“Scaviamo, studiamo e restauriamo”

Passione, cultura, formazione completa, multiculturalità, apertura e internazionalizzazione sono il cuore pulsante delle missioni archeologiche condotte in Libia, in Palestina, a Cipro e in Israele dalla professoressa Serenella Ensoli, docente di Archeologia Classica e Archeologia delle Province Romane presso il Dipartimento di Lettere e Beni Culturali (DiLBeC). “Lavoro in Libia dal 1980, da quando avevo vent’anni – racconta la prof.ssa Ensoli – Dal 2005 dirigo per il nostro Ateneo la Missione Archeologica Italiana a Cirene. Dopo la chiusura dello spazio aereo in Libia nel 2014 è nato il grande progetto Ptolemaica che non riguarda soltanto la Cirenaica, ma la Palestina dal 2013, Cipro dal 2014 e Israele dal 2015. Si dice che i Paesi del Mediterraneo orientale siano difficili: io non li ho scelti per un motivo specifico, è la passione che mi porta nei Paesi da capire meglio a livello archeologico. Il Mediterraneo orientale ha ricchezze archeologiche incredibili”. Mete più recenti dell’incessante viaggio della docente, a fine 2018, l’Antica Palestina e, l’isola di Cipro con il suo santuario di Apollo Hylates a Kourion. Un viaggio all’insegna di cultura, scultura, monumenti e manufatti. “Quando si parte per una missione bisogna tener conto di tante cose, anche della stagione. L’autunno è il periodo migliore per raggiungere quei Paesi, le condizioni climatiche sono più accettabili. È importante soprattutto quando i miei studenti prendono parte alle mie missioni. A novembre, a Cipro, ho portato con me uno studente della Triennale. Quell’esperienza lo ha fatto crescere profondamente. Mentre io gli insegnavo a leggere i monumenti, il prof. Bianchini lo ha formato sul campo nell’ambito del multimediale”. Un rapporto privilegiato quello che si viene a stabilire tra la docente e gli allievi: “Curo molto i miei studenti e la loro formazione. Faccio loro domande e li stimolo a dare risposte. Se non saranno curiosi non otterranno niente. Non devono prendere la materia e assimilarla, bensì chiedersi delle cose e sviluppare senso critico. Porto con me dottorandi, studenti della Magistrale, ma anche della Triennale. Le quote rosa mi stanno particolarmente a cuore. Ma parliamo, naturalmente, degli studenti migliori. Quando tornano a casa è come se avessero condensato nella missione un anno di università perché l’esperienza sul campo li forma tanto”. Quali competenze possono assumere gli studenti sul campo? “Per loro tengo dei corsi di training. Questi corsi sono molto ampi, non c’è solo lo studio del sito o del monumento, ma si insegna ad applicare l’alta tecnologia di cui disponiamo. Li metto in contatto anche con degli specialisti che insegnano loro cose specifiche come, ad esempio, il 3D, come pubblicare un monumento, come ricostruirlo graficamente”. L’importanza della multiculturalità: “Ai miei corsi prendono parte anche ispettori e studenti delle università dei paesi in cui andiamo. Alcuni dei miei studenti cominciano a fare pratica con l’arabo, tutti possono migliorare il loro inglese. In Libia ci sono persone che parlano italiano ed io ho tenuto anche dei corsi di italiano per studenti libici”, prosegue la docente, che ricopre anche il ruolo di Presidente della Commissione Internazionalizzazione del Dilbec. Studio, scavo, restauro dei monumenti… che cos’è una missione archeologica? “Scaviamo, studiamo e restauriamo, queste sono le tre attività principali di un archeologo. Abbiamo fatto dei lavori meravigliosi come il restauro del Teatro/Anfiteatro del Santuario di Apollo a Cirene. Diamo sempre dei risultati al Paese che ci ospita. Questo concetto è fondamentale nel nostro lavoro: non si va in un altro paese per produrre risultati e portarli a casa propria. Bisogna lavorare in modo interculturale ed essere grati al paese che ci ospita. Non siamo colonialisti, si lavora insieme”. Qual è la giornata tipica di uno studente in missione? “La mattina si va sul campo di lavoro, si può lavorare sui monumenti o agli scavi, poi viene il momento del briefing e si discute della giornata di lavoro. Io tengo sempre delle lezioni per loro. Porto con me i miei studenti grazie ai fondi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Tutti i fondi arrivano direttamente in Ateneo. Io sono l’unica italiana finanziata su tre, quattro progetti”. Un occhio alla sicurezza: “Sono sempre in contatto con le ambasciate. Quando arrivo in un paese incontro l’ambasciatore e gli parlo dei miei studenti. La sicurezza deve essere sempre assoluta. Naturalmente incontro anche i locali Ministeri della Cultura e i Dipartimenti delle Antichità”. La professoressa Ensoli, unica docente al DiLBeC ad avere valutazione ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario) 1, è anche direttrice di due collane editoriali, “KYPANA. Libya in the Ancient Word” (dal 2012) e “Ptolemaica. Studi sul Mediterraneo” (dal 2017): “Ho pubblicato molti volumi e ritengo che anche i miei studenti debbano fare pubblicazioni. Dico sempre loro che se non pubblicano non avranno carriera. Cerco di impartire loro la migliore formazione possibile in modo che, terminata l’università, possano avere ottime opportunità professionali”, conclude la professoressa. 
Carol Simeoli 
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