“Temo che andremo incontro a restrizioni anche fino all’estate”

“Io temo che ci aspettino altri mesi difficili. C’è stata sì una riduzione dei contagi grazie ai provvedimenti di chiusura di varie attività e di limitazione della circolazione, ma, poiché non sono stati drastici come in primavera, non sono stati altrettanto efficaci. Ci manteniamo su una riduzione lenta della crescita dei contagi ed in alcune regione lo RT, l’ormai celebre indice di contagio, ha iniziato ad aumentare nuovamente. Specie in quelle in zona gialla. La possibilità della terza ondata ci sta e temo che andremo incontro a restrizioni anche fino all’estate. Con la campagna vaccinale in atto, d’altronde, non possiamo permetterci di far circolare il virus perché dobbiamo tenere a bada il rischio di mutazioni che potrebbero indebolire l’efficacia del vaccino. Ad agosto stavamo molto meglio di ora con i numeri. Ci si orienta a prolungare le chiusure, sia pure nella consapevolezza che questo determina pesanti costi economici e sociali”. La prof.ssa Rosa Marina Melillo, ordinario di Patologia generale al Dipartimento di Medicina molecolare e Biotecnologie mediche della Federico II e ricercatore associato al Cnr, uno dei docenti universitari che fanno parte del Comitato Tecnico Scientifico guidato da Angelo Borrelli, il capo della Protezione Civile, istituito per formulare pareri ed osservazioni al Governo nell’ambito del contrasto alla pandemia, fa il punto della situazione con Ateneapoli. Traccia, poi, il suo personale bilancio di otto mesi nel Comitato. Entrò a maggio dell’anno scorso. “È una esperienza positiva perché diversa da tutto ciò che ho fatto finora. Io sono docente universitario e ricercatore. Vivo nei laboratori ed a contatto con gli studenti. Fino a maggio non ero mai entrata in organi consultivi governativi. Ho conosciuto persone di livello, di spessore. Uomini di scienza ed esperti di gestione delle emergenze”. Relativamente al merito delle decisioni adottate finora dal Comitato Tecnico Scientifico, dice: “Le ho sempre condivise. Nel Comitato siedono persone preparate ed anche equilibrate. Naturalmente capita che ci siano pareri discordanti, ma le decisioni non sono mai trascese e, soprattutto, ci siamo sempre tutti trovati d’accordo sulla necessità di far sempre prevalere il principio della cautela”.
Metà agosto, la fase più difficile
Il momento migliore di questi otto mesi, ricorda la docente, è stato quello iniziale, tra maggio e giugno: “C’è stato il piacere di una esperienza nuova, l’orgoglio di entrare a far parte di un Comitato composto da importanti personalità e che si occupa di una questione che è oggi la priorità in tutto il mondo. Tra l’altro, quella era una fase nella quale i numeri del contagio scendevano, la chiusura totale della primavera dava buoni risultati”. La fase più difficile? “Quando abbiamo capito che i contagi avevano ricominciato a crescere. Era metà agosto, il Paese in gran parte credeva e sperava di avere chiuso i conti con il Coronavirus, ma noi cominciavamo a capire che ci sarebbe stata la tanto temuta seconda ondata. È maturata la consapevolezza che sarebbe stato necessario di nuovo adottare scelte di chiusura pesanti per tutti, con tutto quello che questo comporta per i ragazzi e per l’economia. Sentivamo il peso di decidere, o almeno di indirizzare e consigliare in un certo modo il Governo, in controtendenza con l’opinione comune che tutto si fosse risolto”.
Melillo nasce come oncologa molecolare, insegna Immunologia e negli ultimi tempi si è molto interessata anche di immunologia dei tumori. “C’è una parte della malattia Covid che riguarda il nostro sistema immunitario e che forse richiede qualche approfondimento più specifico – sostiene – E comunque il mio contributo in seno al Comitato nasce dalla circostanza che sono un ricercatore di base. Sono abituata a ragionare ed a decidere sulla scorta di dati, lavori pubblicati, rigore scientifico. È quello che fa il Comitato. Sulla base dei numeri si ipotizzano scenari e si suggeriscono decisioni”.
“Con i virus non si scherza”
Un anno fa, proprio a gennaio, cominciavano a circolare anche in Italia le prime notizie su una strana malattia che stava creando grossi problemi in Cina, poi è accaduto l’impensabile. “Forse chi si è occupato di virologia ed i veterinari immaginavano che potesse succedere un fatto come questo – sottolinea la prof.ssa Melillo – ma sinceramente io non immaginavo. Se a novembre o dicembre qualcuno me ne avesse parlato lo avrei considerato un visionario. Certamente abbiamo tutti o quasi sottovalutato il rischio, nonostante il fenomeno dello spill over, del salto di specie, si fosse già verificato. Pensiamo all’influenza aviaria ed alla suina. A gennaio 2020, leggendo quel che accadeva in Cina, ho cominciato a temere anche per l’Italia. In un mondo così globalizzato sarebbe stato strano che il Coronavirus restasse in Cina”. Conclude: “Spero almeno che si apprenda la lezione. Se veramente questa malattia proviene dai mercati selvatici ci si augura che in futuro si rispettino finalmente gli animali selvatici ed il loro habitat. Non mi sento neppure di escludere la seconda ipotesi, che tutto sia nato da un incidente in laboratorio. Anche se fosse così, ci sarebbe una lezione da trarre: con i virus non si scherza e chi li studia deve adottare procedure trasparenti e protocolli di sicurezza conformi ai più elevati standard, sottoposti a verifiche della comunità scientifica internazionale”. L’altra lezione che bisognerebbe apprendere dalla pandemia, aggiunge la docente, è che “ci si è resi conto dell’importanza di un Sistema sanitario pubblico. La Sanità ha subito un po’ troppi tagli. Uno Stato civile senza una Sanità come si deve ed una Pubblica istruzione come si deve non ha futuro. La pandemia ha fatto sì che ci si rendesse conto che non si può andare avanti con un sistema sanitario con pochi medici, pochi specializzandi, insufficienti posti letto in terapia intensiva. Abbiamo dovuto richiamare medici in pensione. È un messaggio, quello di questa tragedia, che al Sud è ancora più forte”.
F.G.

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