“Ho intrapreso Scienze Biotecnologiche in maniera consapevole. Fare una scelta definitiva a 19 anni non è affatto semplice, mi ritengo fortunata di aver indovinato la mia strada – dichiara Valentina Scala, laureata in Biotecnologie Mediche nell’ottobre 2007 – Gli esami sono fattibili, le spiegazioni molto comprensibili, i professori validi”. Secondo Scala, alcuni studenti non attribuiscono la giusta importanza al tirocinio. Le attività di laboratorio vengono assegnate sulla base delle preferenze espresse dagli studenti e tenendo conto della disponibilità delle varie strutture: “spesso si indica una preferenza senza sapere di cosa ci si occuperà”. Valentina, dopo la laurea, ha proseguito la collaborazione nel laboratorio di Cardiologia in cui aveva svolto il tirocinio e poi si è iscritta ad un Corso di Perfezionamento sulle Biotecnologie applicate alla fecondazione assistita che le ha permesso di svolgere uno stage presso l’ospedale di Avellino in cui lavora il prof. Riccardo Talevi, il responsabile del Corso: “In Italia la legge 40 restringe le possibilità di impiego in questo settore, perciò non escludo di trasferirmi all’estero a novembre, subito dopo la fine dello stage”.
Nicola Torre, invece, dirige, a 30 anni, il settore della produzione chimica della Novartis di Torre Annunziata. Si è laureato in Biotecnologie Industriali e Molecolari nel 2001 con una tesi in Microbiologia industriale con il prof. Giuseppe Marino e, dopo un breve passaggio alla Sigma Tau in provincia di Caserta, nel 2002 è stato assunto dalla Novartis. Del suo percorso universitario racconta: “le materie più impegnative sono state la Chimica e la Fisica, in particolare la parte sulla termodinamica. Le esperienze più piacevoli le visite nelle varie aziende e le relazioni di speaker non universitari, provenienti dal mondo dell’imprenditoria”.
“Ho un bel ricordo soprattutto del periodo della Specialistica. Gli esami erano più specifici”, asserisce Alessia Ferrara, 26 anni, che dopo la laurea nel 2007 ha immediatamente iniziato uno stage post-laurea di 6 mesi alla Novartis ed ora ha un contratto interinale con la stessa azienda. Alessia è soddisfatta del suo lavoro: “mi occupo sia dell’ambiente della produzione, sia di impiantistica, sia di compiti più burocratici inerenti allo svolgimento di progetti. Affianco il technology leader e il productivity leader”.
Martina Montuoro, laureata in Biotecnologie Industriali e Molecolari, giudica la scelta del giusto Corso di studi il momento più difficile dell’intero percorso universitario: “la Facoltà di Scienze Biotecnologiche è adatta a chi vuole essere al passo con gli sviluppi della biologia e delle scienze affini. L’attività in laboratorio è fondamentale sia per comprendere il potenziale applicativo delle teorie insegnate in aula, sia soprattutto in vista di un futuro lavorativo”. Montuoro rammenta con grande piacere le lezioni di Biologia molecolare e Biochimica mentre rivela di aver incontrato maggiori difficoltà nel superare le prove di Fisica e Statistica. E’ attualmente impegnata in uno stage di un anno presso la Segix Italia, un’azienda farmaceutica di Pomezia: “sono inserita nel settore Ricerca e Sviluppo in un progetto di drug discovery e mi occupo di testare l’effetto di nuovi farmaci di sintesi chimica su linee cellulari eucariotiche mediante test biochimici e di biologia molecolare”. Il suo consiglio alle matricole è: “cercate di approfittare dell’estrema disponibilità dei professori. Ogni occasione è buona per chiarire un dubbio o farvi rispiegare un argomento poco chiaro.” Tuttavia esiste un fattore negativo che chi è in procinto di iscriversi deve considerare: “non esiste un albo dei biotecnologi. Questa figura professionale non è ancora riconosciuta. Nonostante la parola “biotech” sia ormai sulla bocca di tutti, le aziende italiane spesso diffidano dei biotecnologi preferendovi i biologi o i chimici farmaceutici”.
Nicola Torre, invece, dirige, a 30 anni, il settore della produzione chimica della Novartis di Torre Annunziata. Si è laureato in Biotecnologie Industriali e Molecolari nel 2001 con una tesi in Microbiologia industriale con il prof. Giuseppe Marino e, dopo un breve passaggio alla Sigma Tau in provincia di Caserta, nel 2002 è stato assunto dalla Novartis. Del suo percorso universitario racconta: “le materie più impegnative sono state la Chimica e la Fisica, in particolare la parte sulla termodinamica. Le esperienze più piacevoli le visite nelle varie aziende e le relazioni di speaker non universitari, provenienti dal mondo dell’imprenditoria”.
“Ho un bel ricordo soprattutto del periodo della Specialistica. Gli esami erano più specifici”, asserisce Alessia Ferrara, 26 anni, che dopo la laurea nel 2007 ha immediatamente iniziato uno stage post-laurea di 6 mesi alla Novartis ed ora ha un contratto interinale con la stessa azienda. Alessia è soddisfatta del suo lavoro: “mi occupo sia dell’ambiente della produzione, sia di impiantistica, sia di compiti più burocratici inerenti allo svolgimento di progetti. Affianco il technology leader e il productivity leader”.
Martina Montuoro, laureata in Biotecnologie Industriali e Molecolari, giudica la scelta del giusto Corso di studi il momento più difficile dell’intero percorso universitario: “la Facoltà di Scienze Biotecnologiche è adatta a chi vuole essere al passo con gli sviluppi della biologia e delle scienze affini. L’attività in laboratorio è fondamentale sia per comprendere il potenziale applicativo delle teorie insegnate in aula, sia soprattutto in vista di un futuro lavorativo”. Montuoro rammenta con grande piacere le lezioni di Biologia molecolare e Biochimica mentre rivela di aver incontrato maggiori difficoltà nel superare le prove di Fisica e Statistica. E’ attualmente impegnata in uno stage di un anno presso la Segix Italia, un’azienda farmaceutica di Pomezia: “sono inserita nel settore Ricerca e Sviluppo in un progetto di drug discovery e mi occupo di testare l’effetto di nuovi farmaci di sintesi chimica su linee cellulari eucariotiche mediante test biochimici e di biologia molecolare”. Il suo consiglio alle matricole è: “cercate di approfittare dell’estrema disponibilità dei professori. Ogni occasione è buona per chiarire un dubbio o farvi rispiegare un argomento poco chiaro.” Tuttavia esiste un fattore negativo che chi è in procinto di iscriversi deve considerare: “non esiste un albo dei biotecnologi. Questa figura professionale non è ancora riconosciuta. Nonostante la parola “biotech” sia ormai sulla bocca di tutti, le aziende italiane spesso diffidano dei biotecnologi preferendovi i biologi o i chimici farmaceutici”.