Nonostante il grande impegno, la media non sale. E’ quello che ci riferiscono tanti studenti iscritti alla Facoltà di Giurisprudenza che, purtroppo, dopo aver sostenuto qualche esame con votazione non eccellente, non riescono a fare in modo che la media si alzi. Una preparazione che non si discosta dal 22, 23 o 24. E’ ciò che ci racconta anche Mariangela Palazzo, studentessa ventenne al secondo anno di Giurisprudenza. “Ho scelto Giurisprudenza perché mi piace – dice Mariangela – e sento che è un tipo di studio che si addice alle mie capacità. Finora, ho sostenuto cinque esami su sei del primo anno… l’unica pecca è la media che è fissa tra il 22 e il 23, nonostante studi molto”. A leggere il libretto, dunque, sembra che la preparazione di Mariangela non vada mai oltre la soglia del discreto. Sarà perché, ai suoi primi due esami, ha registrato voti bassi… sarà abitudine dei docenti di basarsi sulla media prima di esprimere la votazione… Fatto sta che Mariangela, come tutti gli altri studenti che si pongono degli obiettivi, si impegna a sufficienza per aumentare la sua media, anche se ci confessa: “meglio non fossilizzarsi sulle votazioni, l’importante è andare avanti e non fermarsi…”. Il suo sogno è diventare magistrato ma, nel frattempo, non si preclude nessuna esperienza formativa o di lavoro. A cominciare dallo studio dell’inglese. Ha già alle spalle tre esperienze all’estero che le sono servite per lo studio della lingua: prima presso l’EF College di Limerick, in Irlanda; poi in un’altra scuola di Inglese a Cheltenham e, infine, una vera esperienza di lavoro durata un mese presso Drake’s London, una importante azienda di cravatte, “l’equivalente di ‘Marinella’ a Napoli”. E proprio quest’ultima occasione le è servita anche a livello universitario. “In segreteria, mi è stato detto che potrò ricevere cinque crediti o saltare l’idoneità di lingua Inglese”. “Esperienze molto formative, che mi hanno insegnato tanto – aggiunge – al di là della lingua. E’ per questo che impiegherò la prossima estate lavorando in un’attività commerciale a Brooklyn, dove vive e lavora mio cugino… Un periodo che mi servirà per capire le varie sfaccettature dell’inglese parlato negli Stati Uniti e le differenze con ciò che ho appreso finora”.