Abissi, la missione scientifica del prof. Giovannelli nel Pacifico diventa un audioracconto Rai di successo

“La ricerca biologica è anche avventura, viaggio, racconto, esplorazione”

La missione scientifica a bordo del sottomarino Alvin condotta circa due anni fa nelle profondità dell’oceano dal prof. Donato Giovannelli, biologo che insegna Microbiologia alla Federico II, è diventata un audioracconto di Radio 3 e RaiPlay Sound. Si chiama “Abissi, diario dai fondali del Pacifico” ed è in otto puntate. Propone suoni, rumori, parole, fruscii e silenzi registrati da Giovannelli mentre scendeva fino a 2500 metri nel sommergibile – erano con lui anche i dottorandi Martina Cascone e Matteo Selci – e sta riscuotendo notevole successo tra gli ascoltatori. Da quando è stato pubblicato a fine ottobre è rimasto stabilmente nella classifica dei dieci prodotti più ascoltati su RadioPlay.
Il progetto – racconta ad Ateneapoli il docente universitario – è nato nell’ambito di una conoscenza che si è consolidata negli anni con il gruppo di Radio3Scienza. Ci eravamo incontrati al festival delle Scienze di Roma e mi avevano chiesto quali sarebbero state le tappe successive del mio progetto di ricerca. Avevo detto loro che ero in procinto di immergermi con Alvin nel Pacifico, lì dove due placche oceaniche si allontanano di tre o quattro centimetri all’anno. È il punto dove il pianeta cresce molto velocemente. L’acqua dell’oceano trova fratture tra le placche e cola in profondità, fino ai margini delle medesime placche. Lì incontra calore, perché trova magma ed ambienti vulcanici. Viene riscaldata, dilava elementi chimici presenti nelle rocce e risale. Si formano, dunque, sorgenti idrotermali profonde, che sostengono una sorta di foresta con quella che i microbiologi chiamano chemiosintesi, ovvero una specie di fotosintesi fatta in assenza di luce”.
Un viaggio per certi versi paragonabile ad una spedizione su un altro pianeta, come ha raccontato tempo fa Giovannelli ad Ateneapoli. “Francesca Buoninconti, giornalista di RadioRai – prosegue il docente – mi propose di registrare le diverse fasi della missione. Sia le immersioni vere e proprie, sia il tempo trascorso sulla nave appoggio al largo del Messico. Accettai. Le ho inviato oltre dieci ore di registrazioni audio”. L’idea ha funzionato. Racconta: “Mi hanno scritto diversi ascoltatori per manifestare apprezzamento. Se devo scegliere una mail, è quella del papà di due bimbi di sette ed otto anni. Mi ha riferito che ha ascoltato una puntata di Abissi con i bambini e che poi papà e figli insieme hanno costruito con i Lego una riproduzione in miniatura di Alvin”.

Didattica, ricerca e divulgazione”, le tre anime della docenza

La radio, si sa, stimola la creatività, la fantasia, l’immaginazione. Conferma il docente: “Si dice spesso che una immagine vale mille parole, ma un racconto ben condotto ed una descrizione ben fatta valgono molto. Io sono cresciuto ascoltando le voci di grandi narratori come Folco Quilici. Chiudevo gli occhi e mi pareva che le sue parole diventassero immagini”. Registrare suoni a duemila metri sotto il livello del mare non è una operazione semplice o banale. Le regole di sicurezza a bordo di Alvin sono ferree, perché la più banale delle distrazioni ed il più trascurabile degli inconvenienti possono risultare fatali. Non era possibile, dunque, utilizzare un banale registratore con microfono.

Occorreva uno strumento diverso. È stato trovato. Spiega il biologo: “Ho scoperto che c’era chi aveva già realizzato registrazioni sul sottomarino a grandi profondità. Altri ricercatori che avevano preso appunti audio. Ho utilizzato il medesimo strumento”. Sulla nave appoggio Giovannelli aveva invece un piccolo microfono e registrava sul cellulare. “Poi trasmettevo su whatsapp a Francesca Buoninconti nei momenti nei quali c’era connessione internet.
Il nostro lavoro in Università come docenti e ricercatori impone di portare avanti didattica, ricerca e divulgazione. Raccontare quello che facciamo è parte del nostro lavoro. Molti colleghi non sempre dedicano lo stesso tempo alle tre cose, ma io credo sia importantissima la divulgazione. Far conoscere il nostro lavoro è un modo per stimolare passione ed entusiasmo tra gli studenti ed i giovani ricercatori. Io cerco di mostrare che la ricerca biologica è anche avventura, viaggio, racconto, esplorazione. Incoraggio i miei studenti ad immaginare un futuro senza cliché”.

