La fondazione di Partenope e Neapolis. Un focus su Cuma nella conferenza al Circolo Canottieri del prof. Luigi Cicala

La città di Napoli compie 2.500 anni. C’è già il logo dedicato alle celebrazioni selezionato nell’ambito del concorso di idee bandito dal Comune: il progetto è di una giovane graphic designer Rita Zunno, che ha trasformato le cifre del compleanno in simboli che raccontano il patrimonio culturale ed i miti della città. Il prof. Francesco Barbagallo, il quale ha insegnato per molti anni Storia contemporanea alla Federico II, ha però polemizzato con l’evento ed ha fatto notare, in un intervento su un quotidiano cittadino: “Su consiglio di non si sa quale geniale esperto della storia di Napoli si è deciso di celebrare 2500 anni di storia della città. Si sono cancellati così circa tre secoli di storia del primo insediamento di Partenope sulla collina di Pizzofalcone da parte di coloni greci di diversa provenienza, che avevano già fondato Pithecusa (Ischia), Dicearchia (Pozzuoli), Cuma”.
Il tema, insomma, è caldo. Ci sono dunque tutte le premesse affinché il 12 febbraio al Circolo Canottieri siano in tanti ad ascoltare nel Salone De Gaudio la conferenza sulla fondazione di Partenope e Neapolis, con specifici riferimenti a Cuma, alle sue origini ed al ruolo di metropoli di Napoli. La terrà il prof. Luigi Cicala, docente di Archeologia classica presso il Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II, codirettore degli scavi di Cuma. “Ho accolto l’invito con grandissimo piacere – dice – perché la divulgazione di questi temi ad un pubblico non specialistico rientra a pieno titolo nella Terza Missione, uno dei pilastri delle attività degli Atenei. Si protegge e si rispetta quel che si conosce”.
Entriamo dunque subito in argomento. È giusto che si celebri quest’anno il compleanno di Napoli, con annessi concorsi, oppure, come argomenta il prof. Barbagallo, nell’enfasi di cercare una cifra tonda si è ingiustamente dimenticato tutto quel che è accaduto nei trecento anni anteriori alla fondazione di Neapolis? Il prof. Cicala, da studioso, risponde con i fatti. Ciascun lettore interpreti poi la faccenda come ritiene più opportuno.
Partenope – sottolinea – costituisce un punto di controllo di Cuma, ai margini del suo territorio, sul Monte Echia (Pizzofalcone), ai cui piedi era posizionato l’isolotto di Megaride, legato al mito della Sirena Partenope. Le attestazioni archeologiche più antiche risalgono agli ultimi decenni dell’VIII secolo avanti Cristo. La distruzione di Partenope, secondo le fonti letterarie, sarebbe stata compiuta dagli stessi cumani (gli studiosi, nel tempo, hanno variamente interpretato questa notizia), mentre le testimonianze archeologiche indicherebbero, dal punto di vista cronologico, la seconda metà del VI secolo avanti Cristo”.
Quanto a Neapolis, “la fondazione della città, posta poco più a nord del promontorio, secondo le ipotesi più recenti, si collocherebbe già alla fine del VI secolo avanti Cristo”. Diatribe contemporanee a parte, “la presenza greca nella Baia di Napoli si inserisce in un vasto fenomeno storico, noto come ‘colonizzazione greca’, che vede la fondazione di città (apoikiai), in Italia meridionale, da parte di gruppi provenienti da diversi centri della Grecia, a partire dalla metà dell’VIII secolo avanti Cristo”. Chiarisce il prof. Cicala: “Le testimonianze letterarie e archeologiche ci restituiscono un quadro molto articolato di tali presenze, con i dati provenienti da Pithekoussai (Ischia), Cuma e Partenope. A Pithekoussai (Ischia) le ricerche archeologiche, condotte da Buchner, hanno restituito una ricchissima documentazione relativa soprattutto alla necropoli di Lacco Ameno, oltre ai resti di un’area artigianale (Lacco Ameno, località Mazzola) e a nuclei di abitato (Punta Chiarito)”.
Arriviamo così a Cuma, il fulcro delle ricerche condotte dal docente. “Secondo la tradizione letteraria – spiega – viene fondata da un gruppo proveniente dall’isola di Eubea, in particolare dalle città di Calcide ed Eretria. Altre fonti storiche indicano anche la partecipazione di Cuma in Asia Minore, intorno al 750 avanti Cristo come suggeriscono le ipotesi più recenti. L’area era stata occupata, precedentemente, da un insediamento di popolazioni locali che vengono riassorbite nella nuova comunità”.
In ogni caso fu una iniziativa coronata dal successo quella di una nuova città nel golfo di Napoli.
Cuma “inizia rapidamente a crescere dal punto di vista economico e territoriale, attraverso il controllo di punti di approdo o di controllo della navigazione nella baia di Napoli, come Capo Miseno, il promontorio di Rione Terra a Pozzuoli (anche se la documentazione è molto scarna) e, soprattutto, Partenope, a Pizzofalcone, che è attestata già nel corso della seconda metà dell’VIII secolo avanti Cristo. Anche l’isola di Ischia (Pithekoussai) rientra sotto il controllo cumano, fino al VI secolo avanti Cristo. Le indagini archeologiche condotte nella parte bassa di Cuma, a partire dagli anni Novanta del Novecento, dalle Università campane (Federico II, L’Orientale, Vanvitelli) e dal Centre J. Berard, hanno ampliato notevolmente le conoscenze sull’organizzazione della città, in particolare per la fase greca. Sono stati individuati, infatti, ampi settori dell’abitato, con numerosi resti di unità domestiche, della viabilità ed altro”.
Nel 421 avanti Cristo Cuma viene conquistata dai Campani, “una popolazione osco-sannitica, ma conserva, nonostante gli inevitabili cambiamenti, le sue radici culturali greche. A partire dal 338 avanti Cristo la città entra nell’orbita di Roma, diventando municipium, per poi ottenere successivamente la piena cittadinanza. Cuma, in età augustea, diventa lo scenario privilegiato per la ricostruzione delle vicende legate alle origini della famiglia imperiale, come evidenzia il racconto virgiliano di Enea, della Sibilla e della discesa agli inferi. In età tardo imperiale inizia il declino della città che vede l’abitato restringersi gradualmente all’area dell’Acropoli. La rocca, tuttavia, conserva un ruolo importante, per il suo sistema di fortificazioni, nel corso della Guerra greco-gotica (535-553 dopo Cristo) che si conclude con la conquista da parte dell’esercito bizantino e la sconfitta della compagine ostrogota. L’abbandono definitivo della città risale al 1207, a seguito degli interventi dell’esercito del Ducato di Napoli”.
Fabrizio Geremicca
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Ateneapoli – n. 2 – 2025 – Pagina 7

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