“Esami entro date chiuse”

“La nostra disponibilità e il buon lavoro, sono testimoniati dal numero elevato di studenti che, consapevolmente, scelgono di proseguire gli studi nel campo dell’analisi economica”, sottolinea il prof. Riccardo Martina, docente di Microeconomia, il quale illustra le ragioni per le quali è spesso difficile approcciarsi alla sua materia. Dipende dalle caratteristiche della disciplina – che si prefigge di dare conoscenze relative al funzionamento di un sistema di mercato e che introduce gli studenti all’analisi di comportamenti razionali- ma anche da altri problemi. Ad esempio, ci si rivolge a platee differenziate: ci sono ragazzi del primo anno ancora immaturi, studenti degli anni precedenti un po’ in affanno che tentano di recuperare e studenti che, invece, vogliono affrontare la loro carriera in maniera consapevole. Poi la sostenibilità del carico didattico: “più volte in Consiglio di Facoltà ho chiesto che venisse svolto un monitoraggio, relativo alla possibilità di uno studente medio di sopportare il carico didattico che abbiamo tradotto nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento- dice il docente – Altrimenti si dispone di percezioni individuali”. Sono tutti fondamentali gli argomenti trattati? “Io credo di si, però la cosa andrebbe valutata”, risponde il professore. 
“Da ormai tre anni teniamo il corso in parallelo. Abbiamo strutturato l’esame con un certo numero di domande, sia qualitative che analitiche, in modo da non penalizzare chi può avere maggiori difficoltà dal punto di vista matematico”, dice il prof. Antonio Acconcia. Si tenta, quindi, di consentire agli studenti un approccio all’esame nel modo a loro più congeniale. Il punto critico, secondo Acconcia, è un altro: “in molti casi, lo studente che si iscrive alla Facoltà di Economia, non ha ben chiaro quello che vuole fare. Spesso si iscrivono perché attratti dalle possibilità occupazionali del titolo di studio”. Bisogna regolarizzare il sistema e indurre, almeno gli studenti del primo anno, a concludere gli esami entro date chiuse”, suggeriscono entrambi i docenti. Questo permetterebbe di pianificare il lavoro, valutando la massa di nozioni da impartire al primo anno, con un insieme di esami da far valutare ad una commissione. Con le valutazioni complessive, si libererebbero gli studenti dal peso della media e si eviterebbe di personalizzare il problema. Poche regole chiare, percepite da tutti; evitare la frammentazione, soprattutto ai primi anni: questa è la ricetta dei due docenti per semplificare la situazione.
Agli studenti della Specialistica, arrabbiati per l’impostazione dei corsi, Martina risponde: “hanno ragione. Per scelta non ho partecipato ai Consigli di Facoltà. Bisogna cambiare radicalmente l’impianto della Specialistica”.
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