“Se si rimane indietro sono guai”

Superata l’euforia di aver ottenuto un buon punteggio al test di accesso e di esser stati ammessi, gli studenti del I anno di Medicina si confrontano con gli argomenti d’esame del primo semestre. “E’ tutto molto diverso dal liceo, molti problemi li devi risolvere da te. Anche in chimica e fisica abbiamo già trattato temi che non avevamo mai affrontato. La preparazione liceale non basta, soprattutto per risolvere gli esercizi – afferma Giuseppe Uccello – Sapevamo che sarebbe stata dura. L’inizio del primo anno è difficile per tutti. Ci si sente un po’ spaesati, ci sono difficoltà di adattamento”. “Si presume che tutti coloro che hanno superato la prova di ingresso abbiano buone conoscenze nelle materie di base ma non è sempre così – sostiene Federico Cappelli – La Fisica me l’aspettavo più semplice: gli esercizi sono complicati, soprattutto quando si tratta di dimostrare le formule”. Agli studenti vengono, infatti, assegnati esercizi da svolgere a casa e nella lezione successiva hanno modo di verificare con il docente se li hanno eseguiti correttamente. “I professori sono molto chiari, anche se a volte danno alcune cose per scontate. Ad esempio Chimica e Fisica necessitano di buone basi matematiche. La nostra è l’unica Facoltà scientifica in cui non c’è un vero e proprio esame di Analisi matematica”, prosegue Federico. 
Statistica, la sorpresa
“Vengo dal classico sperimentale di Avellino. Alcune materie le avevo già studiate a scuola, altre sono nuove. In verità non ho ancora capito su cosa verta l’esame di Statistica”, afferma Emanuel Battista. 
La Statistica è, infatti, l’unica disciplina del primo semestre con la quale i ragazzi non hanno alcuna dimestichezza. “E’ una materia di cui non sapevamo niente – afferma Gianluigi De Martino, diplomato con il massimo dei voti e residente a Vico Equense – E’ diversa da quel che sembra: non vi sono solo dati numerici e probabilistici ma anche principi filosofici. Si basa sulla logica per trovare metodi per affrontare problemi di carattere medico ma che sono applicabili a tutte le situazioni della vita”. “Non ci aspettavamo che la Statistica avesse basi umanistiche, filosofiche. Invece in Chimica e Fisica non c’è niente di traumatico – è il parere di Pasquale – Tuttavia per me la materia più difficile è la Fisica, i calcoli numerici vengono mostrati velocemente alla lavagna e non sempre si riesce a cogliere al volo come si arriva alle formule finali”. Giuseppe Schiano Di Cola proviene dallo scientifico e riesce a seguire in scioltezza le lezioni di Chimica e Fisica. Qualche difficoltà, invece, incontra nelle ore di Statistica: “Il professore spazia da un argomento all’altro: è più semplice studiare dal libro che dalle diapositive”. 
I ragazzi seguono i corsi dalle 8.30 alle 13.30 e dedicano il pomeriggio a ripetere gli argomenti spiegati durante la mattina. “Non ho ancora ben capito se studiare tutte le materie contemporaneamente o privilegiare prima l’una e poi l’altra”, afferma Giuseppe Uccello. Federico, invece, ha già le idee chiare su come procedere: “Tutte le materie sono consequenziali, se ad esempio non si studiano volta per volta le lezioni di Chimica non si capisce niente neppure delle lezioni successive di Fisica. L’idea è sostenere tutti gli esami del primo semestre al primo appello. Ci hanno spiegato che se si rimane indietro poi sono guai. E’ difficile recuperare. Già Medicina è lunga, non si può rischiare che i 6 anni diventino 12”.
Quasi tutti hanno già iniziato a studiare ma non in maniera sistematica e intensa. “Abbiamo cominciato in modo molto soft. I professori ci danno la possibilità di scaricare i power point per ripetere la lezione del giorno”, racconta Giuseppe Schiano Di Cola. Andrea Contaldo è rientrato tra gli ammessi grazie al primo scorrimento della graduatoria ed ha preso con molta serietà il suo impegno: “E’ uno studio che richiede costanza se si vuole stare al passo. Il pomeriggio non puoi limitarti a sistemare gli appunti, devi integrare le spiegazioni con i libri, soprattutto quando non hai le idee chiare. Non basta ascoltare le lezioni. In più c’è lo stress del viaggio, io ad esempio vengo da Pagani”.
Un terzo dei frequentanti ha già frequentato un anno di Università altrove: “Ci sono persone laureate in Biotecnologie, Farmacia, anche trentenni. Seguono i corsi del I anno perché non hanno ancora la certezza che gli esami gli verranno convalidati. La frequenza è obbligatoria e la Commissione si riunirà a dicembre”, spiega Federico.
Le lezioni sono frontali ma i docenti spesso richiedono la partecipazione degli studenti: “I professori ci invitano sempre a porre domande – racconta Emanuele Scotto Di Vetta – Se non hai capito niente, però, non puoi azzardarti a farlo presente; se hai capito quasi tutto e hai dei dubbi su un punto particolare allora sì che puoi chiedere spiegazioni”.
I libri costano tanto. C’è chi ricorre alle fotocopie. “Più avanti la spesa diventerà significativa – spiega Emanuel – I volumi di Anatomia, Patologia Chirurgica, Fisiologia serviranno da consultazione per tutta la vita. Altri, come Diagnostica per immagini vanno comprati per la risoluzione delle immagini”. “Mia sorella frequenta il II anno, quindi mi ha passato i suoi appunti e i suoi libri. Ogni tanto le chiedo pure spiegazioni – racconta Ernesto D’Amato di Ariano Irpino – Mio padre è medico, vedendo lui in corsia mi è venuta voglia di lavorare in ospedale”. La passione di molti ragazzi per la medicina è nata in tenera età: “Sin da quando ero piccolo ho sempre voluto fare il cardiologo. Quando il medico veniva a casa io lo seguivo passo passo”, racconta Pasquale Merone. A Renato Maramaldi piacerebbe specializzarsi in Medicina Interna, “per sapere un po’ tutto di tutto”. Anche Giuseppe Rosiello, che si è potuto iscrivere grazie al primo scorrimento della graduatoria, da bambino è rimasto affascinato dai camici bianchi: “Mia madre è infermiera al Santobono. Mi ha sempre detto che la medicina è bella ma è stata mia l’idea di fare il medico. Mi piacerebbe diventare chirurgo. Tra sei anni si vedrà”. “Il mio trisnonno è stato il primo medico della zona flegrea – dichiara con orgoglio Renato – Mio padre è avvocato e ha insistito perché mi iscrivessi a Giurisprudenza. Io ero indeciso tra Ingegneria e Medicina e ho scelto di testa mia”.
Manuela Pitterà
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