Si ispira alla frase celebre dell’allunaggio – “è stato un piccolo passo, ma importantissimo, forse il primo verso quello che potrebbe essere un giorno” – Jessica Ammendola, protagonista, con i suoi colleghi del corso di Fluidodinamica Spaziale, o Space Experiments, Aniello Basile, Marco Lomasto, Giulia Maria Esposito, Daniela Puorto, Filippo Amato, Emanuele Zaccagnino, Salvatore Cerasuolo, dell’esperienza di volo che hanno documentato in un suggestivo filmato, disponibile sul sito del Dipartimento di Ingegneria Industriale. 25 anni, napoletana cresciuta a Sapri, in Cilento, Jessica sogna di diventare astronauta fin da bambina. “Avevo tre o quattro anni e, guardando gli aerei passare, mi chiedevo come fare per stare lì sopra. È difficile descrivere quello che ho provato, è stata l’esperienza più emozionante della mia vita”, commenta entusiasta. In attesa di realizzare il proprio avvenire, spera di prendere il brevetto di volo. Già durante il decollo dal campo di Vitulazio, ha partecipato attivamente: “il pilota mi ha permesso eseguire la manovra dandomi le istruzioni, ma non mi sono resa conto di aver fatto tutto da sola finché non mi ha detto che lui non stava toccando niente”. Resta il brivido dell’assenza di
gravità e la verifica di formule ed equazioni viste per anni alla lavagna o sui libri: “quando leggi che la gravità è zero, non puoi mai capire fino a che punto sia vero. Invece, sebbene il velivolo non fosse l’ideale, le condizioni che si sono venute a creare sono proprio quelle di microgravità”. È molto contenta del percorso di studi: “sebbene sia un bel Corso, non mi aspettavo tutta questa possibilità di sperimentare. Poter dire ‘l’ho fatto!’ è una sensazione forte. Al punto che, mentre ne parlo, rivivo quel senso di vuoto allo stomaco”. Astronauta, o meno, è decisa a lavorare nel settore spaziale, come progettista o, magari, come pilota: “quando hai un’idea chiara, anche se non riescia raggiungere esattamente il tuo obiettivo, tutto quello che c’è intorno va bene lo stesso”. Un consiglio per gli studenti ai primi anni: “non sono cose che si imparano fra i banchi. Bisogna cogliere opportunità come questa, perché possono essere anche uniche in tutta una vita”, conclude Jessica, che non è nuova alle sfide, reduce com’è dalla partecipazione al NASA International Space Challenge che si è svolto a fine aprile in 160 città del mondo contemporaneamente. Una competizione promossa dal Consolato Generale degli Stati Uniti che a Napoli è stata ospitata presso la sede di Agnano del Collegio di Ingegneria.
gravità e la verifica di formule ed equazioni viste per anni alla lavagna o sui libri: “quando leggi che la gravità è zero, non puoi mai capire fino a che punto sia vero. Invece, sebbene il velivolo non fosse l’ideale, le condizioni che si sono venute a creare sono proprio quelle di microgravità”. È molto contenta del percorso di studi: “sebbene sia un bel Corso, non mi aspettavo tutta questa possibilità di sperimentare. Poter dire ‘l’ho fatto!’ è una sensazione forte. Al punto che, mentre ne parlo, rivivo quel senso di vuoto allo stomaco”. Astronauta, o meno, è decisa a lavorare nel settore spaziale, come progettista o, magari, come pilota: “quando hai un’idea chiara, anche se non riescia raggiungere esattamente il tuo obiettivo, tutto quello che c’è intorno va bene lo stesso”. Un consiglio per gli studenti ai primi anni: “non sono cose che si imparano fra i banchi. Bisogna cogliere opportunità come questa, perché possono essere anche uniche in tutta una vita”, conclude Jessica, che non è nuova alle sfide, reduce com’è dalla partecipazione al NASA International Space Challenge che si è svolto a fine aprile in 160 città del mondo contemporaneamente. Una competizione promossa dal Consolato Generale degli Stati Uniti che a Napoli è stata ospitata presso la sede di Agnano del Collegio di Ingegneria.
