Strutture inadatte ad ospitare il sempre crescente numero di iscritti, afflitte dalle aggressioni del tempo con banchi rotti, soffitti crollati, bagni insufficienti. Negli ultimi dieci anni Ingegneria ha costantemente sofferto di queste tare congenite, che hanno inevitabilmente condizionato anche le attività didattiche, obbligando tutti, docenti e discenti, a orari faticosi, lezioni compresse in pochi giorni e trasferimenti di sede durante la stessa giornata. Quello appena iniziato si presenta, però, come un anno diverso, nato sotto i favorevoli auspici della conclusione di importanti opere di ristrutturazione e riorganizzazione dell’aulario principale di Via Claudio e dell’inaugurazione del nuovo complesso di San Giovanni a Teduccio presso il quale, quest’anno, frequenterà le lezioni un terzo delle oltre tremila matricole che ogni anno varcano la soglia del Politecnico fridericiano. La parola gli studenti dell’area occidentale per verificare se tutte queste novità abbiano migliorato la qualità della vita. “C’è il soffitto!” esclama in coro un gruppo di ragazzi del terzo anno di Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione nei corridoi di Via Claudio, puntando l’indice verso l’alto, sopra le loro teste. Realizzato insieme al grattacielo di Piazzale Tecchio negli anni ’60 del secolo scorso, l’edificio mostrava tutti i limiti della propria epoca in termini di funzionalità e capienza e denunciava l’incuria di decenni. Fra i segni più evidenti l’assenza di controsoffittature e un intero piano seminterrato, ora completamente adibito a spazio studio con comodi tavoli da quattro posti forniti di divisori, del tutto inutilizzabile. “Non saprei fare il paragone con l’anno scorso, sono sempre stato a Monte Sant’Angelo. Questo semestre seguiremo un giorno la settimana qui in Via Claudio – commenta Pasquale Guida, secondo anno di Ingegneria Aerospaziale – Si sta comodi, ma la visuale non è delle migliori. La lavagna e lo schermo per il proiettore sono piccoli e da lontano non si vede bene”. Non è l’unica critica. “Sebbene fatiscente, il contesto precedente era più funzionale – dichiara Giuseppe Colindro, terzo anno di Ingegneria Edile – Tanto per cominciare, i banchi erano posizionati come in un teatro, degradanti dall’alto verso il basso e non c’erano problemi di visuale. L’isolamento acustico era migliore e le lavagne erano illuminate direttamente. Adesso, dopo una certa ora, nemmeno i professori vedono bene quello che stanno scrivendo, senza dimenticare che gli stessi docenti rischiano di cadere e farsi male perché i cavi degli impianti acustici, posti proprio dietro le cattedre, sono tutti all’esterno.
Chi parla e scrive per due ore di seguito può dimenticare gli ostacoli che ha intorno. Il rischio di inciampare è costante”. Abolita la biblioteca, è stata sostituita da quattro aule grandi. Per consegnare l’edificio in tempo per la ripresa dei corsi, però, non tutte sono fornite degli arredi definitivi. All’ultimo piano, al posto dei banchi fissi e delle lavagne a parete intera, ci sono delle sedie professionali, tenute insieme da fasce di plastica e lavagne troppo piccole per un grande auditorium universitario. “Sicuramente le condizioni generali, a cominciare da quelle igieniche, sono enormemente migliorate e l’idea di realizzare un intero piano-studio è da trenta e lode – dicono Pietro, Salvatore e Alfonso, secondo anno Magistrale di Ingegneria Informatica – Ma fra qualche giorno, dove ancora mancano i banchi, siederemo tutti a terra. Abbiamo visto diversi nostri colleghi tagliare le fascette che legano le sedie fra loro e portarle altrove”. In effetti, si notano sedie disseminate in giro e assistiamo anche a un ‘furto’ in diretta. “Sono i Meccanici che qua dentro, per quanti ne sono, mai ci sono entrati e mai entreranno – afferma Maria Francesca Mastrullo, terzo anno di Ingegneria Civile, entusiasta della