Cineturismo: la produzione audiovisiva impatta sul territorio “non solo in termini economici, ma di sviluppo di opportunità”

Michelangelo Messina ospite del corso di Economia e Gestione delle Imprese

Scattando una foto alla fontana di Trevi, chiudendo gli occhi, sembra quasi di sentire una voce portata dal vento che recita ‘Marcello, come here!’. Capita a tutti, italiani e stranieri, e non è un sogno. E quale occasione migliore, per gli amanti delle Highlands scozzesi, di un viaggio a bordo dell’Hogwarts Express calati nei panni di Harry Potter, il maghetto che da oltre vent’anni accompagna generazioni di bambini e adolescenti. Ed è naturale, passeggiando per le strade di Scicli, Ragusa, Modica, mentre si sorseggia una granita di limone, di sperare di intravedere tra la folla l’aitante figura del Commissario più famoso di Italia per sentirsi invitare a ‘non scassare i cabbasisi’ causa richiesta di selfie. Volendo, l’elenco potrebbe essere infinito. Questo perché il cinema è sì un sogno, ma è un sogno che ha radici in un luogo reale, tutto da scoprire. Chiamasi cineturismo, infatti, quella forma di turismo che vive chi si reca in visita alle location cinematografiche e televisive. E ci sia permesso, solo in questa sede!, l’utilizzo del neologismo che di fatto ha un copyright ed è stato coniato da Michelangelo Messina, Presidente Osservatorio permanente sul Cineturismo, ospite d’eccezione, il 6 maggio, durante una lezione di Economia e Gestione delle Imprese (al Corso di Scienze del Turismo ad Indirizzo Manageriale) del prof. Mauro Sciarelli

“Da esperto del settore alberghiero e in qualità di location manager – colui che ricerca e propone al regista del film ‘gli ambienti’ in cui girare – sono sempre stato interessato al rapporto tra cinema e territorio e a capire quanto la produzione audiovisiva impatti non solo in termini economici, ma di sviluppo di opportunità, così comincia la sua testimonianza. Cineturismo è un brand che ha coniato nel 2003 nell’ambito dell’Ischia Film Festival, il festival cinematografico dedicato alle location di cui è Direttore artistico, parte del progetto ‘Cinema e Territorio’. “Nei primi anni 2000 non c’erano studi tematici dedicati – riprende – Eppure il cineturismo esiste da sempre: quanti luoghi sono entrati nell’immaginario collettivo perché li abbiamo visti in un film? Oggi è oggetto di tesi e, tra le altre cose, di un convegno nazionale che si tiene nell’ambito del Festival”. Poi pone una domanda alla classe: qual è il mezzo di comunicazione più potente? La platea propende ovviamente per internet, qualcuno azzarda la televisione. Invece è il cinema: “C’è uno studio scientifico in proposito. Quando entriamo nella black box, la sala buia, il nostro cervello si rilassa, non ha altre distrazioni, ed è in grado di assorbire quello che vede cinque volte di più”. Estetica, emotività, entertainment: ci sono vari fattori che legano audiovisivo, territorio e turismo. Degli esempi: “Il western. Penso a Sergio Leone che ha attivato una grande operazione di riconoscimento del territorio in questo genere cinematografico”. E ancora: “Vacanze Romane. Forse non sapete che fu un’operazione politica, un accordo del governo Andreotti con gli Stati Uniti per promuovere l’Italia oltreoceano. È lo stesso principio con cui opera Woody Allen, in film come, ad esempio, ‘Vicky Cristina Barcelona’ o ‘Midnight in Paris’”. Condivide una curiosità: “Nottingham e la foresta di Sherwood sono i due luoghi a cui immediatamente colleghiamo Robin Hood. Dopo l’uscita del film di Ridley Scott, girato in Scozia, i turisti cominciarono a recarsi a Nottingham e nella foresta di Sherwood alla ricerca dei set del film, che naturalmente non c’erano, per cui fu chiesto alla produzione di spostarli”. Un film o una serie tv sono pubblicità per un territorio, “una pubblicità che non si esaurisce mai perché il prodotto audiovisivo può essere sempre riproposto”. Cita altri studi e snocciola dei numeri. “Un viaggiatore su cinque prenota la sua vacanza, in maniera conscia o meno, in un luogo che ha interiorizzato grazie ad un film o una fiction. Il Signore degli Anelli ha portato un incremento di turisti in Nuova Zelanda da 1,6 milioni di presenze a 2,5 milioni. Un risultato simile lo hanno conseguito ‘Bravehearth’ o ‘Tomb Raider’”. Un altro esempio: “C’è un viale che nella serie ‘Il trono di spade’ si vede per otto secondi. È stato talmente invaso dai turisti che in zona è nato un commercio e si è dovuto intervenire per proteggere le radici degli alberi che stavano venendo danneggiate”. Poi rientra in Italia. “‘Il padrino’, ‘Il postino’, ‘La dolce vita’. Sono opere a diffusione internazionale che non hanno bisogno di presentazioni. Pensiamo al ‘Commissario Montalbano’. La Sicilia all’estero era considerata quasi solo come una terra di mafia; la serie, invece, ha operato un cambio di destinazione”. Il set può essere un valido volano per la promozione di un territorio, ma deve esserci dell’altro: “Il territorio va tutelato e valorizzato. I servizi sono fondamentali. Quello che a volte manca è un lavoro inerente la sua identità culturale”, conclude. 

Al termine della lezione c’è spazio per una piccola discussione. Tra gli argomenti, il nuovo Distretto campano dell’Audiovisivo, ambizioso progetto – polo produttivo per i settori del digitale e dell’animazione, centro di studi e documentazione, incubatore di imprese operanti nel comparto audiovisivo – che dovrebbe sorgere nell’ex base Nato di Bagnoli. Le domande: ci sarà davvero? Avrà una sezione dedicata al turismo? “Quest’area è di grande interesse economico per il territorio perché darà la possibilità alle produzioni cinematografiche di girare anche gli interni. Dovrebbe essere prevista un’area dedicata al cineturismo ma, cosa più importante, sarebbe utile avere una struttura che si occupi di un monitoraggio costante degli effetti sul territorio”, risponde il dott. Messina.

Carol Simeoli

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