“Sono continuamente assediato da studenti che non hanno ancora capito che cos’è l’università e come vi si studia correttamente per ottenere un buon risultato”, afferma il prof. Salvatore Prisco, docente di Istituzioni di diritto pubblico e di Diritto pubblico comparato. Così ha preso carta e penna ed ha steso una nota metodologica che ha affisso nella bacheca del suo Dipartimento. Consigli d’oro per gli studenti. Ecco il testo inviatoci dal professore.
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È assai frequente che gli studenti chiedano al professore titolare di cattedra (a chi firma questa nota o ad altri) e ai suoi collaboratori “quale testo si studia per l’esame” e capita a volte anche che – in sede di verifica della preparazione, appunto all’esame – facciano osservare che la risposta ad una certa domanda loro rivolta “non c’è sul testo”.
Simili atteggiamenti rivelano una profonda incomprensione della corretta formazione universitaria e dei diritti e doveri reciproci degli studenti e dei docenti.
Il modo corretto di porsi è infatti quello di voler approfondire lo studio per problemi, utilizzando, all’uopo, la guida di un testo, ma considerandolo tutt’al più come base e punto di partenza – non certamente esauriente in se stesso – e di chiedere al docente di ricevere allo scopo stimoli critici, non risposte preconfezionate e scolastiche.
Le biblioteche esistono per essere frequentate, i corsi vanno preferibilmente seguiti per apprendere la materia e soprattutto il corretto metodo di studio dall’esempio e dalla voce stessa del professore (non passivamente, ma interrogandolo su quanto non si è compreso, o si vuole arricchire di riflessioni personali) e dal confronto collaborativo ed emulativo con altri studenti.
In genere, vengono organizzati seminari integrativi per ogni corso, ma in università sono comunque presenti spesso (per la sua stessa funzione istituzionale) docenti di altre sedi e figure professionali che ordinariamente non svolgono funzioni formative, ma vengono invitate per momenti di analisi su problemi tecnici o culturali emergenti dal dibattito di volta in volta in corso nel Paese. Trarre profitto da queste occasioni – sulla base di possibilità, necessità o interessi – è spesso assai utile anche alla preparazione specifica di un esame, oltreché ed in ogni caso alla crescita culturale complessiva. Non dovrebbe nemmeno essere oggetto di particolare raccomandazione l’invito a leggere quotidianamente i giornali, ad ascoltare la radio, a seguire trasmissioni televisive di qualità, a consultare spesso e con intelligenza Internet, a coltivare la buona abitudine ai romanzi o ai saggi, anche su argomenti non oggetto di esame, a vedere film.
Analogamente, non dovrebbe essere suggerito (ma acquisito come proprio abito mentale) accompagnare lo studio dei testi con la consultazione dei codici e lo studio della giurisprudenza. A chi firma questa nota, in particolare, fa buona impressione che lo studente si presenti all’esame coi codici e dimostri – a domanda specifica su qualche aspetto del programma – di padroneggiarne l’uso, provando in tal modo di avere accompagnato lo studio con il loro ausilio.
In sintesi ed in conclusione, occorre acquisire la mentalità di volersi dedicare ad uno studio critico, personale, da adulti e alla coltivazione più complessiva della propria sensibilità e crescita culturali, abbandonando – ove lo si fosse adottato in precedenza – un metodo invece mnemonico e nozionistico. Com’è evidente, ogni disciplina teorica e ogni sapere pratico si nutre dell’apprendimento rigoroso di nozioni, di tecniche e della messa in opera di buone prassi. Questo però non basta a chi voglia iniziare ad apprenderla correttamente, giacché l’indice del fatto che ci si è ben incamminati è nella circostanza che si sia in grado di dialogare sui temi in modo maturo, di formulare domande, di abbozzare risposte ad esse (siano rivolte da un docente, da un familiare, da un amico o da se stessi, abbia la possibile risposta ad esse uno scopo solo conoscitivo o anche un obbiettivo pratico), di esplorare autonomamente – sulla base di quanto appreso – la realtà che cambia in continuazione.
Simili atteggiamenti rivelano una profonda incomprensione della corretta formazione universitaria e dei diritti e doveri reciproci degli studenti e dei docenti.
Il modo corretto di porsi è infatti quello di voler approfondire lo studio per problemi, utilizzando, all’uopo, la guida di un testo, ma considerandolo tutt’al più come base e punto di partenza – non certamente esauriente in se stesso – e di chiedere al docente di ricevere allo scopo stimoli critici, non risposte preconfezionate e scolastiche.
Le biblioteche esistono per essere frequentate, i corsi vanno preferibilmente seguiti per apprendere la materia e soprattutto il corretto metodo di studio dall’esempio e dalla voce stessa del professore (non passivamente, ma interrogandolo su quanto non si è compreso, o si vuole arricchire di riflessioni personali) e dal confronto collaborativo ed emulativo con altri studenti.
In genere, vengono organizzati seminari integrativi per ogni corso, ma in università sono comunque presenti spesso (per la sua stessa funzione istituzionale) docenti di altre sedi e figure professionali che ordinariamente non svolgono funzioni formative, ma vengono invitate per momenti di analisi su problemi tecnici o culturali emergenti dal dibattito di volta in volta in corso nel Paese. Trarre profitto da queste occasioni – sulla base di possibilità, necessità o interessi – è spesso assai utile anche alla preparazione specifica di un esame, oltreché ed in ogni caso alla crescita culturale complessiva. Non dovrebbe nemmeno essere oggetto di particolare raccomandazione l’invito a leggere quotidianamente i giornali, ad ascoltare la radio, a seguire trasmissioni televisive di qualità, a consultare spesso e con intelligenza Internet, a coltivare la buona abitudine ai romanzi o ai saggi, anche su argomenti non oggetto di esame, a vedere film.
Analogamente, non dovrebbe essere suggerito (ma acquisito come proprio abito mentale) accompagnare lo studio dei testi con la consultazione dei codici e lo studio della giurisprudenza. A chi firma questa nota, in particolare, fa buona impressione che lo studente si presenti all’esame coi codici e dimostri – a domanda specifica su qualche aspetto del programma – di padroneggiarne l’uso, provando in tal modo di avere accompagnato lo studio con il loro ausilio.
In sintesi ed in conclusione, occorre acquisire la mentalità di volersi dedicare ad uno studio critico, personale, da adulti e alla coltivazione più complessiva della propria sensibilità e crescita culturali, abbandonando – ove lo si fosse adottato in precedenza – un metodo invece mnemonico e nozionistico. Com’è evidente, ogni disciplina teorica e ogni sapere pratico si nutre dell’apprendimento rigoroso di nozioni, di tecniche e della messa in opera di buone prassi. Questo però non basta a chi voglia iniziare ad apprenderla correttamente, giacché l’indice del fatto che ci si è ben incamminati è nella circostanza che si sia in grado di dialogare sui temi in modo maturo, di formulare domande, di abbozzare risposte ad esse (siano rivolte da un docente, da un familiare, da un amico o da se stessi, abbia la possibile risposta ad esse uno scopo solo conoscitivo o anche un obbiettivo pratico), di esplorare autonomamente – sulla base di quanto appreso – la realtà che cambia in continuazione.
Prof. Salvatore Prisco
(Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico e
Diritto Pubblico Comparato)
(Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico e
Diritto Pubblico Comparato)