ristrutturazione dell’edificio – Finalmente abbiamo posti per studiare e bagni decenti”. Sta pranzando sulle scale insieme alla compagna di studi Simona Lima, iscritta al terzo anno di Ingegneria Edile, che non condivide gli stessi entusiasmi dell’amica: “dal punto di vista degli orari non è cambiato nulla. Il nostro gruppo, per esempio, non ha giorni liberi, seguiamo dalle 10.30 e andiamo via tutti i giorni alle 18.30, un giorno anche alle 19.30. D’inverno, al buio, circolare da soli per Via Claudio è veramente pericoloso”. Ci spostiamo di fronte, nell’altro edificio storico, dove incontriamo Vincenzo Fiorentino e Angelo Ranieri, studenti all’ultimo anno delle Triennali in Ingegneria Biomedica e Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione: “continua ad essere difficile trovare posto e quando restiamo fino a tardi ci trasferiamo ad Agnano, che è una sede più comoda. Inoltre, tutti noi dell’ultimo anno abbiamo il problema degli esami a scelta. Forse è inevitabile, ma, qualunque preferenza si esprima, le lezioni dei corsi opzionali si sovrappongono sempre con quelle di qualche corso obbligatorio”. Tutti i ragazzi intervistati confermano che, almeno per il momento, gli auspici di un orario più sostenibile delle lezioni non si sono ancora avverati: “ho finito il
primo corso stamattina alle 10.30, il prossimo è alle 15:30. Sono cinque ore di buco!”, sottolinea Giuseppe. Anche i tre informatici devono gestire le ore vuote fra un’attività e l’altra: “prima la nostra Laurea Magistrale prevedeva dei curricula, ma sono stati aboliti. Abbiamo molte scelte libere, ma può capitare che fra un corso e l’altro trascorrano delle ore”. Mentre le ragazze del settore Civile che mangiano sulle scale lamentano la cattiva informazione legata agli indirizzi specifici: “abbiamo due indirizzi, uno professionalizzante, l’altro generalista – dice Maria Francesca – E non ci viene fornita nessuna spiegazione sui contenuti. In cosa si distinguono gli insegnamenti di Fondamenti di Geotecnica e quelli di Elementi di Geotecnica? Così, senza conoscere differenze, chiudi gli occhi e vai”. “Noi abbiamo un buco di due ore nel corso della giornata, ma è del tutto sostenibile”, dicono Andrea Capodacqua e Giuseppe Grimaldi, secondo anno di Ingegneria dell’Automazione, che trascorrono le loro giornate ad Agnano, la sede più recente del Polo Ovest. Bella e funzionale, fornita di un vasto cortile interno, in parte coperto, punto ristoro, biblioteca, laboratori informatici, una grande aula studio, si presenta come un luogo confortevole a misura di studente. “All’ultimo anno non siamo più in tanti, ma non tutti hanno completato gli esami degli anni precedenti. In questo semestre, per esempio, alcuni colleghi faranno la spola fra Agnano e Via Claudio per seguire Fondamenti di Geotecnica del terzo anno e Matematica e Statistica del secondo. Non c’è incompatibilità culturale, è solo faticoso. Potrebbe esserlo di meno se i corsi non fossero tutti così concentrati e se un intero indirizzo venisse assegnato ad un’unica struttura. Ecco gli edifici vanno bene, anche più che bene, ma gli orari delle lezioni no, continuano ad essere pessimi”, dice Maddalena Fusco, terzo anno di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. “Da noi quest’anno si sta un po’ peggio – spiega Angela Maiello, secondo anno di Ingegneria Chimica, mentre è in pausa davanti l’aula T.A.2, quella in cui fa lezione – L’anno scorso eravamo divisi in due gruppi, in base all’iniziale
del cognome. Quest’anno, invece, ci hanno riuniti tutti, temo contando sul calo delle presenze dovuto a rinunce e trasferimenti, e con centocinquanta posti a disposizione non riusciamo a stare tutti seduti”. Chiudiamo a Monte Sant’Angelo, la prima sede aggiunta che, a partire dall’inizio degli anni ’90, ha messo a disposizione una decina di aule per decongestionare un minimo il sovraffollamento delle lezioni per gli ingegneri. Riservato in via quasi esclusiva ai primi anni del ramo industriale – con l’eccezione del settore Elettrico, un tempo ambito industriale, oggi accorpato a quello delle Tecnologie dell’Informazione – si presenta come il più trascurato fra i quattro plessi
