‘O l’impresa, o la vita. Storie organizzative ed epiche’. È il titolo del libro (seconda edizione ampliata nei contenuti) del prof. Luigi Maria Sicca che farà da filo rosso al suo corso di Organizzazione Aziendale appena iniziato e che apre un piccolo ciclo di approfondimento sulle attività del semestre. Sedici storie raccontate da manager, imprenditori e musicisti, che si muovono intorno ad uno schema narrativo. L’introduzione è affidata al Rettore Emerito dell’Università Federico II, Massimo Marrelli, la chiusura è una nota critica di Enzo Rullani, docente dell’Università di Venezia. “Essere manager significa molte cose e il testo propone un’analogia di fondo di modi di
fare nell’ambito delle organizzazioni”, afferma il docente che definisce la proposta una risposta drammatica all’incertezza della nostra epoca. “Gli studenti non sanno dove andranno a lavorare e si muovono in un mondo regolato dalla costante asimmetria informativa, perciò è necessario mostrare loro esperienze diverse per aiutarli a dotarsi di strumenti di pensiero che comportino una crescita, ma anche un incentivo alla flessibilità”. Ciascun protagonista di queste storie interverrà in aula per interagire con i ragazzi: “affinché possano vedere fisicamente un
manager, umanizzarlo e integrare lo studio dei fondamenti con questa operazione di astrazione; entriamo in azienda dall’aula”, prosegue il professore. Il libro è diviso in due sezioni intitolate, rispettivamente, “I protagonisti si narrano” e “Narrazione dei protagonisti” in cui i soggetti si raccontano in prima persona o vengono raccontati da altri. Il corso, naturalmente, affronterà i temi tipici dell’organizzazione aziendale: mediazione, gestione del conflitto, crescita, strategia, decisioni, flessibilità. Non ci sono più i riferimenti del passato, quando un laureato in Economia
sapeva dove sarebbe andato a lavorare e si viveva una crisi economica che oggi sembra una vacanza. Allora, quali sono le fonti del sapere meno soggette all’obsolescenza? “L’arte, la filosofia, la musica, offrono al sapere manageriale delle fonti di conoscenza importanti sul modo di costruire delle teorie”. “Sulla scorta del libro, è possibile operare la sovrapposizione fra i contenuti didattici e la realtà organizzativa – sottolinea Marzia Avallone, una laureanda triennale che segue l’intervista – L’impressione è che si debba imparare a superare quello che è
scritto su carta; tradire la formalizzazione per portare le persone nella dimensione aziendale e allargare le proprie categorie mentali perché l’arena competitiva si è allargata e i concorrenti non vengono più solo dal proprio settore”. Al centro c’è il rapporto fra testo e interpretazione. Il musicista e il manager hanno lo stesso problema, che non è rappresentato dalla lettura dello spartito o del mansionario, ma dalla sua interpretazione, il mezzo attraverso il
quale si produce valore. Un processo che colloca pienamente l’economia e il management tra le discipline di area umanistica.
fare nell’ambito delle organizzazioni”, afferma il docente che definisce la proposta una risposta drammatica all’incertezza della nostra epoca. “Gli studenti non sanno dove andranno a lavorare e si muovono in un mondo regolato dalla costante asimmetria informativa, perciò è necessario mostrare loro esperienze diverse per aiutarli a dotarsi di strumenti di pensiero che comportino una crescita, ma anche un incentivo alla flessibilità”. Ciascun protagonista di queste storie interverrà in aula per interagire con i ragazzi: “affinché possano vedere fisicamente un
manager, umanizzarlo e integrare lo studio dei fondamenti con questa operazione di astrazione; entriamo in azienda dall’aula”, prosegue il professore. Il libro è diviso in due sezioni intitolate, rispettivamente, “I protagonisti si narrano” e “Narrazione dei protagonisti” in cui i soggetti si raccontano in prima persona o vengono raccontati da altri. Il corso, naturalmente, affronterà i temi tipici dell’organizzazione aziendale: mediazione, gestione del conflitto, crescita, strategia, decisioni, flessibilità. Non ci sono più i riferimenti del passato, quando un laureato in Economia
sapeva dove sarebbe andato a lavorare e si viveva una crisi economica che oggi sembra una vacanza. Allora, quali sono le fonti del sapere meno soggette all’obsolescenza? “L’arte, la filosofia, la musica, offrono al sapere manageriale delle fonti di conoscenza importanti sul modo di costruire delle teorie”. “Sulla scorta del libro, è possibile operare la sovrapposizione fra i contenuti didattici e la realtà organizzativa – sottolinea Marzia Avallone, una laureanda triennale che segue l’intervista – L’impressione è che si debba imparare a superare quello che è
scritto su carta; tradire la formalizzazione per portare le persone nella dimensione aziendale e allargare le proprie categorie mentali perché l’arena competitiva si è allargata e i concorrenti non vengono più solo dal proprio settore”. Al centro c’è il rapporto fra testo e interpretazione. Il musicista e il manager hanno lo stesso problema, che non è rappresentato dalla lettura dello spartito o del mansionario, ma dalla sua interpretazione, il mezzo attraverso il
quale si produce valore. Un processo che colloca pienamente l’economia e il management tra le discipline di area umanistica.