La partenza per l’Antartide

Il biologo della Federico II si accinge ora (15 novembre, n.d.r.) a partire per l’Antartide. Tra qualche settimana sarà tra i ghiacci. “Con ricercatori inglesi e tedeschi – spiega – partecipo ad un progetto per verificare gli effetti dei cambiamenti climatici. Raccoglieremo dati che metteremo a confronto con quelli già reperiti in Artide negli ultimi due anni con un progetto italiano”. Prima della partenza per il Polo Sud ha avuto modo di partecipare alla presentazione di Abissi nel Dipartimento di Biologia, che si è svolta una settimana fa e alla quale ha preso parte anche Buoninconti.
“Mi sono incontrata varie volte con Giovannelli nel 2022 – ricorda quest’ultima – e quando lui mi ha detto che sarebbe sceso a 2500 metri con Alvin ho pensato subito che in radio i suoni e le voci della missione avrebbero suscitato interesse tra gli ascoltatori. Molto si è scritto di queste missioni e si è visto anche abbastanza. Si pensi ai video del relitto del Titanic. Non era stato mai raccontato, però, un viaggio nelle profondità marine solo attraverso le parole ed i suoni. Il successo di ‘Abissi’ è in fondo anche la rivincita del racconto orale e per una come me, che in radio lavora, è davvero una bella soddisfazione”.
Buoninconti è la voce narrante che collega le diverse parti di Abissi ed è anche l’intervistatrice del docente il quale, in studio, approfondisce qualche tempo dopo la fine della spedizione al largo del Messico gli spunti proposti dalle registrazioni effettuate durante la missione. “Giovannelli – ricorda la giornalista – ogni giorno mi mandava un diario audio. Si è raccontato con tutto il cuore a livello personale e scientifico. Un flusso di pensieri, un diario dal quale emergono gli aspetti umani del suo lavoro, della sua vita da ricercatore, oltre a quelli scientifici. Racconta per esempio che a Natale gli manca la famiglia, che il suo lavoro non è semplice, che occorre grande capacità di adattamento e che talvolta può comportare anche rischi.
Con gli audio che mi inviava ho avuto accesso ad una persona che non conoscevo se non nell’ambito dell’attività professionale di giornalista. Nella selezione dei materiali da inserire in Abissi mi sono sforzata di tenere insieme i due aspetti: quello del ricercatore e quello dell’uomo con i suoi diversi stati d’animo, entusiasmo, gioia, curiosità, dubbi, nostalgia”. Nonché stupore per il contatto con forme di vita ed ambienti estremi.

“L’Alvin somiglia a una navicella spaziale”

Quelli che sono descritti in una delle puntate, la sesta, dalla voce narrante: “La torretta rossa dell’Alvin sparisce tra i flutti. Donato Giovannelli comincia la sua discesa negli abissi: in poco più di un’ora e un quarto l’Alvin arriverà a 2500 metri di profondità. Nel frattempo la vista dall’oblò cambia velocemente: la luce del sole sparisce, compare una ‘pioggia’ bioluminescente, poi… buio totale. E infine, quando l’Alvin accende i fari, ecco la dorsale oceanica del Pacifico: il punto dove nasce nuova crosta terrestre.
Qui il fondale appare come un paesaggio alieno: una distesa di basalto nero lucido che sembra vetro, cede il passo ai black smokers che sputano ‘fumo’ nero. Tutt’intorno foreste di vermi giganti e animali dalle mille forme stravaganti. Laggiù, con i fari accesi, l’Alvin somiglia a una navicella spaziale: al suo interno Donato Giovannelli e il pilota Bruce manovrano il veicolo e i suoi bracci per raccogliere campioni di roccia e fluidi e depositare sensori ed esperimenti”.
Fabrizio Geremicca

Ateneapoli – n.18 – 2023 – Pagina 6

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