“Siamo stati trattati con i guanti bianchi”

È stato un vero e proprio viaggio alla scoperta della Cina, quello che ha visto protagonisti un gruppo di studenti di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio della Federico II e il prof. Carlo Gualtieri, docente di Idraulica Ambientale. Come lo scorso anno, infatti, anche quest’estate una delegazione italiana è stata ospite per due settimane della Sichuan University a Chengdu, nell’ambito dello University Immersion Program. Ad essere selezionati per questa iniziativa, otto giovani della Magistrale di Ambiente e Territorio, “anche se erano giunte una ventina di domande. Purtroppo quest’anno i posti messi a disposizione per noi erano cinque, poi sono aumentati ad otto”, spiega il prof. Gualtieri, il quale in Cina ha tenuto due corsi di Idraulica Ambientale di base e avanzata. “L’Università di Sichuan – racconta il docente – fa partire ogni anno questo programma che vede coinvolti oltre 200 professori e circa 400 studenti di Atenei di tutto il mondo. Lo scopo è quello di mettere in comunicazione i loro studenti con docenti stranieri, i quali, durante il soggiorno, tengono lezioni in inglese. Alla fine del corso, gli allievi cinesi – che hanno la possibilità di interagire con gli studenti di diverse nazionalità – ottengono dei crediti da inserire nel curriculum. Questo programma è l’espressione della volontà di apertura e comunicazione della Cina”. L’Ateneo di Chengdu, città con 14 milioni di abitanti, non solo mette a disposizione degli ospiti il proprio campus, ma paga anche vitto e alloggio e un parziale rimborso delle spese di viaggio (circa 400 euro). “I nostri ragazzi sono affiancati da studenti locali che fanno loro da guida. Per noi si tratta di una full immersion. I ragazzi hanno non solo seguito i corsi, ma hanno vissuto come gli studenti cinesi e sono stati in contatto con i loro colleghi di tutto il mondo, ampliando di molto le loro prospettive”. “Fin quando non lo si tocca con mano, non ci si rende conto di quanto la cultura cinese sia profondamente diversa dalla nostra – racconta Antonio Siesto, uno degli studenti che ha partecipato al viaggio – L’aspetto interessante è stato entrare in contatto con il mondo universitario cinese. Loro hanno ritmi molto più serrati, con corsi dalle 8 di mattina alle 21, intervallati da pause di 10 minuti ogni 50”. Poi sottolinea: “Ognuno di noi aveva un accompagnatore che era indispensabile perché nessuno parla inglese, a parte qualche studente. Quindi la nostra guida aveva un doppio ruolo: non solo ci accompagnava e ci spiegava il funzionamento accademico, organizzava attività per il tempo libero e ci illustrava il progetto, ma ci faceva anche da interprete e traduttore!”. Un’opportunità per il futuro I primi giorni è stato difficile adattarsi “perché è un mondo completamente diverso – dice Salvatore Delle Cave – Dopo 4-5 giorni, poi, ci si ambienta, anche grazie all’accoglienza e l’ospitalità che si riceve. Siamo stati trattati con i guanti bianchi! Inoltre, grazie ai nostri buddies, non abbiamo avuto difficoltà a comunicare. Purtroppo anche per ordinare qualcosa da mangiare avevamo bisogno di un traduttore. Siamo stati a contatto, però, con la vera Cina, con la sua cultura, il suo cibo, la sua organizzazione. Una sera hanno anche organizzato una cena con il piatto tipico di Sichuan: un enorme pentolone dove mangiavano tutti. Nel nostro gruppo, oltre a noi italiani, c’erano cinque giapponesi, quattro indonesiani e una ragazza francese: lo scambio era internazionale”. “Se fossi andato in Cina da turista, anche per più tempo, non avrei mai potuto avere lo stesso tipo di esperienza”, afferma ancora Siesto. Sul piano puramente scientifico, “abbiamo seguito un corso sul trattamento avanzato delle acque di scarico, tenuto da un docente tedesco”. “È stato molto interessante perché il professore ha fatto anche molti esempi pratici in relazione alla realtà tedesca”, commenta Delle Cave. Un’esperienza positiva e da consigliare, quindi, per diversi aspetti. Non ultimo lo spiraglio aperto su una realtà in costante crescita economica. “Da un punto di vista scientifico mi auguro di consolidare questi rapporti con i colleghi di Sichuan, che vanno avanti dal 2013 – spiega il prof. Gualtieri – Siamo in attesa di un loro dottorando che sarà ospite a Napoli e mi auguro la reciprocità dello scambio. Per i nostri laureati la Cina potrebbe rappresentare un’opportunità per il futuro lavorativo. È un Paese dove si sta investendo tanto nella tutela dell’ambiente, anche perché sono partiti dopo, e che ha necessità di costruire tante infrastrutture”. Una possibilità, impensabile prima del viaggio, e che, invece, oggi Delle Cave prende in considerazione: “ho trovato un mondo così diverso dal nostro che, devo dire, non mi è dispiaciuto”.
Valentina Orellana
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