flegrei. “Nominalmente le classi sarebbero da centocinquantasei posti, ma, almeno in questi primi giorni, ci sono sempre una ventina di persone in piedi a seguire le lezioni. Girando per il piano, mi sono accorto che è così più o meno dovunque”, racconta Vincenzo Guarino, matricola di Ingegneria Elettrica, che viene da Piazza Cavour e ha scelto il Polo Occidentale per non separarsi dal compagno di studi con il quale ha condiviso gli ultimi cinque anni. “Da noi ci sono sempre almeno una decina di ragazzi in piedi. Per trovare posto bisogna arrivare molto presto la mattina, almeno mezz’ora. Le prime due file di banchi si riempiono appena si aprono le porte”, dice Andrea Formisano, primo anno di Ingegneria Aerospaziale, che abita a Napoli, ma, sottolinea, “per arrivare qui, impiego lo stesso un’ora e mezza, come chi viene da lontano”. “Seguiamo quattro giorni a settimana, alternando mattina e pomeriggio, sono ritmi pesanti a cui non siamo ancora abituati. Spero di riuscirci”, conclude il collega Luciano D’Addio.
Simona Pasquale
Chi parla e scrive per due ore di seguito può dimenticare gli ostacoli che ha intorno. Il rischio di inciampare è costante”. Abolita la biblioteca, è stata sostituita da quattro aule grandi. Per consegnare l’edificio in tempo per la ripresa dei corsi, però, non tutte sono fornite degli arredi definitivi. All’ultimo piano, al posto dei banchi fissi e delle lavagne a parete intera, ci sono delle sedie professionali, tenute insieme da fasce di plastica e lavagne troppo piccole per un grande auditorium universitario. “Sicuramente le condizioni generali, a cominciare da quelle igieniche, sono enormemente migliorate e l’idea di realizzare un intero piano-studio è da trenta e lode – dicono Pietro, Salvatore e Alfonso, secondo anno Magistrale di Ingegneria Informatica – Ma fra qualche giorno, dove ancora mancano i banchi, siederemo tutti a terra. Abbiamo visto diversi nostri colleghi tagliare le fascette che legano le sedie fra loro e portarle altrove”. In effetti, si notano sedie disseminate in giro e assistiamo anche a un ‘furto’ in diretta. “Sono i Meccanici che qua dentro, per quanti ne sono, mai ci sono entrati e mai entreranno – afferma Maria Francesca Mastrullo, terzo anno di Ingegneria Civile, entusiasta della ristrutturazione dell’edificio – Finalmente abbiamo posti per studiare e bagni decenti”. Sta pranzando sulle scale insieme alla compagna di studi Simona Lima, iscritta al terzo anno di Ingegneria Edile, che non condivide gli stessi entusiasmi dell’amica: “dal punto di vista degli orari non è cambiato nulla. Il nostro gruppo, per esempio, non ha giorni liberi, seguiamo dalle 10.30 e andiamo via tutti i giorni alle 18.30, un giorno anche alle 19.30. D’inverno, al buio, circolare da soli per Via Claudio è veramente pericoloso”. Ci spostiamo di fronte, nell’altro edificio storico, dove incontriamo Vincenzo Fiorentino e Angelo Ranieri, studenti all’ultimo anno delle Triennali in Ingegneria Biomedica e Ingegneria Gestionale per la Logistica e la Produzione: “continua ad essere difficile trovare posto e quando restiamo fino a tardi ci trasferiamo ad Agnano, che è una sede più comoda. Inoltre, tutti noi dell’ultimo anno abbiamo il problema degli esami a scelta. Forse è inevitabile, ma, qualunque preferenza si esprima, le lezioni dei corsi opzionali si sovrappongono sempre con quelle di qualche corso obbligatorio”. Tutti i ragazzi intervistati confermano che, almeno per il momento, gli auspici di un orario più sostenibile delle lezioni non si sono ancora avverati: “ho finito il