“I nostri sono studi per sognatori”
“I nostri sono studi per sognatori”, afferma Daniela Puorto, 24 anni, di Caiazzo, in provincia di Caserta. Poi descrive nei minimi dettagli le fasi di salita, seguendo una traiettoria parabolica e di caduta libera: “Abbiamo eseguito due manovre di seguito e durante la caduta, anche se per pochi istanti, abbiamo davvero avvertito il distacco dal sediolino e l’assenza di peso. È stato solo per poco, ma è stato bellissimo”. Daniela aspira a lavorare per un’Agenzia Spaziale, le piacerebbe occuparsi magari di fluidodinamica e dei temi in cui si sta specializzando. “Soprattutto per noi donne, che rappresentiamo un quinto, forse meno, degli iscritti, il settore industriale e aerospaziale è molto impegnativo. Però è qui che voglio il mio futuro”, sottolinea la studentessa, anche lei reduce dal NASA International Space Challenge, insieme al fratello Angelo, ai ‘compagni di volo’ Giulia Maria, Filippo
e Aniello e ai colleghi Roberto Boccarusso, Alessandro Bruno, Luigi Criscuolo e Roberto D’Onofrio, ha dato vita alla squadra Space Kangaroos che si è aggiudicata il secondo posto con un progetto denominato Martina Kangoo, un esoscheletro per muoversi su Marte: “in pratica abbiamo realizzato delle scarpe elastiche, che già sulla Terra permettono di compiere balzi di un metro. Sulla superficie marziana, dove l’attrazione di gravità è inferiore, i salti possono essere anche maggiori. Accanto a queste abbiamo anche creato uno zaino propellente, alimentato con del materiale combustibile, che ha rappresentato la scelta più entusiasmante perché abbiamo studiato sia una soluzione ibrida liquido-solido, che una liquida e può essere prodotto localmente”.
“I nostri sono studi per sognatori”, afferma Daniela Puorto, 24 anni, di Caiazzo, in provincia di Caserta. Poi descrive nei minimi dettagli le fasi di salita, seguendo una traiettoria parabolica e di caduta libera: “Abbiamo eseguito due manovre di seguito e durante la caduta, anche se per pochi istanti, abbiamo davvero avvertito il distacco dal sediolino e l’assenza di peso. È stato solo per poco, ma è stato bellissimo”. Daniela aspira a lavorare per un’Agenzia Spaziale, le piacerebbe occuparsi magari di fluidodinamica e dei temi in cui si sta specializzando. “Soprattutto per noi donne, che rappresentiamo un quinto, forse meno, degli iscritti, il settore industriale e aerospaziale è molto impegnativo. Però è qui che voglio il mio futuro”, sottolinea la studentessa, anche lei reduce dal NASA International Space Challenge, insieme al fratello Angelo, ai ‘compagni di volo’ Giulia Maria, Filippo
e Aniello e ai colleghi Roberto Boccarusso, Alessandro Bruno, Luigi Criscuolo e Roberto D’Onofrio, ha dato vita alla squadra Space Kangaroos che si è aggiudicata il secondo posto con un progetto denominato Martina Kangoo, un esoscheletro per muoversi su Marte: “in pratica abbiamo realizzato delle scarpe elastiche, che già sulla Terra permettono di compiere balzi di un metro. Sulla superficie marziana, dove l’attrazione di gravità è inferiore, i salti possono essere anche maggiori. Accanto a queste abbiamo anche creato uno zaino propellente, alimentato con del materiale combustibile, che ha rappresentato la scelta più entusiasmante perché abbiamo studiato sia una soluzione ibrida liquido-solido, che una liquida e può essere prodotto localmente”.