Ad Agraria una mostra fotografica sull’arte dei pizzaioli napoletani

È la radice inestricabile dell’identità napoletana. È il prodotto alimentare più consumato e apprezzato in tutto il globo. Tant’è che ha ricevuto, il 7 dicembre del 2017 a Jeju, in Corea del Sud, il riconoscimento a bene immateriale UNESCO. La pizza è nell’olimpo della cucina nazionale e internazionale. Così anche il pizzaiolo napoletano, con la sua manualità (e la sua arte) senza eguali. Mestiere che si è celebrato con un evento streaming il 30 ottobre, il primo di una serie di iniziative promosse dalla Regione Campania d’intesa con il Dipartimento di Agraria (che ospita, lo ricordiamo, il Corso di Laurea in Scienze Gastronomiche Mediterranee) e la collaborazione della Fondazione UniVerde, dell’Associazione Verace Pizza Napoletana, dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e con il patrocinio di Rai Campania, per rilanciare l’internazionalizzazione di questa professione. Ad aprire gli interventi è stato il prof. Matteo Lorito, Direttore del Dipartimento di Agraria e, dal 1° novembre, Rettore dell’Università Federico II: “l’importanza di questo riconoscimento è tanta. Credo che chiunque abbia avuto modo di muoversi prima del lockdown si sia reso conto che è un riconoscimento di cui all’estero si è sentito molto parlare. Ovviamente, dobbiamo ancora potenziare questa presenza tutta italiana”. Ci si potrebbe interrogare su che tipo di legame possa esistere tra l’arte dei pizzaioli e l’università, ma il prof. Lorito chiarisce: “è un patrimonio che parla di valori sociali, culturali e di identità. Questo significa che l’Università e la Federico II in particolare si sono impegnate nel momento di ottenere questo patrimonio e si impegnano ancora oggi a dare il loro contributo”. A sottolineare la voglia di partecipazione dell’Ateneo, l’allestimento di una mostra fotografica delle mani in pasta dei pizzaioli napoletani presso la Reggia di Portici; foto che hanno accompagnato questo programma di pubblicizzazione da Madrid a Milano. Ma ancora molta resta la strada da fare in difesa di chi da anni porta avanti una così speciale tradizione, nella convinzione che ci si possa spingere sempre un po’ più in là. I mesi che si stanno vivendo non hanno sicuramente aiutato il progetto di internazionalizzazione, come ha sottolineato Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente di UnVerde: “a stento nei primi mesi di questo 2020 siamo riusciti ad essere presenti alla fiera di Madrid e alla BIT di Milano”, ma è stato comunque possibile trasformare l’intervento per “Educazione per lo Sviluppo Sostenibile”, che avrebbe dovuto tenersi a Berlino, in un video mostrato durante la diretta streaming in anteprima assoluta. Il video, realizzato con il patrocinio RAI, sarà divulgato presso le ambasciate italiane e in occasione della “V Settimana della Cucina Italiana nel Mondo” e ripercorre tutti i momenti significativi di questo lungo percorso, dal riconoscimento a Patrimonio UNESCO fino al Guinness World Record del 2017. Contributo importante all’evento è stato quello del dott. Alessandro Zagarella, esperto in Processi di valorizzazione dei Patrimoni UNESCO, e che in questo ruolo ha collaborato con Agraria: “quando si parla di patrimoni immateriali, abbiamo a che fare con processi particolari, non ci sono enti territoriali ma piuttosto comunità, associazioni. Non possiamo quindi pensare ad un piano di gestione come quello di un sito, perché parliamo piuttosto di una tradizione, che è qualcosa di vivo, che si trasforma”. Nelle linee guida operative UNESCO, spiega Zagarella, si individuano delle misure di salvaguardia dell’elemento prese da e con la collaborazione delle comunità coinvolte. In quest’ottica vengono organizzati eventi, come quello del 30 ottobre, che danno la possibilità ai vari soggetti in causa di riprendere la centralità del discorso, per un riconoscimento che va oltre il semplice disco di pasta, ponendo la vera attenzione sulla ‘U’ di Pizzaiuolo, che è il simbolo di chi in questa professione riconosce la propria identità.
Agnese Salemi

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