primo corso stamattina alle 10.30, il prossimo è alle 15:30. Sono cinque ore di buco!”, sottolinea Giuseppe. Anche i tre informatici devono gestire le ore vuote fra un’attività e l’altra: “prima la nostra Laurea Magistrale prevedeva dei curricula, ma sono stati aboliti. Abbiamo molte scelte libere, ma può capitare che fra un corso e l’altro trascorrano delle ore”. Mentre le ragazze del settore Civile che mangiano sulle scale lamentano la cattiva informazione legata agli indirizzi specifici: “abbiamo due indirizzi, uno professionalizzante, l’altro generalista – dice Maria Francesca – E non ci viene fornita nessuna spiegazione sui contenuti. In cosa si distinguono gli insegnamenti di Fondamenti di Geotecnica e quelli di Elementi di Geotecnica? Così, senza conoscere differenze, chiudi gli occhi e vai”. “Noi abbiamo un buco di due ore nel corso della giornata, ma è del tutto sostenibile”, dicono Andrea Capodacqua e Giuseppe Grimaldi, secondo anno di Ingegneria dell’Automazione, che trascorrono le loro giornate ad Agnano, la sede più recente del Polo Ovest. Bella e funzionale, fornita di un vasto cortile interno, in parte coperto, punto ristoro, biblioteca, laboratori informatici, una grande aula studio, si presenta come un luogo confortevole a misura di studente. “All’ultimo anno non siamo più in tanti, ma non tutti hanno completato gli esami degli anni precedenti. In questo semestre, per esempio, alcuni colleghi faranno la spola fra Agnano e Via Claudio per seguire Fondamenti di Geotecnica del terzo anno e Matematica e Statistica del secondo. Non c’è incompatibilità culturale, è solo faticoso. Potrebbe esserlo di meno se i corsi non fossero tutti così concentrati e se un intero indirizzo venisse assegnato ad un’unica struttura. Ecco gli edifici vanno bene, anche più che bene, ma gli orari delle lezioni no, continuano ad essere pessimi”, dice Maddalena Fusco, terzo anno di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. “Da noi quest’anno si sta un po’ peggio – spiega Angela Maiello, secondo anno di Ingegneria Chimica, mentre è in pausa davanti l’aula T.A.2, quella in cui fa lezione – L’anno scorso eravamo divisi in due gruppi, in base all’iniziale
del cognome. Quest’anno, invece, ci hanno riuniti tutti, temo contando sul calo delle presenze dovuto a rinunce e trasferimenti, e con centocinquanta posti a disposizione non riusciamo a stare tutti seduti”. Chiudiamo a Monte Sant’Angelo, la prima sede aggiunta che, a partire dall’inizio degli anni ’90, ha messo a disposizione una decina di aule per decongestionare un minimo il sovraffollamento delle lezioni per gli ingegneri. Riservato in via quasi esclusiva ai primi anni del ramo industriale – con l’eccezione del settore Elettrico, un tempo ambito industriale, oggi accorpato a quello delle Tecnologie dell’Informazione – si presenta come il più trascurato fra i quattro plessi
flegrei. “Nominalmente le classi sarebbero da centocinquantasei posti, ma, almeno in questi primi giorni, ci sono sempre una ventina di persone in piedi a seguire le lezioni. Girando per il piano, mi sono accorto che è così più o meno dovunque”, racconta Vincenzo Guarino, matricola di Ingegneria Elettrica, che viene da Piazza Cavour e ha scelto il Polo Occidentale per non separarsi dal compagno di studi con il quale ha condiviso gli ultimi cinque anni. “Da noi ci sono sempre almeno una decina di ragazzi in piedi. Per trovare posto bisogna arrivare molto presto la mattina, almeno mezz’ora. Le prime due file di banchi si riempiono appena si aprono le porte”, dice Andrea Formisano, primo anno di Ingegneria Aerospaziale, che abita a Napoli, ma, sottolinea, “per arrivare qui, impiego lo stesso un’ora e mezza, come chi viene da lontano”. “Seguiamo quattro giorni a settimana, alternando mattina e pomeriggio, sono ritmi pesanti a cui non siamo ancora abituati. Spero di riuscirci”, conclude il collega Luciano D’Addio.
Simona Pasquale