“Passione e sacrificio”

Test d’ingresso difficile, ma non impossibile. “Per prepararsi al meglio ad entrare al Corso di Medicina Veterinaria, bisogna battere molto sulla Cultura generale, in modo da totalizzare un punteggio alto”, consiglia Manuela Parnoffi, studentessa del quinto anno. “Materie importanti da studiare sono Biologia, Chimica e Matematica, ma la prevalenza di domande sono sulla Cultura generale. Io ho usato gli Alpha test per prepararmi e ho passato l’estate a studiare, prima di farcela”. Durante il percorso diverse materie impegnative: “Anatomia, Istologia e Morfogenesi ad esempio. Chi si iscrive a questo Corso di Laurea deve avere molteplici interessi nel campo della zootecnia, tanta pazienza ed essere molto motivato a studiare”. L’ottimismo è la caratteristica del Medico Veterinario: “Il momento non è dei migliori per noi, come per tutti, ma con tanto ottimismo e voglia di fare possiamo trovare un’occupazione, perché il campo di applicazione non è di sicuro limitato”.
“Veterinaria è passione e sacrificio”, conferma Emanuele D’Anza, studente del terzo anno e rappresentante in Consiglio di Facoltà. “Il veterinario non è il tosapecore, volgarmente chiamato”. Molti studenti, infatti, si iscrivono al Corso di Laurea con l’idea di coccolare i piccoli e i grandi animali, non è questa la motivazione giusta. “Ci sono veterinari che si occupano di ispezione o dell’epidemiologia mondiale”. Fare questo mestiere vuol dire avere una grande responsabilità. “Il nostro profilo professionale ci permette di occuparci anche del controllo delle carni importate ed esportate dal territorio per il fabbisogno nazionale. In Italia abbiamo il sistema di controllo sanitario più efficiente d’Europa”. Gli studenti che si iscrivono alla Federico II devono fare i conti, però, con il problema delle sedi. “Con il nuovo Policlinico Animale del Frullone stiamo sperimentando diverse tecniche per trovare un optimum a livello didattico tra esercitazioni e corsi. Al primo semestre del terzo anno, ad esempio, abbiamo fatto esercitazioni durante i corsi. Al secondo abbiamo seguito una prima fase di corsi e una seconda di esercitazioni”. Tenere il ritmo non è per niente facile. “L’ospedale del Frullone ci sta permettendo un miglioramento delle condizioni cliniche. La pratica ci sta prendendo la vita, che di sicuro è sacrificata a causa della forte passione”. Il percorso non è una passeggiata, dunque “bisogna avere un obiettivo ben preciso per superare le difficoltà”. Il consiglio che dà Emanuele a coloro che hanno intenzione d’iscriversi è: guardare prima bene i campi di possibile occupazione. “Questi spaziano dalla zootecnia, agli allevamenti, alla ripresa del territorio. La politica ambientale, ad esempio, è un campo poco preso in considerazione, ma molto importante”. Per produrre ottimi prodotti, gli animali devono essere in ottime condizioni. Di questo, ovvero di clinica zootecnica, si occupa il medico veterinario nelle aziende. È anche ciò che vorrebbe fare Emanuele a laurea conseguita. “Se una mucca non si trova in un ambiente idoneo o il suo mangime non è buono, non produce latte. Allo stesso modo una gallina non fa le uova. Occuparsi del benessere animale vuol dire anche produrre dell’ottimo formaggio da esportazione”. 
“A Medicina Veterinaria si entra con un’idea e poi si sperimentano strade diverse”, afferma Gaia Venturini, rappresentante degli studenti, iscritta al terzo anno. Il sogno di Gaia è quello di aprire una clinica per piccoli animali. Descrive il percorso dei suoi primi tre anni di studio ed esercitazioni. “Al primo anno si fanno esercitazioni sull’anatomia, al secondo si inizia a prendere confidenza anche con i grandi animali, come il bufalo, e dal terzo anno c’è l’ispezione degli alimenti”. Tante possibilità, quindi, e grandi emozioni per gli iscritti. “Si assiste alle operazioni chirurgiche, spesso aiutando il medico, e si ha a che fare con i cani randagi al terzo anno, ma bisogna affrontare tutto con la coscienza che si parla di una Laurea quinquennale fatta di grandi sacrifici”. La pratica però permette di visualizzare meglio gli obiettivi. “Riesci a renderti conto di ciò che farai grazie alle ore di tirocinio pratico, che spesso creano legami forti. Si vive di più la Facoltà e si stringono belle amicizie. Io, infatti, nonostante le difficoltà, non tornerei mai indietro”.
Alessia Montesano, iscritta al quinto anno, parla delle difficoltà di conciliare l’attività pratica con lo studio. “C’è l’obbligo di frequenza ai corsi, infatti i professori pretendono che si firmi ogni giorno, altrimenti non si può sostenere l’esame. Io trovo difficile, quindi, studiare, seguire i corsi e sei mesi di tirocinio pratico a spasso per la Campania, a volte anche passando le notti fuori”. Il tirocinio occupa le tre aree principali della Veterinaria: ispettivo-sanitaria, clinica e zootecnica. “Nel primo caso seguiamo gli ispettori delle Asl nei macelli, per l’area clinica i liberi professionisti nei loro ambulatori, per quella zootecnica abbiamo a che fare con il medico buiatra, i suini, gli equini”. Il difetto del Corso di Laurea, non avere spazio sufficiente per gli animali, diventa pregio secondo Alessia. “Non potendoli ospitare, curiamo gli animali nel loro ambiente e questo è importante”. La studentessa sogna di occuparsi degli animali esotici. “Il mio interesse riguarda la fauna selvatica. Mi sono iscritta a questo Corso di Laurea con l’obiettivo di viaggiare”.
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