Contemporaneistica, digital humanities, ambiente: filoni imprescindibili per i Dipartimenti de L’Orientale

Revisionare l’offerta didattica per i prossimi anni accademici, accogliere sempre più visiting professor dall’estero, rafforzare gli insegnamenti attraverso contratti di ruolo per i docenti, ampliare le aree di interesse volgendo lo sguardo sempre più verso l’Est del mondo. Dulcis in fundo, implementare due orizzonti culturali decisivi della contemporaneità: transizione digitale e ambientale. L’Orientale programma il suo futuro a partire da queste linee programmatiche, tanto interne quanto esterne. Ad entrare nel merito di come verranno declinate e interpretate da parte dei singoli Dipartimenti – comunque in un rapporto di strettissima collaborazione – i Direttori: il prof. Andrea Manzo per Asia, Africa e Mediterraneo (DAAM), che rientra nei Dipartimenti di Eccellenza ed è in attesa di giudizio per il progetto presentato; il prof. Giuseppe Cataldi per Scienze Umane e Sociali. E non si potrebbe partire che dal primo, per rendere noti i contorni del progetto citato, possibile volano per nuovi investimenti, e dunque per un ulteriore salto di qualità. “È legato a due filoni che oggi sono imprescindibili, cioè digital humanities e ambiente – afferma Manzo – i ragazzi devono avere competenze anche in ambito tecnologico, così da poterle coniugare con i nostri saperi”. Un passaggio a tal punto importante, che il DAAM sta investendo molto su assunzioni e introduzione di nuovi insegnamenti. “Abbiamo già reclutato un ricercatore, primo ingegnere per L’Orientale, che si occupa proprio di questo, nonché rafforzato l’offerta per le applicazioni digitali ai beni culturali, anche attraverso il nostro Centro interdipartimentale. In prospettiva, inoltre, vorremmo implementare nuovi insegnamenti, come la Museologia digitale, per dare nuove competenze professionalizzanti”. Sul fronte della transizione verde, spicca il benvenuto ad un docente di Bioarcheologia, assunto nell’ultima tornata di concorsi, al fine di “sviluppare lo studio della storia ambientale”. Ancora, in merito ai prossimi passi da compiere, il Direttore riconduce tutto sotto un’unica bandiera: “le novità in larga parte sono tutte legate alla riconfigurazione dell’offerta didattica per i prossimi anni. Per questo, abbiamo intenzione di rafforzare, con contratti di ruolo, settori come cinese, giapponese e coreano”. Già, l’Asia. In particolare il Sudest, un’area del mondo che attraversa una fase di grande sviluppo e, quindi, richiede a chi la studia un adeguamento delle conoscenze. Siamo gli unici ad insegnare la lingua indonesiana e vogliamo rinforzarne la struttura assumendo un ulteriore specialista di linguistica, esperto dell’intero Sudest. Stesso discorso per il vietnamita. È già attivo un laboratorio e siamo a lavoro per renderlo una lingua strutturale, ancora tramite il reclutamento di un docente”. Manzo chiude il discorso sul DAAM, con l’estensione delle aree di interesse: “Cito insegnamenti come Storia dell’India contemporanea, Storia e Culture dell’Asia Centrale, già partiti quest’anno. Per l’anno prossimo, spero di riuscire ad inserire anche Antropologia relativa al contesto islamico. Abbiamo già avviato la procedura, nello scorso Consiglio di Dipartimento di novembre, per il rientro di un docente dall’estero che se ne faccia carico”.

Fa eco al suo omologo, su molti punti, il Direttore, prof. Cataldi. Uno degli obiettivi, per Scienze Umane e Sociali, è “di curare molto la contemporaneistica, di concerto con i colleghi degli altri Dipartimenti”. Il tutto, chiaramente, inserito nella specifica prospettiva di discipline come il diritto, l’economia, la storia. Per questo, “nel cambiare fisionomia, come facciamo da sempre, alla nostra offerta didattica, puntiamo a reclutare esperti che, per esempio, conoscano molto bene la politica attuale di Paesi come la Cina, il Giappone. Dobbiamo rispettare le peculiarità del nostro Ateneo e caratterizzare in modo specifico i Corsi di Laurea, anche per distinguerci dalle altre Università”. A questo servirà, soprattutto a partire dal prossimo semestre, l’accoglienza di diversi Visiting Professor, cioè “colleghi, invitati per un periodo ad insegnare qui, per fare didattica integrativa rivolta tanto agli studenti di Triennali e Magistrali, quanto ai dottorandi di ricerca”. L’ultima battuta di Cataldi è sullo stato di salute dei Corsi di Laurea di Scienze Umane e Sociali, con i bienni che stanno rispondendo molto bene, soprattutto Lingue e Comunicazione Interculturale in Area Euromediterranea. Certo, dopo un incremento degli iscritti riscontrato durante la pandemia, è arrivato un calo fisiologico, in molti hanno pensato di poter portare avanti il percorso da casa. Ad ogni modo siamo soddisfatti. I 12mila studenti de L’Orientale sono equamente distribuiti tra i tre Dipartimenti, con il nostro che, di poco, è il più piccolo”.

Claudio Tranchino

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