Intelligenza artificiale e produzione agricola: rivoluzione che non è “un obiettivo da raggiungere in futuro. Sta accadendo ora”

Intervista al prof. Francesco Loreto, coordinatore del Dottorato Nazionale in Intelligenza Artificiale con area di specializzazione Agrifood ed ambiente

Sede a Monte Sant’Angelo, il Dottorato Nazionale in Intelligenza Artificiale con area di specializzazione Agrifood ed ambiente è coordinato dal prof. Francesco Loreto, che insegna Fisiologia vegetale al Dipartimento di Biologia della Federico II. L’Ateneo è capofila di questo dottorato, che coinvolge le Università di Perugia, Udine, Campus Bio-Medico di Roma, Firenze, Bologna, Parma, Parthenope (Napoli), Basilicata, Reggio Calabria. Fa parte della squadra anche il Cnr. “Sono tre – premette il prof. Loreto – i grandi campi di applicazione nell’agrifood dell’intelligenza artificiale, e sono abbastanza classici”.
Il primo “potremmo definirlo computer vision. Significa capacità di osservare tramite i computer elementi molto sofisticati e che non vedremmo ad occhio nudo. Per esempio verificare con i sensori da satellite quando irrigare o concimare le piante. In questo ambito l’intelligenza artificiale può dare supporto alle decisioni importanti per gli agricoltori, consentendo loro di risparmiare acqua e fertilizzante. Il che significa anche ridurre l’impatto ambientale delle attività agricole”.
Il secondo grande campo: “è il machine learning. Significa che si istruiscono le macchine in maniera tale da evitare operazioni dirette dall’uomo per quello che si può fare. È un settore molto importante quando si cerca di automatizzare intere filiere, per esempio quella che parte dal grano e arriva alla pasta. Permette di capire se ci sono problemi e dove siano e di scoprirli attraverso le macchine in maniera molto rapida”.
Il terzo grande campo di applicazione è quello “del big data management. Ormai si crea una mole impressionante di dati da analizzare e bisogna ricorrere a tecnologie diverse dalla statistica classica. I metodi di intelligenza artificiale consentono di analizzare dati e modelli e sono molto utili”. Non basta. “L’intelligenza artificiale avrà sempre più un ruolo anche nell’ambito della meteorologia e della climatologia. Aiuterà le aziende agricole a prevedere gli eventi meteorologici in maniera sempre più precisa e con livelli sempre più avanzati di dettaglio”.
Il prof. Loreto va avanti: “Noi mettiamo in campo applicazioni di intelligenza artificiale anche sui trattori. Montiamo sensori sui trattori affinché, mentre il trattore passa sul campo, ci dia informazioni rilevanti ai fini della programmazione delle attività agricole”. Resta da capire, naturalmente, se sono accessibili agli agricoltori, in un Paese come l’Italia, dove la proprietà dei terreni è altamente frazionata e il 90% delle aziende del settore agroalimentare sono di piccole e medie dimensioni, tutte queste innovazioni. Se, in sostanza, le potenzialità della tecnologia avranno davvero applicazioni diffuse sul territorio o se resteranno patrimonio di poche aziende in grado di accedere a tali innovazioni per dimensioni e capitale e per la formazione del personale che in esse lavora.
In realtà – afferma il prof. Loreto – l’accesso alle potenzialità dell’intelligenza artificiale per un agricoltore è molto meno problematico e oneroso dell’acquisto di grandi macchine. Si tratta di fornire agli agricoltori sistemi di supporto alle decisioni: un’applicazione telefonica per individuare quale sia il momento migliore per concimare, raccogliere, trattare e irrigare. L’applicazione dell’intelligenza artificiale è semplice e condivisa e può essere facilitata attraverso cooperative ed altre forme di aggregazione già presenti nel comparto agricolo. Abbiamo molte richieste da Coldiretti e dai consorzi agrari d’Italia. La gente si consorzia per avere informazioni e servizi e sono consorzi di piccoli coltivatori e produttori che in questi sistemi di intelligenza artificiale vedono una maniera semplice per coltivare con minori spese. La rivoluzione dell’intelligenza artificiale nell’ambito della produzione agricola non è un obiettivo da raggiungere in futuro. È in atto. Sta accadendo ora”.

L’IA per l’ambiente

C’è poi il discorso – anch’esso legato al Dottorato di Ricerca del quale è capofila la Federico II – dell’intelligenza artificiale applicata alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente. “Abbiamo per esempio dottorandi – ricorda il docente – che con il metodo della computer vision e attraverso sensori su droni, aerei o satelliti ricercano la presenza delle microplastiche in mare per separarledicono segmentarle – ed andarle a prendere. L’intelligenza artificiale, poi, può aiutare gli insetti impollinatori. È nota l’importanza delle api e dei bombi ed è altrettanto noto che ormai da tempo non riescono più a svolgere al meglio il proprio mestiere, il proprio compito naturale. Funzionano poco, perché sono confusi dagli inquinanti e stentano ad individuare l’obiettivo. Ebbene, con tecniche di intelligenza artificiale si ricostruisce il volo di api e bombi e si cerca di capire perché sbagliano, con il fine di aiutarli a non sbagliare più”.
In che modo? “Alcuni colleghi, per esempio, stanno creando un fiore robotizzato che, posizionato vicino a quelli veri, potrebbe aiutare gli insetti impollinatori a cercare quello giusto”. Un’altra applicazione dell’intelligenza artificiale a favore dell’ambiente: “Andare a caccia degli inquinanti nella Terra dei Fuochi, cercare di identificarli in maniera veloce”.
Fabrizio Geremicca

Scarica gratis il nuovo numero di Ateneapoli

Ateneapoli – n.06 – 2024 – Pagina 7

- Advertisement -




Articoli Correlati