La foto dei suoi profili whatsapp e facebook è quella del suo volto circondato da un cerchio blu sullo sfondo dell’azzurro e con lo stemma del Calcio Napoli. Segni inequivocabili di una passione calcistica che esplicita anche partecipando alla seguitissima trasmissione condotta su Televomero da Enrico Fedele, dove discute dettagliatamente di schemi, tattiche, fuorigioco e sostituzioni. La prof.ssa Giuliana Di Fiore, ex assessore all’Ambiente della Provincia di Napoli (ha ricoperto l’incarico dal 2004 al 2009), è uno dei non pochi docenti universitari federiciani con il sangue azzurro.
Dall’ex Rettore, il matematico Guido Trombetti, agli ingegneri Bruno Siciliano ed Edoardo Cosenza (quest’ultimo è a sua volta oggi assessore al Comune di Napoli) fino a Salvatore Boccagna, il quale insegna Diritto Processuale a Giurisprudenza, la comunità dei patiti del calcio è nutrita. “Il mio caso però – sottolinea Di Fiore, professore di Diritto Amministrativo che insegna Diritto dell’urbanistica e dell’ambiente al Dipartimento di Giurisprudenza – forse è un poco diverso perché sono donna.
In genere si pensa che il calcio sia materia di uomini e così pensava anche mio fratello quando eravamo piccoli. Sono però la prova vivente che non è vero”. L’esperienza di commentatrice delle vicende calcistiche è iniziata qualche anno fa con TribunaCorbo: il giornalista seguiva le partite in diretta con diversi ospiti e tra essi c’era anche la docente federiciana. “Partecipavo con piacere – ricorda Di Fiore – e si venne a sapere che sono una grande tifosa del Napoli. Qualcuno dice anche competente, ma, ammesso che sia vero, la mia competenza deriva dalla passione”.
Un salto indietro: “Andavo allo stadio con papà. Non ricordo quando sono entrata per la prima volta al San Paolo, oggi Maradona. Forse avevo otto anni, non so. Papà mi portava allo stadio e al Teatro San Carlo. Forse intendeva trasmettermi la passione per il calcio e per la lirica. Per il primo l’operazione è riuscita alla grande. Per la seconda direi proprio di no”.
Gli anni di Maradona
Gli anni di Maradona sono stati quelli più entusiasmanti. “Partite memorabili – ricorda – come Napoli – Fiorentina, quella dello scudetto nel 1987. Più avanti negli anni mi è rimasta nel cuore la vittoria sul Chelsea. Ogni tanto vado ancora a riguardare questa ed altre partite o almeno le azioni salienti. Un tuffo nel passato e nei ricordi”. Negli anni più recenti la frequentazione dello stadio si è diradata: “Impegni personali e familiari e poi la circostanza che, rispetto a quando ero bambina e ragazza, si sono moltiplicate le partite. Un tempo si giocava solamente la domenica e il mercoledì le Coppe. Ormai capitano partite anche il venerdì, il sabato, il lunedì e infrasettimanali. Se uno ha un lavoro o altri impegni non è facile essere presenti. Questo è il motivo per il quale non acquisto l’abbonamento. Rischierei di saltare un bel po’ di appuntamenti allo stadio e mi dispiacerebbe molto”.
Ritorna al passato: “Quelli della mia generazione ricordano le voci dei radiocronisti come Enrico Ameri e Sandro Ciotti. ‘Tutto il calcio minuto per minuto’, la trasmissione radiofonica che si collegava con tutti i campi della serie A, ci faceva sognare. Sembrava di vedere le azioni dalla descrizione che ne facevano i radiocronisti. Erano bravissimi. Ricordo poi i pomeriggi a casa in famiglia. Il televisore – solo uno per tutti, non un apparecchio per stanza – sintonizzato su Rai uno e Domenica in e l’attesa di ‘Novantesimo Minuto’ con Paolo Valenti per guardare finalmente le immagini del Napoli e i gol delle partite che avevo seguito tramite la radio. A sera, poi, la ‘Domenica Sportiva’. Appuntamento irrinunciabile di chiusura della giornata per noi tifosi”.
