“Una ricerca di qualità è frutto di un gruppo che funziona”

Si conferma ancora una volta l’alta qualità e il prestigio dei docenti e ricercatori federiciani. La rivista scientifica internazionale Plos Biology ha recentemente condotto uno studio identificando i Top Scientists più influenti al mondo, basandosi su parametri quali citazioni e impatto scientifico degli scienziati valutati, identificando il 2% dei migliori ricercatori mondiali. 108 ricercatori federiciani sono entrati in classifica presi in considerazione nell’arco della loro carriera, 168 sono nella classifica relativa all’anno 2019. Una ricca fotografia dell’Ateneo emerge, dunque, da questo studio; dall’area medica, con molti docenti dal Dipartimento di Farmacia, ad Ingegneria, con un’alta presenza del Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura, ad Agraria e Economia. In classifica sono presenti anche il Rettore Matteo Lorito e il Ministro Gaetano Manfredi.
Ci illustrano le loro ricerche, anche raccontandosi attraverso il proprio lavoro, alcuni di questi studiosi. Il prof. Salvatore Capozziello è docente di Astronomia e Astrofisica, Dipartimento di Fisica, e si definisce un federiciano DOC. Il suo campo di ricerca riguarda la relatività generale: “negli ultimi anni mi sono occupato di teorie estese della gravitazione, un’estensione della relatività generale di Einstein, campo in cui sono venuti fuori alcuni risultati di grande valore – pensiamo alla famosa foto del buco nero del 2019 o alla rilevazione delle onde gravitazionali – Molti dei miei lavori si sono collocati in questo filone di ricerca. Un altro esempio: stelle anomale, troppo grandi per esistere secondo quanto descritto nell’astronomia standard, che sono state spiegate tramite queste estensioni della relatività generale”. Il docente parla poi di materia oscura ed energia oscura, che insieme occupano il 95% del cosmo, “che si cercano a livello di nuove particelle le quali, dopo anni e anni di studio però, non si trovano. L’idea che porto avanti dà una spiegazione al problema della materia oscura e dell’energia oscura di tipo gravitazionale e non materiale. Parliamo di studi, prima considerati un po’ esotici, che adesso sono diventati standard e, di conseguenza, molto citati”. Dalle parole del prof. Capozziello si percepisce tutta la sua passione per queste discipline: “L’uomo si pone da sempre il problema cosmologico della sua presenza nell’universo. In più, lo spazio e l’astrofisica oggi sono dei settori di frontiera, sia dal punto di vista della ricerca che applicativo. La bellezza di queste discipline sta nel fatto che vanno al di là dell’immediatezza”. Poi prosegue: “Un ricercatore non smette mai di studiare ed è coinvolto in un’impresa globale che è fatta di contatti con colleghi a livello internazionale”. Un’ultima indicazione agli studenti: “Abbandoniamo l’idea che al Sud non si facciano le cose per bene. Il Sud avrà vari problemi, ma abbiamo risorse fondamentali in termini di intelligenza e potenzialità umane. Lo noto ogni giorno nei miei studenti, che sono bravissimi!”.
La prof.ssa Almerinda Di Benedetto è docente di Chimica industriale e tecnologica, Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale, di cui è Vicedirettrice. La sua attività di ricerca scientifica attiene a due ambiti principali: processi catalitici industriali e sicurezza dei processi chimici. Quanto agli studi più citati per l’anno 2019, “riguardano la sicurezza industriale; lo studio dei fenomeni esplosivi nell’ambito dei processi chimici industriali, studio condotto con modelli matematici avanzati e apparecchiature innovative, dando quindi un contributo estremamente significativo”. Suo punto di forza “è sicuramente anche l’interazione con tante menti aperte, brillanti che compongono le nostre classi e gruppi di ricerca. Uno degli aspetti più belli di questa professione è poter portare in aula gli avanzamenti dei nostri lavori. Studenti, tesisti e colleghi aiutano a razionalizzare e una ricerca di qualità è il frutto di un gruppo che funziona”. Scorrendo gli elenchi dei Top Scientists, però, si nota ancora una presenza femminile ridotta rispetto alla componente maschile: “Credo che sia un fatto storico, l’effetto di scelte fatte nel passato – dice la docente – Sicuramente una donna ha più difficoltà nel coniugare questo tipo di attività professionale con la vita privata. Oggi, però, noto che questo atteggiamento si sta superando e sempre più donne ricoprono ruoli importanti. Pensiamo al nostro Prorettore, una donna. Qualcosa si sta effettivamente muovendo”.
