Le esperienze degli studenti stranieri Erasmus a Medicina

Nonostante la cattiva pubblicità che giornali e tv straniere hanno fatto su Napoli e i suoi mille problemi, sono ancora tanti gli studenti di altri Paesi che scelgono la città partenopea come meta per un periodo di studio e, soprattutto, che ne restano affascinati. Questa volta, abbiamo parlato con tre studenti accomunati dallo studio della Medicina che hanno deciso di spendere a Napoli, e alla Seconda Università, parte del loro percorso universitario. Le loro testimonianze sono incoraggianti. Carlos Ferreira, ventitreenne di Porto, in Portogallo, studente al quinto anno all’Instituto de Ciencias biomédicas ‘Abel Salazar’, ha scelto la nostra città perché a Napoli con Erasmus c’era già stata sua sorella, che studia Architettura, ed un suo grande amico che gli ha parlato “di una visione umanistica dello studio della Medicina”. Racconta: “prima di partire ero intimorito dalla situazione che avrei potuto trovare una volta arrivato a Napoli, tra camorra e strade piene di rifiuti. Ma non è così, è solo quello che vogliono farci credere i mezzi di comunicazione: io mi trovo benissimo, seppur una sera, in piazza Dante, ho subito un tentativo di furto ma sono cose che capitano in una grande città…”. Dunque, ti trovi bene anche con i napoletani? “Sì, la caratteristica dei napoletani che mi piace di più è il loro essere sinceri e la loro grande ospitalità. Sto  imparando tanto da loro, anche ad avere il coraggio di parlare, di esprimermi e comunicare”. Carlos alloggia in un appartamento in via Nilo “con altri ragazzi italiani, ma, durante le prime due settimane, ero sempre solo, conoscevo poche persone… Ora, invece, la situazione è completamente cambiata: conosco non solo altri ragazzi Erasmus ma tanti italiani”. Riflessioni sulla sua esperienza universitaria “in Portogallo, si fa sicuramente più pratica, si dialoga molto con i pazienti in corsia. Inoltre alle lezioni in aula siamo più motivati perché spesso siamo noi stessi studenti a prendere il posto del professore ed esporre un argomento  – continua Carlos che, ‘da grande’, vuole fare il medico internista – Ho notato, invece, che qui si studia molto dai libri, c’è tanta teoria da imparare. Non so quale sia il sistema migliore, in ogni caso, alla Seconda Università, vengo seguito molto dai docenti, in particolare dal prof. Sergio Minucci che vorrei ringraziare. All’inizio, quando ero in difficoltà con la lingua, mi ha dedicato molto del suo tempo…”. 
Strano ma vero, è stato proprio il caos cittadino ad attirare Peter Mahlknecht, ventiquattro anni, originario di Merano, in Alto Adige, e studente di Medicina presso l’Università di Vienna. “Ero già stato a Napoli, ma da turista– dice Peter – E’ una città caotica, ma è proprio in quel caos che c’è il fascino di questa città, la gente è molto aperta, socievole”. Peter dice che grazie all’esperienza Erasmus ha imparato che “la gente è molto pura nei rapporti sociali, c’è più confronto perché nessuno indossa una maschera e poi si parla di più”. Affermazioni che da un giovane che vive nella rigorosa Vienna, non possono che sorprenderci. Ma c’è di più. “I primi tre giorni – continua – ho soggiornato in un ostello, poi ho trovato una camera a Forcella. Tutti dicono che è una zona pericolosa, ma io non ho avuto alcun problema, almeno fino ad ora. E poi, grazie ai miei amici italiani, sono stato anche fuori dalla città: a Secondigliano e a Melito, dove sono stato invitato al pranzo di Pasqua. È stato bellissimo”. Al sesto anno di Medicina, anche in Italia c’è molta pratica: “ogni giorno, seguo i professori che fanno il giro tra i pazienti al Vecchio Policlinico o al Pronto Soccorso. Sono molto disponibili”. Peter ha una grossa ambizione: “fare un lavoro di Medicina interculturale”. In pratica, girare il mondo, continuando a studiare la medicina ma focalizzandosi su una malattia in particolare: “parlo tre lingue: Inglese, Tedesco e Italiano e questo può rivelarsi utile nel girare gli ospedali del mondo…”. 
Dallo scorso semestre, cominciano ad arrivare alla Sun anche studenti di nazionalità turca. Ahmet Demir, originario di Batman e studente di Medicina presso la Marmara University di Istanbul, è uno di loro. Ha ventitré anni e vuole diventare chirurgo. “Sono arrivato a Napoli a marzo e ci rimarrò fino a giugno, – racconta – All’inizio, mi sono trovato in difficoltà per trovare una casa: i proprietari chiedono troppo, 300 euro o anche di più per una camera e poi pretendono un anticipo di due mensilità! E’ un po’ troppo per uno studente…”. Un’altra iniziale difficoltà: la lingua. “All’Università di Istanbul, ho frequentato un corso di Italiano. In effetti, ho notato che solo una percentuale bassissima di studenti italiani parla Inglese, è strano…”. Riguardo lo studio: “mi trovo bene, riesco a studiare e ad essere seguito dai docenti”.
(Ma. Es.)
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