Appuntamento in aula il 13 settembre per le prove di ammissione al Corso di Laurea in Veterinaria. Gli immatricolati anche quest’anno saranno 130, più la consueta riserva di cinque posti per gli studenti extracomunitari. Le domande di partecipazione alla prova devono essere inoltrate in segreteria entro la fine di agosto; i corsi cominceranno nell’ultima settimana di settembre. Sono organizzati in semestri. A Veterinaria tutto è pronto, dunque, per l’avvio del nuovo anno accademico. In attesa della emanazione del bando di concorso, atteso entro la prima metà di luglio, il Preside Gaetano Pelagalli fornisce qualche dritta ai ragazzi intenzionati a partecipare alle prove. “Sono novanta quiz a risposta multipla preparati da una commissione ministeriale – chiarisce- Le discipline oggetto delle novanta domande sono naturalmente quelle che rappresentano le fondamenta, le basi di partenza per la formazione di un buon veterinario. Quindi: Biologia, Matematica, Fisica e Chimica. Un metodo infallibile di preparazione naturalmente non esiste; il consiglio che mi sento di dare ai giovani è quello di ripetere coscienziosamente i programmi delle discipline in questione che hanno studiato durante la scuola media superiore. Una volta in aula, nell’affrontare i quiz diventa essenziale la calma. La fretta, la paura di non farcela possono pregiudicare la capacità di ragionare. Se una domanda risultasse particolarmente ostica, meglio proseguire e poi tornarci su alla fine. In caso contrario si rischia di lasciare molte caselle in bianco”.
Chi riuscirà a superare la prova –negli anni scorsi i candidati sono stati poco meno di quattrocento- affronta al primo anno una batteria di esami davvero nutrita: Chimica e propedeutica biochimica, Istologia, embriologia ed anatomia degli animali domestici, Fisico – Matematica, Biologia animale e vegetale, Biochimica veterinaria sistematica e comparata, Fisiologia ed etologia degli animali domestici, Anatomia degli animali domestici. Insomma, un impegno duro – qualcuno reputa anche troppo – per studenti i quali tra l’altro approdano all’università portandosi dietro un bagaglio di conoscenze ed un’abitudine allo studio non sempre adeguati. Pelagalli non nega il problema, ma rassicura le matricole: “già nell’anno accademico 1999/2000 le cose sono andate meglio. Abbiamo cercato di coordinare i programmi, in maniera da rendere sostenibile il carico didattico e da evitare che lo studente si perda in una serie smisurata di nozioni che non sempre, poi, assimila adeguatamente”. Un po’ per iniziativa dei docenti, dunque, un po’ sulla base delle stesse raccomandazioni ministeriali, Veterinaria si è sottoposta sin da quest’anno ad una dieta dimagrante, per quanto concerne i contenuti dei corsi. Che restano, ovviamente, molto impegnativi e vanno seguiti giorno per giorno. “Questo non è un corso di laurea che può essere affrontato studiando da casa – avverte il Preside- Lezioni, esercitazioni e laboratori implicano una presenza costante dello studente in facoltà”.
Una considerazione che fa però a pugni con lo stato attuale della sede che ospita il Corso di Laurea, in gran parte inadeguata a garantire una didattica effettivamente basata sulla integrazione tra teoria e pratica. Sembra un paradosso, ma non sono pochi gli studenti di Veterinaria i quali lamentano, dopo due o tre anni di studio, di non avere mai visto un animale dal vivo, di non avere mai assistito alla visita di un veterinario, di non aver mai sperimentato, insomma, la ricaduta pratica delle teorie studiate. Il trasferimento della facoltà a Monteruscello, in una struttura più funzionale, potrebbe risolvere il problema, ma è di là da venire. L’augurio migliore che si possa fare agli immatricolati 2000/2001 è di laurearsi ben prima che avvenga.
Infine, ecco qualche notizia in più sul corso di laurea. Dura cinque anni e prevede 32 oppure 33 esami, a seconda della scelta dei moduli professionalizzanti. Prima della laurea lo studente deve svolgere un tirocinio pratico di sei mesi ed entro il settimo semestre del Corso di laurea deve superare una prova di idoneità di Inglese.
