“Pace, democrazia, diritti, libertà non sono entità inevitabili ma beni consumabili e la realtà ci dimostra, a volte drammaticamente, che quei beni non sono dati per sempre. Conquistarli spesso è costato sangue; preservarli esige una fatica quotidiana”. Solenne, sentita, condivisa. Si potrebbero usare questi tre aggettivi per definire l’impatto che ha avuto sulla platea la lectio magistralis sui ‘Doveri costituzionali’ tenuta lo scorso 14 marzo dal dott. Giovanni Melillo, Procuratore Nazionale Antimafia e antiterrorismo, nell’Aula Magna della Scuola Superiore Meridionale.
Accolto dal Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, il magistrato è stato introdotto e accompagnato prima e dopo la lezione dalle parole dei professori Arturo De Vivo, Responsabile della Scuola, Giuseppe Recinto, Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Antonio Giordano, Professore di Anatomia Patologica presso l’Università di Siena – entrambi componenti del Comitato Ordinatore. Presenti in sala, in rappresentanza dell’ente, anche il prof. Giovanni Francesco Nicoletti, Rettore della Vanvitelli, il prof. Pierdomenico Perata, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (anche loro parte del Comitato), i coordinatori dei Dottorati, tra i quali i professori Nicola Fusco, Salvatore Capozziello, Margherita Interlandi, nonché dottorandi, dirigenti e personale tecnico-amministrativo.
Hanno preso parte all’evento, per la Federico II, il Rettore prof. Matteo Lorito, i Direttori dei Dipartimenti di Giurisprudenza prof.ssa Carla Masi e di Studi Umanistici prof. Andrea Mazzucchi, il Presidente della Scuola delle Scienze umane e sociali prof. Stefano Consiglio.
Nel suo discorso, alto e denso di riferimenti, Melillo è partito dall’articolo 54 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno il dovere di fedeltà alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. Questa formula affonda la radici nel Protagora di Platone, che ci rivela come la concordia e la coesione di una comunità non dipendano soltanto dalla bontà delle leggi e nemmeno possano essere imposte dalle leggi, ma riposano sui comportamenti degli uomini e quindi sull’etica; le regole possono soccorrere ma non possono sostituire i principi morali e le scelte etiche. Non solo. Le leggi possono produrre disordine e caos, questo avviene quando il ricorso esasperato a quelle relega in un angolo i principi morali e la responsabilità che consegue alla violazione. Nel profluvio delle regole formali si disperde il sentimento di rispetto e pudore”.
Nel ribadire le radici etiche e filosofiche della Costituzione – “deve molto al Protagora” – l’ex Procuratore di Napoli afferma che “il dovere di osservarla richiama proprio alla dimensione individuale della fedeltà alla Repubblica, da intendersi come fedeltà ai suoi valori”.
Poi il monito, ritornando alla vita concreta del Paese: “esiste una letteratura vastissima sui diritti e pochissimi studi sul mondo dei doveri. Se i doveri fossero stati posti maggiormente al centro del dibattito pubblico, forse, la partecipazione democratica si nutrirebbe meno di egoismi contingenti e maggiormente di sentimenti di rispetto per la comunità nazionale, per le risorse naturali, per le generazione future”.
Citando prima il Covid, poi i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, Melillo ha ricordato che “le guerre hanno reso visibile la fragilità della condizione di pace e riportato in primo piano i doveri di fedeltà alla Repubblica collegati ai doveri della patria”.
Giungendo alla conclusione della lezione magistrale, il Procuratore ha tracciato la rotta: “la valorizzazione dei diritti è un compito irrinunciabile delle democrazie e l’indipendenza della Magistratura è funzione essenziale della protezione effettiva dei diritti. Ma le democrazie appassiscono se si spegne o si attenua la coscienza dei doveri di ciascuno. Il tema dei doveri deve rientrare nelle politiche educative di un Paese che vuole conservarsi fedele alla Costituzione e alle sue leggi”.
Successivamente il testimone è passato a Recinto, che ha commentato brevemente le parole di Melillo: “è un concetto tanto vero quanto duro che libertà e diritti sono beni consumabili. Credo che consolidare i doveri significhi consolidare i diritti, e l’attuazione dei primi sia l’attuazione dei secondi, un aspetto che si traduce in un fine fondamentale: la tenuta della vita democratica. Tutto quello che ha detto l’illustre relatore ci riporta a una dimensione valoriale essenziale in un momento in cui molti principi e valori che pensavamo consolidati sembrano in discussione. È così che il prisma del dovere diventa elemento di tenuta”. Per corroborare quanto detto dal Procuratore, De Vivo ha citato invece Cicerone. “Letto superficialmente, a distanza, potrebbe sembrare che per lui sia stato facile parlare di doveri, ricoprendo un ruolo di potere. In realtà si trattava di un uomo che a stento era cittadino romano: a lui, il rispetto dei doveri garantiva la possibilità di percorrere un cursus honorum e arrivare ai vertici dello Stato. Oggi si parla molto di diritti, ma aver spostato di nuovo l’attenzione sui doveri mi è sembrato un richiamo estremamente opportuno”.
Si è espresso dopo la lectio e a margine dell’evento anche Giordano: “La ricerca e la scienza sono accanto alle fasce più deboli, spesso quelle che vengono maggiormente assoggettate dalle mafie. Fare informazione scientifica significa far comprendere alla cittadinanza il valore del bene comune; incontri del genere vanno in questa direzione. Sono davvero entusiasta della presenza del Procuratore”.
Claudio Tranchino
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Ateneapoli – n. 5 – 2025 – Pagina 17