I Bitcoin non sono “una lavanderia della malavita”

È targato Suor Orsola Benincasa lo studio che smonta la relazione tra bitcoin e riciclaggio, più volte sostenuta da alcuni settori del mondo dell’economia e della finanza. Gaspare Jucan Sicignano, ricercatore di Diritto Penale dell’Ateneo, ha infatti pubblicato in un volume il frutto del suo lavoro di ricerca sulla criptovaluta, il quale ha avuto subito vasta eco nel mondo dei sostenitori e detrattori della moneta attribuita a Satoshi Nakamoto.
“Ho iniziato ad occuparmi di bitcoin per la mia tesi di dottorato, con la prof.ssa Mariavaleria Del Tufo, ordinario di Diritto Penale, nel 2017. Mi fu proposto di approfondire questo argomento che ho continuato a studiare anche dopo il dottorato ritenendolo non solo di grande interesse ma sempre più attuale. Il rapporto tra bitcoin e riciclaggio è uno degli aspetti più controversi”, spiega Sicignano. Il ricercatore è uno dei primi in Italia ad affrontare questo argomento con uno sguardo particolare al tema relativo al modo in cui è possibile elevare sanzioni nel caso in cui una transazione veda l’acquisto di token mediante utilizzo di denaro di illecita provenienza. Da qui si arrivano a confutare le tesi che vedono i bitcoin come una “lavanderia della malavita”. “Tanti sono i detrattori di questa moneta – commenta il dott. Sicignano – perché temono che possa essere usata per riciclare denaro sporco, ma io dimostro che è proprio il contrario perché con i bitcoin tutti i traffici di denaro sono rintracciabili. Attraverso i blockchain, ovvero gli elenchi pubblici di tutte le transazioni avvenute con bitcoin, si può facilmente risalire ad un determinato soggetto o trasferimento. Inoltre, con le ultime leggi anti-riciclaggio…
 
L'articolo continua sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola dal 23 ottobre (n. 15-16/2019)
o in versione digitale all'indirizzo: https://www.ateneapoli.it/archivio-giornale/ateneapoli
 
- Advertisement -




Articoli Correlati