Professione Biologo. È il titolo dell’incontro organizzato dal Corso di Laurea in Biologia Generale e Applicata. Si è tenuto il 21 novembre a Monte Sant’Angelo, lo ha moderato la prof.ssa Laura Fucci. In cattedra due ex allievi, oggi liberi professionisti e collaboratori dei corsi di specializzazione in Nutrizione e Biologia Forense.
“Cercate di avere, quanto prima, le idee chiare. Se possibile, fin dal primo anno. Fuori da queste mura, i concorrenti sono una marea, quindi bisogna essere preparatissimi e giovani”, afferma Giuseppe De Carlo, Biologo Nutrizionista con un curriculum di tutto rispetto: dalle tesi Triennale e Magistrale in Nutrizione e Nutrizione Applicata, entrambe con relatrice la prof.ssa Giovanna Liverini, “il meglio del settore in Campania”, alle Specializzazioni, al Master in Nutrizione Culinaria fra Milano e Pordenone, presso grandi aziende alimentari.
“Cercate di avere, quanto prima, le idee chiare. Se possibile, fin dal primo anno. Fuori da queste mura, i concorrenti sono una marea, quindi bisogna essere preparatissimi e giovani”, afferma Giuseppe De Carlo, Biologo Nutrizionista con un curriculum di tutto rispetto: dalle tesi Triennale e Magistrale in Nutrizione e Nutrizione Applicata, entrambe con relatrice la prof.ssa Giovanna Liverini, “il meglio del settore in Campania”, alle Specializzazioni, al Master in Nutrizione Culinaria fra Milano e Pordenone, presso grandi aziende alimentari.
“Non siamo
assimilabili
ai dietologi”
assimilabili
ai dietologi”
“Improntate la vostra formazione sull’essere dei veri nutrizionisti, in quest’ambito c’è un marasma di finte professionalità e tanti personaggi improvvisati, dai profili più svariati, perfino estetiste e parrucchieri”. Il moderno nutrizionista deve essere una figura aperta a nuove frontiere, come quella della scienza culinaria, deve saper sviluppare diete per soggetti sani e non, previo accertamento medico, può occuparsi di sicurezza alimentare e accedere a incarichi dirigenziali presso il Servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione (SIAN). “Non siamo assimilabili ai dietologi, i quali, sebbene siano colleghi medici, sono una classe un po’ vecchio stampo, non specializzata per consigliare approcci pratici ai pazienti. Mi raccomando, poi, l’Esame di Stato, l’abilitazione alla professione, l’iscrizione alle Casse di Previdenza. Molti colleghi non sono nemmeno iscritti all’Ordine: dobbiamo sentirci parte di una categoria, per non essere sempre schiacciati dai medici”.
Eugenio D’Orio è un Consulente della Procura di Napoli. Laurea Triennale in Biologia Generale e Applicata, Laurea Magistrale in Diagnostica Molecolare a Scienze Biologiche e tanti corsi all’estero, presso le Università di Cambridge, del West Virginia e di Copenaghen, dalla quale è da poco rientrato dopo aver brevettato delle speciali luci forensi. “Quando mi sono laureato, in Italia non c’era possibilità di formarsi nel campo della Biologia e della Genetica Forense”, racconta. Per fortuna le cose stanno cambiando, a Napoli da tre anni c’è un corso di specializzazione specifico e le prospettive di crescita sono buone; il settore è emergente e i professionisti sono, in tutto, poco più di una decina. “Il nostro lavoro ricopre l’ambito biologico del settore di investigazione scientifica e criminalistica”, prosegue il relatore che affronta il ruolo del Biologo a sostegno della giustizia, le più controverse questioni di etica e diritto, i falsi miti sulla ‘prova regina del DNA’. “Siamo un po’ diversi dai Biologi di laboratorio: controlliamo le procedure e valutiamo i rischi di contaminazione, che invalidano le prove. Da studente, ho dato pochi esami di Bioetica, invece è molto importante; con il nostro lavoro, infatti, possiamo difendere o accusare un possibile colpevole”, afferma.
Eugenio D’Orio è un Consulente della Procura di Napoli. Laurea Triennale in Biologia Generale e Applicata, Laurea Magistrale in Diagnostica Molecolare a Scienze Biologiche e tanti corsi all’estero, presso le Università di Cambridge, del West Virginia e di Copenaghen, dalla quale è da poco rientrato dopo aver brevettato delle speciali luci forensi. “Quando mi sono laureato, in Italia non c’era possibilità di formarsi nel campo della Biologia e della Genetica Forense”, racconta. Per fortuna le cose stanno cambiando, a Napoli da tre anni c’è un corso di specializzazione specifico e le prospettive di crescita sono buone; il settore è emergente e i professionisti sono, in tutto, poco più di una decina. “Il nostro lavoro ricopre l’ambito biologico del settore di investigazione scientifica e criminalistica”, prosegue il relatore che affronta il ruolo del Biologo a sostegno della giustizia, le più controverse questioni di etica e diritto, i falsi miti sulla ‘prova regina del DNA’. “Siamo un po’ diversi dai Biologi di laboratorio: controlliamo le procedure e valutiamo i rischi di contaminazione, che invalidano le prove. Da studente, ho dato pochi esami di Bioetica, invece è molto importante; con il nostro lavoro, infatti, possiamo difendere o accusare un possibile colpevole”, afferma.
Prova regina del Dna
e falsi miti
e falsi miti
Poi, a bruciapelo, pone alcune domande alla platea: “Che cos’è secondo voi una Prova regina? Il DNA lo è davvero?”. In aula si sente un mormorio indistinto, da cui emerge una timida risposta: “può esserlo”. “È vero, ma è un dato parziale che non dice quando è avvenuto un omicidio. La Genetica identifica una persona, non dice com’è finita una sua traccia su una scena del crimine”. La Biologia Forense, invece, può fare tutto questo, perché studia l’insieme delle tracce e ne indaga la compatibilità con le dinamiche di un crimine. In aula si proiettano immagini, ormai iconiche, della cronaca nera: i leggings di Yara Gambirasio, la ragazza di tredici anni assassinata in provincia di Bergamo nel 2010, la villetta di Garlasco, in provincia di Pavia, teatro, nel 2013, dell’uccisione di Chiara Poggi. “Sul corpo di Yara c’erano dodici DNA, non solo quello del principale indagato”. I Biologi forensi trascorrono, dunque, una minima parte del loro lavoro in laboratorio, presenziano le analisi condotte da RIS e Polizia Scientifica e possiedono l’autorità per bloccarle, documentare qualsiasi atto e redigere verbali con validità legale. Lavorano tanto per i Giudici, con un tariffario stabilito, tanto per le parti, con la possibilità di guadagnare di più. “Ci chiamano avvocati che fanno indagini, difensori di imputati. Possiamo repertare materiale di interesse per un processo, stendendo perizie valide per il contraddittorio in tribunale, in casi di omicidio, stupro, aggressione, test di paternità, responsabilità medica”. Inoltre, la ricerca sta cercando di mettere a punto strumenti per l’identikit biologico. “In Danimarca non ci sono Corpi di Polizia scientifica e i deputati alle analisi siamo noi dell’università. Una cosa che mi è davvero piaciuta”, dice D’Orio. “È giusto, secondo voi, lavorare come consulente della Difesa in un caso di omicidio?”, chiede, poi, scatenando un altro brusio. “La scienza va letta, non interpretata. Lavorare per le parti significa leggere le tracce, ma noi non siamo giudici”, conclude.
Simona Pasquale
Simona Pasquale