E’ stata forse la volontà di avere le idee ben chiare sugli argomenti che gli stavano a cuore, a spingere Gabriele Napoli ad iscriversi ad Ingegneria Biomedica. La sete di conoscenza l’ha portato ancora a partecipare al programma Erasmus. Anche se casertano, Gabriele ha frequentato il liceo classico Vittorio Emanuele II di Napoli, che probabilmente pensava gli potesse dare più opportunità di confronto intellettuale. “Credo che il liceo mi abbia permesso di acquisire un metodo di studio universale, grazie al quale ho avuto la possibilità di affrontare materie del tutto sconosciute, con discreti risultati” spiega Gabriele. La scelta di iscriversi ad Ingegneria “è nata dalla consapevolezza che è importante conoscere in profondità le cose che si studiano, senza troppe chiacchiere, con dimostrazioni inopinabili e imparando magari ad applicarle sul campo, andando al di là del ‘libro’”. Il Corso di Laurea in Ingegneria Biomedica “si presentava come una novità, era (e credo che continui ad esserlo) un settore innovativo, che può offrire possibilità, sia da un punto di vista lavorativo sia formativo, grazie alla forte interdisciplinarietà”.
Iniziati gli studi ingegneristici, con impegno e dedizione, non sono mancate però le difficoltà iniziali “quando il metodo di studio appreso al liceo da solo non bastava. Superata questa fase di adattamento, le cose sono andate decisamente meglio e, soprattutto in questi ultimi due anni di Specialistica, è stata una strada in discesa”. Un problema che ha riscontrato nel Corso – e che sarà superato con la nuova riforma universitaria- “l’impossibilità di soffermarsi sugli argomenti d’esame per non correre il rischio di perdere tempo: cioè o si studia bene o ci si laurea in tempo”.
Verso il termine del suo percorso accademico, Gabriele ha, dunque, deciso di integrare la sua esperienza con un periodo di studio all’estero. Attualmente è ospite dell’Universidad Politecnica de Madrid: “il progetto Erasmus è un’opportunità imperdibile. Un’esperienza unica nel suo genere: vivere per mesi in un paese straniero, impararne la lingua, conoscere le abitudini locali e conoscere ragazzi di tutta l’Europa e del mondo intero. Inoltre, è un titolo in più da spendere su un mercato del lavoro, sempre più globalizzato e con confini sempre più larghi; diciamo che sono sempre più convinto di aver fatto una scelta giusta, anche se questo ha allungato il mio corso di studi”.
A breve ritornerà da Madrid per laurearsi ma Gabriele già sogna di ritornare a lavorare in Spagna, visto l’impatto positivo che ha avuto su di lui sia la città che le strutture universitarie. “La fortuna- commenta Gabriele- ha voluto che il Dipartimento di Ingegneria Biomedica avesse un collegamento con la Università Politecnica di Madrid, per una borsa di tre mesi finalizzata ad un lavoro di tesi. La città è eccezionale da tutti i punti di vista e quindi integrarmi è stato molto facile. L’UPM (Universidad Politecnica de Madrid), una delle tante università della città, è organizzata molto bene e credo sia di gran lunga migliore rispetto la Federico II, se non altro in termini di strutture, tutte nuove, funzionanti e ben gestite, e di infrastrutture”. Diverso anche il rapporto studente-professore, “pur nel rispetto reciproco, è molto più informale, ad esempio ci si da del tu”.
Iniziati gli studi ingegneristici, con impegno e dedizione, non sono mancate però le difficoltà iniziali “quando il metodo di studio appreso al liceo da solo non bastava. Superata questa fase di adattamento, le cose sono andate decisamente meglio e, soprattutto in questi ultimi due anni di Specialistica, è stata una strada in discesa”. Un problema che ha riscontrato nel Corso – e che sarà superato con la nuova riforma universitaria- “l’impossibilità di soffermarsi sugli argomenti d’esame per non correre il rischio di perdere tempo: cioè o si studia bene o ci si laurea in tempo”.
Verso il termine del suo percorso accademico, Gabriele ha, dunque, deciso di integrare la sua esperienza con un periodo di studio all’estero. Attualmente è ospite dell’Universidad Politecnica de Madrid: “il progetto Erasmus è un’opportunità imperdibile. Un’esperienza unica nel suo genere: vivere per mesi in un paese straniero, impararne la lingua, conoscere le abitudini locali e conoscere ragazzi di tutta l’Europa e del mondo intero. Inoltre, è un titolo in più da spendere su un mercato del lavoro, sempre più globalizzato e con confini sempre più larghi; diciamo che sono sempre più convinto di aver fatto una scelta giusta, anche se questo ha allungato il mio corso di studi”.
A breve ritornerà da Madrid per laurearsi ma Gabriele già sogna di ritornare a lavorare in Spagna, visto l’impatto positivo che ha avuto su di lui sia la città che le strutture universitarie. “La fortuna- commenta Gabriele- ha voluto che il Dipartimento di Ingegneria Biomedica avesse un collegamento con la Università Politecnica di Madrid, per una borsa di tre mesi finalizzata ad un lavoro di tesi. La città è eccezionale da tutti i punti di vista e quindi integrarmi è stato molto facile. L’UPM (Universidad Politecnica de Madrid), una delle tante università della città, è organizzata molto bene e credo sia di gran lunga migliore rispetto la Federico II, se non altro in termini di strutture, tutte nuove, funzionanti e ben gestite, e di infrastrutture”. Diverso anche il rapporto studente-professore, “pur nel rispetto reciproco, è molto più informale, ad esempio ci si da del tu”.