Le prospettive occupazionali, avverte il Preside, non sono brillanti, in genere, per i laureati. “La situazione attualmente non è delle più incoraggianti, va detto. Uno dei campi d’impiego tradizionali è sempre stato la sanità pubblica, ma di concorsi da qualche tempo a questa parte se ne fanno davvero pochi. La gran parte dei laureati tenta la strada della professione privata, un settore nel quale, quindi, la concorrenza è diventata esasperata. Studi per la cura dei piccoli animali, ormai, ce ne sono tantissimi; per ritagliarsi un proprio spazio servono competenze indiscusse ed attrezzature moderne. Costano, queste ultime, ma il problema può essere aggirato attraverso la costituzione di studi associati. Poi c’è il settore della cura dei grandi animali, quelli di allevamento, che è certamente meno inflazionato. E’ una opportunità, a condizione però che sul territorio esistano aziende zootecniche di un certo rilievo”.
La segreteria ha sede in via Delpino; la facoltà è ubicata a poca distanza, in via S. Maria degli Angeli. n n n
Chi riuscirà a superare la prova –negli anni scorsi i candidati sono stati poco meno di quattrocento- affronta al primo anno una batteria di esami davvero nutrita: Chimica e propedeutica biochimica, Istologia, embriologia ed anatomia degli animali domestici, Fisico – Matematica, Biologia animale e vegetale, Biochimica veterinaria sistematica e comparata, Fisiologia ed etologia degli animali domestici, Anatomia degli animali domestici. Insomma, un impegno duro – qualcuno reputa anche troppo – per studenti i quali tra l’altro approdano all’università portandosi dietro un bagaglio di conoscenze ed un’abitudine allo studio non sempre adeguati. Pelagalli non nega il problema, ma rassicura le matricole: “già nell’anno accademico 1999/2000 le cose sono andate meglio. Abbiamo cercato di coordinare i programmi, in maniera da rendere sostenibile il carico didattico e da evitare che lo studente si perda in una serie smisurata di nozioni che non sempre, poi, assimila adeguatamente”. Un po’ per iniziativa dei docenti, dunque, un po’ sulla base delle stesse raccomandazioni ministeriali, Veterinaria si è sottoposta sin da quest’anno ad una dieta dimagrante, per quanto concerne i contenuti dei corsi. Che restano, ovviamente, molto impegnativi e vanno seguiti giorno per giorno. “Questo non è un corso di laurea che può essere affrontato studiando da casa – avverte il Preside- Lezioni, esercitazioni e laboratori implicano una presenza costante dello studente in facoltà”.
Una considerazione che fa però a pugni con lo stato attuale della sede che ospita il Corso di Laurea, in gran parte inadeguata a garantire una didattica effettivamente basata sulla integrazione tra teoria e pratica. Sembra un paradosso, ma non sono pochi gli studenti di Veterinaria i quali lamentano, dopo due o tre anni di studio, di non avere mai visto un animale dal vivo, di non avere mai assistito alla visita di un veterinario, di non aver mai sperimentato, insomma, la ricaduta pratica delle teorie studiate. Il trasferimento della facoltà a Monteruscello, in una struttura più funzionale, potrebbe risolvere il problema, ma è di là da venire. L’augurio migliore che si possa fare agli immatricolati 2000/2001 è di laurearsi ben prima che avvenga.
Infine, ecco qualche notizia in più sul corso di laurea. Dura cinque anni e prevede 32 oppure 33 esami, a seconda della scelta dei moduli professionalizzanti. Prima della laurea lo studente deve svolgere un tirocinio pratico di sei mesi ed entro il settimo semestre del Corso di laurea deve superare una prova di idoneità di Inglese.
Le prospettive occupazionali, avverte il Preside, non sono brillanti, in genere, per i laureati. “La situazione attualmente non è delle più incoraggianti, va detto. Uno dei campi d’impiego tradizionali è sempre stato la sanità pubblica, ma di concorsi da qualche tempo a questa parte se ne fanno davvero pochi. La gran parte dei laureati tenta la strada della professione privata, un settore nel quale, quindi, la concorrenza è diventata esasperata. Studi per la cura dei piccoli animali, ormai, ce ne sono tantissimi; per ritagliarsi un proprio spazio servono competenze indiscusse ed attrezzature moderne. Costano, queste ultime, ma il problema può essere aggirato attraverso la costituzione di studi associati. Poi c’è il settore della cura dei grandi animali, quelli di allevamento, che è certamente meno inflazionato. E’ una opportunità, a condizione però che sul territorio esistano aziende zootecniche di un certo rilievo”.
La segreteria ha sede in via Delpino; la facoltà è ubicata a poca distanza, in via S. Maria degli Angeli. n n n