Una riflessione sulle classifiche dal prof. Marco D’Ischia, docente di Chimica Organica, Dipartimento di Scienze Chimiche e Presidente della Scuola Politecnica e delle Scienze di Base: “A queste classifiche va data una lettura in una visione globale. Sono stilate tenendo conto di alcuni parametri, che non sono gli unici da considerare, né rifletterebbero eventualmente, in un contesto scientifico, le graduatorie di un concorso. Mescolano, inoltre, figure che hanno impatti diversi in settori diversi”. Sono, comunque, “un riconoscimento del ruolo che la ricerca scientifica ha avuto nella mia vita, con la consapevolezza che una buona didattica non prescinde da una buona ricerca. Un docente deve saper raccontare la ricerca degli altri così come la propria, essendo il protagonista del suo lavoro”. Ispirarsi alla natura per realizzare soluzioni tecnologiche di interesse interdisciplinare: “È quanto abbiamo fatto negli ultimi anni, nell’ottica di studi rivolti alla soluzione di problemi utili e che abbia anche un impatto pratico e sociale”.
“Essere Federico II è un’identità”
Una lunga carriera federiciana, che ha spaziato altresì all’estero, caratterizza anche la prof.ssa Fabiana Quaglia, docente di Tecnologia e Legislazioni farmaceutiche, Dipartimento di Farmacia: “Essere Federico II è un’identità. Parliamo di un Ateneo generalista che consente di avere interazioni e collaborazioni scientifiche anche in ambiti diversi rispetto alla disciplina di appartenenza e in cui chi merita e lavora bene emerge grazie ad un ambiente stimolante e infrastrutture di ricerca avanzate”. La docente si occupa di nanotecnologie in ambito farmaceutico e gli studi di rilevante impatto scientifico per l’anno 2019 hanno riguardato l’applicazione di nanotecnologie nella chemioterapia tumorale. L’ostacolo maggiore “per la ricerca in Italia è forse proprio trovare il denaro, e le università del Sud dovrebbero battersi di più”. Anche la prof.ssa Quaglia sostiene che il pensiero scientifico non abbia genere, sebbene le donne tendano a incontrare più ostacoli lungo il loro cammino quando “non vogliono rinunciare ad una parte del loro essere. Non si può fare tutto contemporaneamente e qualcosa si sacrifica sempre. Soprattutto al Sud c’è ancora un gap culturale, così come si dovrebbe migliorare sul fronte del supporto materiale nei luoghi di lavoro”. Il riconoscimento ottenuto con la presenza in queste classifiche ha stimolato molto il dibattito della docente con i suoi allievi, anche i più giovani, “che hanno dimostrato tanto entusiasmo e curiosità nel voler capire il come e perché. Queste graduatorie vanno, comunque, lette nel modo giusto, anche come momento di coinvolgimento dei giovani in percorsi che, seppure lunghi e complicati, danno molte soddisfazioni”.
Il prof. Antonio Capaldo è docente di Economia e Gestione delle Imprese al Dipartimento di Economia, Management e Istituzioni. “Questo ranking è frutto di un lavoro poderoso che abbraccia una mole di dati mai processata prima – commenta – Nel mio field, Business e Management, ci sono 1834 studiosi a livello mondiale. Di questi, 41 lavorano in istituzioni italiane, con 17 nel mio settore, 2 da università del Sud”. Il prof. Capaldo rientra nel top 1%, unico docente italiano, guardando all’area aziendale, che rappresenta un’università meridionale. “Per me, che sono arrivato alla Federico II da poco più di un anno, è una grande soddisfazione poter consentire all’Ateneo e al mio Dipartimento il raggiungimento di questo primato”. Il suo campo di ricerca è la strategia, in particolare strategic management e strategic networks: “I lavori più citati sono quelli che attengono al tema delle reti di relazioni tra imprese e di come queste reti impattano sulla capacità di innovazione delle imprese”. Tensione assoluta e grande disciplina caratterizzano una ricerca di alta qualità, “quando ci si confronta con i Top Scolar a livello internazionale bisogna produrre un lavoro eccellente in cui il difetto non è ammesso. Ma vanno ricercati anche temi che siano veramente attrattivi, bisogna trovare la domanda a cui non è stata data ancora la risposta o su cui non c’è un sufficiente livello di approfondimento”. Conclude il docente: “Insegno a studenti a tutti i livelli. La mia sede di insegnamento preferita è il dottorato. Il docente che ama il suo mestiere ama anche trasmettere ai colleghi più giovani quanto ha imparato”.
Il prof. Giovanni Di Minno è docente di Medicina Interna, Dipartimento di Medicina clinica e Chirurgia. Nell’arco della sua carriera cominciata nella seconda metà degli anni Settanta ricorda tante scoperte rilevanti e innovative: “Fare ricerca in campo medico, soprattutto se applicata, significa trovare nuove strategie e soluzioni per malattie fino a quel momento poco curabili – al momento il suo gruppo di ricerca è impegnato nell’ambito della terapia genica in pazienti affetti da emofilia – Non bisogna disperdersi in troppi campi, ma guardare all’interno del quadro clinico partendo dal proprio punto di osservazione e cercando di allargare la visuale”.
C.S.

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