L’adolescenza, un periodo della vita molto turbolento che vede i protagonisti al centro di un vortice di sensazioni che, a volte, rischia di sopraffarli. Sono molti i problemi che possono manifestarsi in questa transizione verso la pubertà e l’età adulta e, tra questi, uno dei primi posti va ai disturbi dell’alimentazione. Ne abbiamo parlato con la prof.ssa Stefania Cella, docente di Psicopatologia del Dipartimento di Psicologia, alla guida da due anni dell’Osservatorio Disturbi Alimentari (ODA). Si tratta di uno dei molti servizi clinici offerti dall’Ateneo e dal Dipartimento, che nasce con lo scopo di fornire un aiuto concreto alle persone che soffrono di disturbi alimentari e alle loro famiglie, nonché di formare i professionisti del settore tramite corsi di formazione dedicati. “I disturbi alimentari sono molto diffusi in società – ha spiegato la prof.ssa Cella – e colpiscono specialmente giovani in età adolescenziale e puberale. L’età di esordio sta progressivamente diminuendo, con casi prima dei 13 anni, mentre la pubertà introduce il rischio di sviluppare più facilmente l’anoressia”. L’Osservatorio, grazie a un costante lavoro di monitoraggio, è promotore di molte iniziative che hanno come scopo la prevenzione dei disturbi alimentari e la profilassi; a questo proposito si avvale di molte collaborazioni, come quella con il dott. Walter Milano dell’Asl Napoli 2 Nord, e propone periodicamente pubblicazioni scientifiche. Ma indaghiamo più a fondo sui disturbi di cui si parla. “Tra i disturbi alimentari più diffusi ci sono senza dubbio la bulimia e l’anoressia nervose e il disturbo da alimentazione incontrollata o Binge-eating disorder”, ha ripreso la docente. Disturbi che “non devono essere visti esclusivamente come un problema inerente al cibo, perché di fatto si tratta di una reazione dell’organismo di fronte a un malessere per cui non riesce a trovare altra soluzione. È un disturbo psichico, quindi della mente, che tuttavia può ripercuotersi gravemente sull’organismo e condurre anche alla morte”. Spesso questi disturbi si manifestano con l’insorgenza di episodi di autolesionismo, di particolare intensità nei casi di bulimia. “In un recente studio condotto in collaborazione con il dott. Milano – ha spiegato Cella – il 25 per cento dei pazienti riportava di essersi ferito intenzionalmente almeno una volta nel corso della vita. Il comportamento più frequente è tagliarsi, seguito dal graffiarsi e dal colpirsi”. I disturbi alimentari originano da un malessere dell’individuo che non è riconducibile a un’unica causa, bensì a un loro insieme. Ne è un esempio il fatto che a seguito della pandemia da Covid-19 si è avuto un raddoppiamento dei casi clinici segnalati. “Questo non significa che tra gli eventi esterni e l’avvento dei disturbi alimentari vi sia un rapporto di causa-effetto, ma che certi eventi possono contribuire, come concausa, a deteriorare il quadro clinico dei soggetti”, ha specificato Cella. Purtroppo, “non si può pensare di affrontare questi disturbi da soli. La diagnosi e la cura prevedono un approccio integrato interdisciplinare (psichiatria, psicologia clinica, psicoterapia, neuropsichiatria infantile, pediatria, medicina nutrizionale) e pluriprofessionale (medici, psicologi, nutrizionisti, educatori, infermieri e dietisti)”. L’Osservatorio offre anche, a questo proposito, prestazioni a tariffe molto contenute, così da garantire un servizio di elevata qualità a prezzi socialmente sostenibili. Quello dell’Osservatorio “non è affatto di un lavoro semplice, complice l’età di insorgenza del disturbo – ha concluso la prof.ssa Cella – ma continuiamo a impegnarci per fornire un supporto concreto e qualitativamente elevato alle persone che ne hanno bisogno e alle loro famiglie”.
Nicola Di Nardo