Il pianista Lorenzo Hengeller ospite della Sun, per un incontro-concerto organizzato dalla Facoltà di Medicina insieme ad Ateneapoli, lo scorso 13 maggio presso l’Aula Magna della Facoltà, in via Costantinopoli. Un’ora intera durante la quale il giovane pianista napoletano ha presentato alcuni brani del suo cd ‘Il giovanotto matto’, che ha dedicato a Lelio Luttazzi.
Hengeller, 38 anni, è laureato in Lettere alla Federico II a pieni voti, ha fatto parte del cast fisso di programmi tv come ‘TeleGaribaldi’ e radiofonici da ‘Viva Radio 2’ di Fiorello a Radio Deejay, ospite della Littizzetto. In apertura del concerto racconta egli stesso agli studenti i suoi esordi. “Ho cominciato semplicemente perché avevo un pianoforte a casa, all’inizio era solo un mobile con sopra le foto del matrimonio dei miei genitori… – racconta il pianista ad un pubblico misto di studenti e docenti della Sun – Ho cominciato copiando le sigle dei telefilm, ma mi sono accorto che la cosa funzionava quando, alle feste, mi chiedevano di suonare e poi da lì, ho intrapreso tutta la trafila tipicamente napoletana di battesimi, matrimoni, feste di piazza”.
Nel 2003, il primo disco ‘Parlami Mariù… ma non d’amore’ e nel 2007 la vittoria del Premio Carosone “cui – dice – tenevo veramente molto. Mi sembrava un sogno”. “A Napoli, si sono accorti di me solo dopo che avevo fatto un po’ il giro d’Italia”. Poi il programma con Fiorello. “Fiorello ha mandato in onda il mio brano semplicemente perché gli era piaciuto. Per caso, seguendo la trasmissione, ho ascoltato il mio brano alla radio, senza sapere nulla. Solo dopo un po’, sono stato contattato e ho partecipato a ‘Viva radio 2’. E’ successo tutto molto facilmente, senza alcun grande accordo con case discografiche”. Si inizia da una versione rivisitata dell’inno d’Italia, “una della canzoni più brutte, per la musica non per il significato”, per passare poi a ‘Nokia Tune’, composta pensando “alla cosa per noi più importante: il cellulare”, poi ‘Lo swing del giornalaio’, altro brano de ‘Il giovanotto matto’, ispirato da un edicolante che Hengeller conosce da anni, per finire con ‘Tic’ e ‘Primario’ in cui parla della professione medica con molta ironia. “L’amore per la musica denota una grande sensibilità d’animo – ha sottolineato il prof. Giovanni Delrio, Preside della Facoltà di Medicina – ed è sicuramente una marcia in più rispetto a coloro che dicono di non sentire la musica…”. “Hengeller ha un’arte innata, ci mette tanta passione, ed è l’erede di Renato Caraosone”, ha detto Paolo Iannotti, direttore di Ateneapoli. Al termine del concerto, i Cd del pianista – molti autografati- sono andati a ruba.
Maddalena Esposito
Hengeller, 38 anni, è laureato in Lettere alla Federico II a pieni voti, ha fatto parte del cast fisso di programmi tv come ‘TeleGaribaldi’ e radiofonici da ‘Viva Radio 2’ di Fiorello a Radio Deejay, ospite della Littizzetto. In apertura del concerto racconta egli stesso agli studenti i suoi esordi. “Ho cominciato semplicemente perché avevo un pianoforte a casa, all’inizio era solo un mobile con sopra le foto del matrimonio dei miei genitori… – racconta il pianista ad un pubblico misto di studenti e docenti della Sun – Ho cominciato copiando le sigle dei telefilm, ma mi sono accorto che la cosa funzionava quando, alle feste, mi chiedevano di suonare e poi da lì, ho intrapreso tutta la trafila tipicamente napoletana di battesimi, matrimoni, feste di piazza”.
Nel 2003, il primo disco ‘Parlami Mariù… ma non d’amore’ e nel 2007 la vittoria del Premio Carosone “cui – dice – tenevo veramente molto. Mi sembrava un sogno”. “A Napoli, si sono accorti di me solo dopo che avevo fatto un po’ il giro d’Italia”. Poi il programma con Fiorello. “Fiorello ha mandato in onda il mio brano semplicemente perché gli era piaciuto. Per caso, seguendo la trasmissione, ho ascoltato il mio brano alla radio, senza sapere nulla. Solo dopo un po’, sono stato contattato e ho partecipato a ‘Viva radio 2’. E’ successo tutto molto facilmente, senza alcun grande accordo con case discografiche”. Si inizia da una versione rivisitata dell’inno d’Italia, “una della canzoni più brutte, per la musica non per il significato”, per passare poi a ‘Nokia Tune’, composta pensando “alla cosa per noi più importante: il cellulare”, poi ‘Lo swing del giornalaio’, altro brano de ‘Il giovanotto matto’, ispirato da un edicolante che Hengeller conosce da anni, per finire con ‘Tic’ e ‘Primario’ in cui parla della professione medica con molta ironia. “L’amore per la musica denota una grande sensibilità d’animo – ha sottolineato il prof. Giovanni Delrio, Preside della Facoltà di Medicina – ed è sicuramente una marcia in più rispetto a coloro che dicono di non sentire la musica…”. “Hengeller ha un’arte innata, ci mette tanta passione, ed è l’erede di Renato Caraosone”, ha detto Paolo Iannotti, direttore di Ateneapoli. Al termine del concerto, i Cd del pianista – molti autografati- sono andati a ruba.
Maddalena Esposito