“Scrivere un lavoro scientifico è come mettere su carta una storia”

I laureati che decidono di intra- prendere la carriera universitaria lo sanno bene: una delle difficoltà da superare è quella di adottare una scrittura adeguata ai lavori scientifici che si preparano. Vale per i dottorandi, per i borsisti e per gli assegnisti di ricerca. Non è una questione banale perché la capacità di dare una forma corretta alla propria produzione scientifica è importante quanto i contenuti. Ad Agraria per questo già da alcuni anni è stato avviato un corso per i dottorandi di ricerca del Dipartimento che poi con il tempo si è esteso a tutti i dottorandi di Ateneo ed in generale ai giovani in formazione postlaurea, ai ricercatori ed ai borsisti. È tenuto dal professore Domenico Carputo, che insegna Genetica Agraria. “Il progetto – racconta – nacque da discussioni e confronti con il prof. Matteo Lorito, il nostro Direttore del Dipartimento che ora è diventato Rettore. Si parlava del fatto che spesso i ragazzi non sanno scrivere i lavori e non producono pubblicazioni. Si può essere bravissimi in laboratorio, ma se non si pubblicano i lavori scientifici fallisce l’obiettivo di farsi conoscere e di partecipare in maniera competitiva ai concorsi. Per i giovani è fondamentale pubblicare. Il primo corso risale ad una decina di anni fa, poi è stato migliorato ed ottimizzato. È un unicum, non credo che ci siano molte iniziative analoghe negli Atenei italiani”. Quest’anno lo frequentano circa ottanta persone e si svolge naturalmente on line, come la maggior parte delle lezioni universitarie dopo il blocco di metà ottobre. Seguono laureati in Agraria, in Architettura, in Ingegneria, in Veterinaria, in Medicina, in Scienze infermieristiche. Puntualizza il docente: “Cerco di dare gli strumenti validi per qualunque ambito disciplinare e relativi a come costruire una storia. Scrivere un lavoro scientifico è come mettere su carta una storia. Bisogna attrarre il lettore. Il titolo in particolare deve attirare l’attenzione. Poi c’è un inizio, un obiettivo, una fine. Analizziamo il modo per strutturare un abstract o una introduzione, la scansione tra metodo, risultati e conclusione. Cosa enfatizzare, cosa evitare, come interagire con l’editore della rivista e gli esperti i quali valutano il lavoro ed a volte danno commenti negativi”. Il calendario prevede un appuntamento alla settimana fino a metà novembre. “Una caratteristica interessante – dice Carputo – è che questo corso prevede anche la collaborazione del Cla, il Centro Linguistico di Ateneo. Si svolge interamente in inglese e tre lezioni sono tenute da una madrelingua che dà consigli non sulla grammatica ma sull’uso dell’inglese scientifico e di frasi chiave per illustrare al meglio la propria produzione scientifica. È una collaborazione ormai molto stretta ed apprezzata dagli studenti. È in inglese anche il resto delle lezioni, quelle che tengo io. Insegno la struttura delle diverse componenti dei lavori scientifici e gli studenti la applicano. Abbiamo iniziato a settembre e termineremo a novembre, poi ci sarà una pausa di un mese durante la quale i ragazzi scriveranno un lavoro per l’esame finale. Durante l’ultima lezione correggerò i lavori e darò un giudizio. Chiederò poi a ciascuno di presentare in cinque minuti con tre o quattro diapositive il suo lavoro. Se qualcuno ha già pubblicato qualcosa su una rivista condividerà la sua esperienza, racconterà le difficoltà che ha incontrato e le strategie che ha adottato”. Ad Agraria continua, intanto, il giro di consultazioni in vista delle elezioni per la nomina del nuovo Direttore del Dipartimento, che subentrerà a Matteo Lorito. I professori Danilo Ercolini e Albino Maggio sono al momento i due docenti che parrebbero interessati a proporsi, ma non è detto che nelle prossime settimane non si arrivi ad una candidatura unitaria. Si dovrebbe votare entro dicembre.

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