Marco, studente al quinto anno di CTF, ha vestito i panni di donna incinta con problemi alla tiroide. Una sua collega si è ritrovata all’improvviso con la Carta d’Identità di un ultracinquantenne diabetico e iperteso. Nel frattempo, Sara si improvvisava ragazzo afflitto da problemi di salute alla vigilia di una vacanza in Messico con gli amici. Non sono gli attori di una recita. Sono alcuni degli studenti del Dipartimento di Farmacia che, il 10 maggio, hanno fatto da padroni di casa per venticinque colleghi provenienti dall’Università di Alberta, in Canada, per conoscere la Federico II. La visita, nata nell’ambito di una collaborazione quasi decennale tra i due Atenei, è iniziata nell’area studio del nuovo plesso, trasformatasi per l’occasione in una farmacia canadese. Davanti ai “banconi” i pazienti italiani. Lo spiega Marco, per l’occasione Kitty Davies: “ero una donna incinta di quattro mesi affetta da ipertiroidismo e con problemi di depressione e di stanchezza. Il farmacista mi ha consigliato di aumentare la dose del farmaco che già assumevo abitualmente”. Il clima era evidentemente goliardico, ma non per questo sono mancati gli spunti di riflessione: “è stata un’esperienza bellissima e utile per conoscere una cultura diversa. Le differenze tra il sistema farmaceutico canadese e quello italiano sono tante. Loro curano molto l’aspetto clinico”. Lo conferma la professoressa Candace Necyk che dallo scorso 30 aprile è a Ischia con sessanta tra aspiranti farmacisti, infermieri ed esperti di nutrizione, per uno studio ai Giardini Termali Negombo su cure termali, clima e alimentazione: “siamo molto proiettati alle attività cliniche. Da noi il farmacista può prescrivere analisi e, se non è d’accordo con la prescrizione del medico, può anche decidere di non vendere il farmaco. La formazione universitaria, rispetto alla vostra, è meno proiettata agli aspetti chimici e alla ricerca di laboratorio, temi da noi approfonditi nel dottorato post laurea”. Una differenza metodologica notata subito da Briana Profiri, che, integrando l’inglese con qualche parola italiana ereditata dai nonni marchigiani, spiega: “le strutture accademiche sono molto simili. Diverso è l’approccio al lavoro in farmacia. Voi siete più incentrati sulla ricerca, noi sulla clinica”. Profiri è anche il cognome di Stefano, il personaggio incarnato da Chiara, studentessa napoletana di CTF: “un uomo di 55 anni sofferente di diabete e ipertensione. Mi hanno rivolto domande sulle mie abitudini quotidiane. Nonostante le cure, hanno ritenuto che avessi ancora la pressione troppo alta e mi hanno prescritto un nuovo farmaco. I sistemi formativi e professionali stranieri andrebbero conosciuti in Italia, dove il farmacista spesso è visto come un commesso. Magari durante il percorso di studi alcuni esami potrebbero essere sostituiti da maggiori attività pratiche”. Erda Llakaj, al quinto anno di CTF: “è stata un’esperienza interessantissima che mi ha permesso di conoscere un approccio allo studio diverso dal nostro. Mi piacerebbe andare lì per approfondirlo ulteriormente”. Un percorso, Napoli-Canada, non ancora compiuto da nessuno studente partenopeo, come spiega la dottoressa Luciana Tartaglione, coordinatrice dello scambio culturale: “l’accordo con l’Università di Alberta è nato sette anni fa. I nostri studenti finora non sono mai andati in Canada. È un aspetto sul quale si può lavorare, nonostante richiederebbe un impegno economico da parte dei ragazzi. Di certo pure l’incontro qui da noi è un modo per confrontarsi e lavorare a idee sul futuro del Dipartimento. I nostri ragazzi si sono prestati. Inizialmente erano spaventati, ma poi si sono sciolti”. Lo dimostrano le parole di Sara, laureanda in CTF: “ci capivamo anche parlando ognuno la propria lingua. Quando c’è interesse si supera tutto. Ho partecipato per capire com’è la professione oltreoceano. Lì il farmacista è simile a un medico, per questo gli studenti si concentrano molto sull’interazione con i pazienti. Noi, invece, abbiamo un’impronta molto più tecnica”. Salvatore Galasso, suo collega, aggiunge: “i colleghi stranieri mi hanno sorpreso per la bravura ad approcciarsi al paziente. Si vede che sono abituati ad attività interattive e viaggi, non hanno una concezione di studio fermo e rigido come il nostro. Mi sono sentito in imbarazzo di fronte alla loro dimestichezza alla professione”. Frequenta i corsi del secondo anno Ernesto che ha colto l’occasione per “parlare con ragazzi appassionati a quello che fanno. Quando hanno vestito i panni di farmacista lo hanno fatto con grande professionalità ed empatia al paziente”. Per il pomeriggio, il programma della giornata prevedeva per gli ospiti una visita alla Farmacia Caretti, guidati dal dott. Caretti e dalla prof.ssa Fabiana Quaglia, e una esperienza di laboratorio con la prof.ssa Agnese Miro, entrambi docenti di Farmaceutico tecnologico applicativo. La studentessa canadese Vanessa Marette: “non ho mai visto una farmacia italiana. Sono stata contenta di poterne conoscere una. È stata una giornata molto interessante”.
Ciro Baldini
Ciro Baldini