I precorsi “traghettano dolcemente i ragazzi dal mondo della scuola a quello dell’università”

L’Università Parthenope apre l’anno accademico 2008/09 con due novità in tema di test e precorsi. Ce ne parla il prof. Stefano Dumontet, delegato all’orientamento e responsabile del COT, il Centro Orientamento e Tutorato. “In primo luogo – spiega- oltre al test di autovalutazione della Facoltà di Ingegneria, ci sarà quest’anno una prova autovalutativa obbligatoria per chi vuole iscriversi a Scienze e Tecnologie, secondo un’intesa delle Facoltà di Scienze e Tecnologie a livello nazionale. Gli eventuali debiti formativi risultanti dai test dovranno essere colmati dagli studenti. In secondo luogo, i precorsi saranno organizzati stavolta dalle singole Facoltà e saranno più numerosi rispetto agli anni precedenti”. I cosiddetti precorsi o corsi zero sono aperti a chiunque voglia verificare le proprie conoscenze, anche se non si è ancora iscritto all’università. La frequenza di alcuni di essi, cui faccia seguito il superamento di una prova finale, consente di acquisire fino a 3 crediti totali, che durante il corso di studi verranno inseriti nella voce “ulteriori conoscenze”. “E’ molto importante seguirli – dice il prof. Dumontet- perché traghettano dolcemente i ragazzi dal mondo della scuola superiore a quello dell’università, permettendo loro di individuare non solo le loro carenze, ma anche le loro abilità. I precorsi, inoltre, rendono più omogenea la preparazione di partenza, soprattutto sulle materie di base del primo anno, quelle più impegnative”. Lo scorso anno si sono registrate circa 2000 presenze. Molto seguito il precorso denominato Metodologie di studio, che “fornisce agli studenti gli strumenti operativi di cui hanno bisogno per lavorare con soddisfazione”. Ma che metodo hanno le matricole? Quanto sono già preparate ad affrontare lo studio universitario? “La platea studentesca è molto eterogenea, ci sono studenti eccellenti, medi e mediocri. Con le scuole superiori stiamo curando dei percorsi di eccellenza attraverso interessanti attività extradidattiche. Ultimamente dieci studenti del Giordani, istituto per chimici, hanno lavorato insieme a noi nei laboratori del CNR ad Arcofelice. Cerchiamo di curare l’eccellenza, ma è ovvio che dedichiamo a tutti la stessa attenzione”.  Per chi ha delle lacune, in particolare nelle materie di base, non è troppo tardi per rimediare? “Assolutamente no”. E a quei ragazzi che vivono certe discipline come uno spauracchio, pensiamo ad esempio alla matematica, cosa dire? “Che non esiste una materia ostica in quanto tale, tutto dipende dalle condizioni ambientali e dalle contingenze. In realtà siamo tutti portati e versati per tutte le materie, bisogna soltanto accendere le fiammelle della novità e dell’interesse”. Magari con l’aiuto dei precorsi? “Anche. Il nostro obiettivo è di insegnare con le discipline piuttosto che le discipline. Significa che le discipline devono essere usate come strumento di insegnamento, un utensile pedagogico per l’apprendimento. Invece solitamente vengono proposte come una serie di nozioni da riversare in un contenitore. E il contenitore è lo studente. Questa impostazione va superata: dobbiamo fornire ai ragazzi i mezzi con i quali esprimere le loro vocazioni in piena autonomia”.
Sara Pepe
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