture, poi, c’è stato un boom, ma ora c’è di nuovo un momento difficile a causa dei rincari”.

Qual è stata e a quanto ammonta la spesa più pazza di un cliente?
“È difficile fare una stima. Ci scelgono persone diverse, con esigenze diverse. Ma ricordiamo, ad esempio, un ospite che l’anno scorso volle emulare un evento di Chiara Ferragni e occupò le sette sale, arrivando addirittura a chiedere l’installazione di alcune giostre”.
La conclusione della chiacchierata spetta a Donna Imma, che si congeda con il suo famoso augurio di “cento anni di felicità, sempre vissuti in buona salute e come il vostro cuore desidera”.
Carol Simeoli

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