‘Cantonate’ e previsioni indovinate
Ritorna alla sua versione di commentatrice delle vicende del Calcio Napoli a Televomero. “Ovviamente – confessa – ho preso pure io le mie cantonate. La principale forse fu quando De Laurentiis prese Spalletti. Ero molto scettica perché lo consideravo un personaggio divisivo per lo spogliatoio, anche alla luce di quello che era accaduto – o meglio della ricostruzione dei giornali su quello che era accaduto – quando allenava la Roma. I dissapori con Totti e quant’altro. Mi sono dovuta ricredere e ne sono stata felice, perché lo scudetto è stata una gioia immensa”. Tra le previsioni indovinate c’è proprio quella relativa alla stagione del primo posto: “Era ancora il periodo nel quale il Napoli preparava la stagione a Dimaro. Estate, per capirci. Mi sbilanciai ed azzardai che quello mi pareva potesse essere l’anno buono. Vedevo che c’era la squadra, che poteva funzionare”.
Quella che, secondo la docente, è mancata finora nell’anno in corso: “Nelle settimane passate, quando c’era ancora Garcia ad allenare, non ero preoccupata tanto dei cali fisici di questo o di quel giocatore o degli spostamenti di ruolo non molto indovinati, ma della mancanza della squadra. Quello è un problema strutturale e non è di facile soluzione.
Spero che a Mazzarri riesca di trovare un rimedio e che si possa almeno raggiungere a fine campionato la zona Champions. Sono su questo abbastanza ottimista, sebbene ci siano state alcune partite che quest’anno mi hanno avvilita. Quella con la Lazio in particolare”.
“Il professore è un po’ come un attore”
Di Fiore ha una figlia femmina che, però, non ha ereditato la passione della mamma per il calcio: “Vive a Milano ma non è tifosa. In compenso i figli di mio fratello, i miei nipoti, i quali pure vivono a Milano, tifano tutti per il Napoli”. Cosa pensano gli studenti del suo corso della docente commentatrice sportiva? “Accade – racconta lei – che mi vedano in trasmissione e mi mandino messaggi. Chi non sapeva di questa mia, chiamiamola così, doppia vita mi domanda se sono proprio io. Altri mi scrivono cose tipo: Prof., è fortissima”.
A lezione, ricorda ancora la docente, “fino a qualche anno fa, prima di addentrarmi nel diritto, mostravo i gol del Napoli. Improvvisavo anche teatrini con lo juventino in aula. Ne capita sempre uno. Dicevo che non avrebbe mai potuto superare l’esame a causa di quel grave deficit che si portava dietro. Scherzavamo con garbo, con ironia e nel massimo rispetto, come sempre bisognerebbe che accadesse quando si parla di calcio. Leggerezza, ironia ed autoironia devono essere la regola. Non c’è nulla di serio. O, meglio, se dovessimo fare una riflessione seria su quello che è il calcio, il sistema calcio, forse dovremmo dismettere tutti i panni del tifoso e lasciar perdere. Sospendiamo il giudizio, allora, e godiamoci quel che di bello può venire da una partita e da quello che ad essa ruota intorno.
I commenti, le previsioni, le analisi pseudoscientifiche. Divertiamoci, insomma”. Quest’anno la prof.ssa Di Fiore terrà il corso nel secondo semestre. Riprenderà l’abitudine di mostrare i gol del Napoli e di scherzare con gli studenti sul pianeta pallone? “Forse sì. Dipenderà anche dalla platea. Il professore è un po’ come un attore, se il pubblico dà lo spunto, lui si lancia. Se l’uditorio sarà freddino ed asettico, sarà meglio lasciar perdere”. L’ultimo pensiero è per il cronista che confessa alla docente la sua fede rossonera. “Non commento perché potrei avere necessità di ricorrere poi ad un avvocato penalista. C’è però speranza per tutti ed una resipiscenza ed una conversione possono arrivare a qualunque età e in ogni momento. Mai disperare. In ogni caso, meglio rossonero che juventino. Le sarebbe potuto capitare di peggio”.
Fabrizio Geremicca
Ateneapoli – n.19 – 2023 – Pagina 7