Giornalista, scrittore, docente al Suor Orsola Benincasa dove insegnò Cultura e Letteratura degli Italiani d’America, Ateneo cui la famiglia ha donato l’archivio personale, Francesco Durante, scomparso nel 2019, è stato un narratore magistrale, capace di far rivivere le vicende biografiche di migliaia di italiani emigrati negli Stati Uniti. “Durante ha raccontato non solo le luci, ma anche le ombre di queste storie”, afferma la prof.ssa Annalisa Di Nuzzo, docente di Geografia delle lingue e delle migrazioni, evidenziando come l’opera del giornalista esplori il dolore dell’esilio, la lotta per l’integrazione e i successi che hanno definito l’identità plurima degli italo-americani.
Negli innumerevoli faldoni e documenti raccolti nell’Archivio Durante, emergono racconti di vite vissute tra due mondi; annotazioni su campagne elettorali, appunti di lezioni bilingue e frammenti di scritti dialettali offrono una prospettiva unica sulla vita quotidiana degli emigranti. Questo materiale non è solo una ricostruzione storica, ma un vivido affresco umano che parla di identità, speranze e lotte.
“Un patrimonio inestimabile”, sottolinea la docente che ha coinvolto gli studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche a farne oggetto di tesi sperimentale. I laureandi partecipano attivamente alla catalogazione e al riordino del materiale, sotto la guida della prof.ssa Di Nuzzo, e scoprono il fascino di un lavoro che trascende la polvere degli archivi. “Le carte parlano – sottolinea la docente, riportando l’entusiasmo degli studenti davanti a un’eredità tanto ricca – Questo materiale non è solo fondamentale per ricostruire il nostro passato, ma lo è ancora di più per comprendere i flussi migratori attuali e futuri”, spiega la prof.ssa Di Nuzzo.
Tra le pagine di Durante si cela una chiave preziosa per aprire le porte di uno scenario transculturale, dove la diversità è vista come una ricchezza, un motore di crescita e di inclusione. L’Archivio Durante, dunque, non è solo un tributo a un intellettuale straordinario, ma un invito a immaginare un mondo più inclusivo. Un patrimonio che illumina il passato, ispira il presente e costruisce ponti per il futuro. “Le radici non sono mai immobili”, ricorda la docente. E grazie a questo straordinario lavoro di memoria, la storia continua a vivere e a parlare a chiunque voglia ascoltarla e scoprirla.
Studenti all’opera
“All’inizio non sapevo esattamente di cosa si trattasse. Con il tempo, scoprendo le ricerche di Durante, mi sono innamorata del suo lavoro e dell’argomento delle lezioni. Con Durante riscopriamo parti della nostra storia che sarebbero altrimenti andate perse”, racconta con entusiasmo la sua esperienza nel progetto di ricerca proposto dalla docente Assia Imperatore, studentessa del secondo anno Magistrale in Lingue per la comunicazione e la cooperazione internazionale.
La studentessa sottolinea la meticolosità delle ricerche di Durante: “Ha tradotto romanzi, come quelli di John Fante, e raccolto lettere, articoli e storie, dimostrando una dedizione infinita. Sfogliando i suoi documenti, mi sento quasi a contatto con la sua anima; c’è una forte responsabilità nel portare avanti questo lavoro”. Un esempio concreto del lavoro svolto è legato all’opera ‘Pasquale Passaguai’, che racconta le vicende di un immigrato italiano in America alle prese con pregiudizi e difficoltà linguistiche. “Questa storia mi ha colpito molto – dice Assia – Mi ha fatto riflettere su come i pregiudizi verso gli immigrati italiani del Sud in passato siano ancora vivi oggi. Dovremmo ricordare che un tempo anche noi cercavamo accoglienza, e oggi essere più sensibili verso chi viene nel nostro paese”.
Oltre alla catalogazione dei documenti, la tesista evidenzia quanto il lavoro di ricerca sia coinvolgente: “Non ci limitiamo a sfogliare il materiale, ma entriamo nelle storie. È un’esperienza che ti coinvolge in tutti i sensi”. Così si augura che il lavoro di Durante possa raggiungere più persone e contribuire a superare stereotipi, valorizzando la cultura del Sud Italia, come il dialetto, spesso vittima di glottofobia. “Guardare al passato ci permette di capire le nostre radici e di preservarle”, conclude.
Lucia Esposito
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Ateneapoli – n. 7 – 2025 – Pagina 34