La protesta degli Universitari, la VQR e la difesa della dignità

In questi ultimi mesi nelle Università Italiane è in corso una protesta tesa ad ottenere il riconoscimento dell’anzianità di carriera negato dal blocco degli scatti stipendiali nel periodo 2011-2015. Non si tratta di percepire gli arretrati per il quadriennio 2011-2014, essendo noi rispettosi del contributo di solidarietà per la crisi economica che ha colpito il Paese, ma solo di poter percepire dal 1° gennaio 2015, come tutte le altre categorie del pubblico impiego, le retribuzioni che ci sarebbero spettate. Già! Tutte le altre categorie del pubblico impiego hanno ottenuto tale riconoscimento compresi i ricercatori di altri Enti Statali. Quindi solo gli Universitari dovrebbero ‘pagare la crisi’ probabilmente non perché considerati eroi e neppure perché considerati ‘ricchi’ (lo stipendio di un Ricercatore è purtroppo misero come pure inadeguato è quello dei Professori) ma forse, viene il sospetto, perché gli Universitari sono considerati ‘spesa improduttiva’. È a questo punto che dovrebbe scattare la molla dell’orgoglio e della difesa della dignità non solo di cate
goria e dell’Istituzione Universitaria in genere ma, addirittura, personale.
Per la difesa della dignità, si è meritoriamente pensato di lanciare un messaggio al Governo attraverso il boicottaggio della VQR (Valutazione della Qualità della Ricerca), in modo da non usare strumenti, a mio avviso impropri (tipo il blocco degli esami o altro del genere), che avrebbero potuto danneggiare gli Studenti che nulla hanno a che fare con le motivazioni della protesta. Sorprendentemente, da parte degli Universitari l’adesione alla protesta è marginale e marginale è l’appoggio delle Autorità Accademiche (Rettori, Direttori di Dipartimento) che ancor più sorprendentemente si sono sentite ‘controparte’ dimenticando di essere Professori che sono stati eletti pro tempore a ricoprire una carica. Le Autorità Accademiche, infatti, non sono tali perché gerarchicamente superiori o più brave. Ad esse viene riconosciuta, attraverso procedure elettorali, la qualità di essere garanti delle regole e di avere propensione alla ‘politica universitaria’. Nella mia lunga carriera ho incontrato ottimi Rettori e Direttori che erano pessimi ricercatori e didatti. Particolarmente le Università Campane, attraverso i loro Rettori, sono state lungamente silenti prendendo, secondo me tardivamente, posizioni di blando appoggio e talvolta contraddittorie.    
Generalmente al nostro interno le argomentazioni usate per smorzare la protesta sono state, a mio avviso, addirittura…
 
Articolo pubblicato sul nuovo numero di Ateneapoli in edicola (n. 20/2015)
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