“Ho trasposto in musica l’eruzione del Monte St. Helens”

“Il nostro cervello, nel corso del tempo, si è evoluto per collegare, spontaneamente, tutti gli stimoli che arrivano dall’ambiente circostante e ho iniziato a immaginare che ‘rubando’ qualcosa avrei potuto provare a sviluppare nuove tecnologie per il mio campo”, racconta il dott. Paolo Dell’Aversana, laureato alla Federico II sia in Scienze Geologiche che in Fisica, musicista e compositore per passione e ricercatore del campo della Geofisica, al pubblico accorso, il 29 novembre, nel nuovo edificio di Monte Sant’Angelo del Dipartimento di Scienze della Terra. L’ospite ha presentato il suo volume Neurobiological Background of Exploration Geosciences, un nuovo approccio alle Geoscienze. Il coinvolgente seminario è stato moderato dai professori Maurizio Fedi, Mariano Parente e Alessandro Iannace. Tanto nell’industria quanto nell’Accademia, si assiste sempre più spesso a una crescente influenza delle conoscenze derivanti dall’esplorazione biologica del cervello, alla luce della similitudine tra le applicazioni matematiche a cui si fa ricorso nei processi di mappatura e acquisizione di immagini che si svolgono in Medicina, Geologia e Ingegneria. Da trent’anni  Dell’Aversana si occupa di integrare le grandi quantità di informazioni provenienti dagli studi e dalle misurazioni geologiche. Cosa accade nella nostra testa quando esploriamo un nuovo territorio? Il saggio sviluppa la teoria del ‘Principio di Ergonomicità’, in base al quale la nostra mente tende a collegare le conoscenze, minimizzando le dispersioni, modificandosi in maniera plastica per l’intera vita, anche in età molto avanzate. “L’esplorazione di un territorio riproduce comportamenti primordiali, con radici biologiche molto antiche”, prosegue ancora il relatore. L’organo è costituito da tre strati: la corteccia neocorticale esterna, un livello intermedio ricco di agglomerati di neuroni ed uno profondo, regolatore del ciclo sonno-veglia. Queste tre parti interagiscono continuamente, in tutti i mammiferi. Nel genere umano, gioca un ruolo fondamentale l’Ipotalamo  Laterale in quanto produce il neurotrasmettitore dopamina che sostiene gli sforzi e regola il comportamento emozionale, influenzando anche i circuiti della razionalità. In virtù dell’ergonomicità del cervello, la piattaforma informatica di riferimento per le nuove tecnologie è multifisica, abolisce lo spezzettamento dei formati tradizionalmente in uso per ciascun settore di ricerca, e integra i segnali sismici, gravimetrici, o gravimetrico-tellurici, in file sonori che trasformano l’andamento spettrale dei grafici in musica digitale. “Ho trasposto in musica l’eruzione del Monte St. Helens del 1980 e tanti altri fenomeni. Non sono fantasie di un geofisico un po’ attempato, ma strumenti da applicare su dati veri. Quando facciamo musica, si attivano neuroni Bi e Trisensoriali. Perché avere cinque sensi e utilizzarne solo un paio? Un approccio pragmatico per individuare faglie o altre discontinuità che non si vedono con gli strumenti tradizionali, ma il cui contributo sonoro è estremamente peculiare. Spesso le faglie più piccole non si vedono ma si sentono benissimo, e associando ai pozzi un data base di suoni è possibile, tramite l’Intelligenza Artificiale, cercare oggetti simili con un algoritmo che ricorda le applicazioni per la ricerca di canzoni in rete”. Il libro sviluppa un’ipotesi di lavoro, ancora non dimostrata, volta a fondare un nuovo settore di ricerca per il potenziamento cerebrale in un confronto costruttivo fra neuroscienziati e geoscienziati.
Le domande sono numerose e di varia natura. “È vero che utilizziamo solo una parte del nostro cervello? Cosa accadrebbe se lo utilizzassimo tutto?”. “Purtroppo è vero, utilizziamo solo pochi sensi, in genere la vista, e per attività minori. Chi è estremamente specializzato, chi nella professione e nella vita privata fa sempre le stesse cose, tende ad impoverire e ridurre le proprie capacità. Bisogna cercare di utilizzare quante più aree possibili, adoperando anche il suono per affrontare alcune problematiche; si ottengono risultati migliori dal momento che, letteralmente, si utilizza più cervello”. “Ha mai cercato di realizzare delle composizioni musicali?” (prof. Fedi). “Ci sono programmi con cui è possibile mixare segnali sonori provenienti da fonti diverse e dar vita ad un concerto. Ho anche sonificato alcuni pozzi e registrato brevetti, acquisiti da alcune compagnie petrolifere”. “Noi all’università forse abbiamo il difetto di tendere alla specializzazione, esistono forme di training?” (prof. Parente). “Nell’industria italiana no. Io mi muovo in maniera autonoma, staccata dalla massa che cerca di consolidare quello che già c’è. Manca una strategia globale e sarebbe bello formare i giovani su questi argomenti”. 
Simona Pasquale
- Advertisement -




Articoli Correlati