Su tre Presidenti di Polo solo uno è stato eletto al primo turno, il 20 e 21 settembre: quello del Polo delle Scienze e delle Tecnologie della Vita, il prof. Guido Rossi (largamente previsto) con il 92% dei voti. Negli altri due Poli, nessuno dei candidati ha raggiunto la maggioranza qualificata, ovvero il 50% più uno degli aventi diritto. Si tornerà dunque alle urne il 2 e 3 ottobre (quando sarà ancora necessaria la maggioranza del 50% più uno), e se necessario il voto si ripeterà dopo una settimana. Ma le elezioni del 20 e 21 sono state delle primarie che hanno espresso delle indicazioni chiare: ampiamente primo il prof. Filippo Vinale (508 voti) al Polo Tecnico Scientifico, terzo e ritirato De Menna (con 228 voti), secondo ma distanziato Bucci (334 voti); al Polo Umanistico, come da previsioni primo Cantillo, che ha doppiato Barbagallo, con 348 voti contro 157. Un voto che oltre a dividere l’elettorato dei Poli, per come si è espresso, potrebbe avere anche delle ripercussioni sulle future elezioni rettorali. Ma andiamo con ordine.
Il voto più atteso era quello del Polo delle Scienze e delle Tecnologie, per le dimensioni del corpo elettorale (1.402 aventi diritto) e per l’influenza di politica accademica sull’intero ateneo. Tre i candidati e tutti di Ingegneria. Ebbene, il voto è stato chiaro, è risultato primo un outsider, il prof. Vinale, che ha ottenuto un grande risultato: ha sbaragliato gli altri due candidati, nomi noti della politica del Federico II, Ovidio Bucci e Luciano De Menna, ottenendo il 50% circa dei voti di quanti si sono recati alle urne, balzando con forza al primo posto. Un risultato in parte a sorpresa quello dell’ormai ex “candidato giovane” di Ingegneria, come lo bollavano per giustificare la volontà di non eleggerlo 6 anni fa alla Presidenza di Ingegneria. Chi prevedeva un testa a testa Bucci-De Menna si è sbagliato. Di cammino ne ha fatto Vinale prima come Direttore di Dipartimento per 6 anni (a Geotecnica) poi, da due anni, Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Civile e Civile per lo Sviluppo Sostenibile.
Ma lui come commenta il risultato? Innanzitutto le dimensioni del successo. “Mi sentivo tranquillo del lavoro svolto in questi mesi. Ho avuto un confronto con molte persone che mi hanno mostrato simpatia, voglia di partecipare, di discutere, di interrogarsi sul proprio futuro e sul futuro dell’ateneo, di collaborare. Un risultato che acquisisce ancora maggiore importanza per la rilevanza degli altri due candidati, di primo piano scientificamente, culturalmente e come ruolo politico nell’ateneo”. Gli chiediamo, è l’Ingegneria civile che dopo molti anni torna con forza in campo, diventando determinante, come l’anno scorso per l’elezione del Preside? “Beh, è difficile dividere il consenso fra le facoltà. Credo di aver avuto voti da settori di tutte e tre le facoltà” è la risposta. Poi aggiunge: “ma io non sono il candidato di una parte, non intendevo e non intendo esserlo e questo credo che gli elettori l’abbiano capito. Il Polo è una dimensione, un processo di trasformazione significativo e di coinvolgimento importante, dove occorre aggregare tutte le energie migliori delle diverse facoltà”. Un voto che ha dimostrato una voglia di rinnovamento, generazionale e di governo nel Polo, votando un candidato un po’ meno dentro ai giochi dei soliti noti dell’ateneo? “Non farei una lettura in negativo forse l’elettorato ha espresso un voto di freschezza, ad una persona nuova. Certo la voglia di cambiare”. Ammette di essere partito da “una posizione di minore visibilità” ma ha avuto la capacità “di pormi in modo molto semplice come sempre: entro subito in sintonia con le persone, e questo mi ha aiutato”. Con tre candidati al primo turno occorrevano oltre 700 voti per essere eletto subito. Hanno votato in 1.000, in un giorno caldo di settembre, ma come interpreta il voto delle facoltà, chi l’ha votato di più? “Nell’ambito della facoltà di Scienze ho raccolto molti voti, al seggio di via Mezzocannone, 270 voti contro i 120 di Bucci e 50 di De Menna, quindi una chiara indicazione. Nel complesso, credo 300 voti da Scienze, circa 140 da Architettura, il resto da Ingegneria. Anche al seggio di Monte Sant’Angelo sono risultato primo ampiamente”. Insomma un voto ripartito equamente tra le facoltà. Avremo dunque il Presidente eletto in seconda votazione? “Credo di si. Mi dispiacerebbe se così non fosse. Anche se potrebbe verificarsi che per qualche assenza, per pochi voti si potrebbe non riuscire. Dopo una consultazione svolta con grande signorilità, senza alzare i toni, sarebbe comunque molto bello se si potesse risolvere con un consenso forte intorno al nuovo Presidente, viste le indicazioni delle primarie, e riprendere il cammino del Polo. Il buon senso questo vorrebbe, nell’interesse di tutti: la partita l’abbiamo già giocata”.
Gli scenari. In campagna elettorale, a luglio soprattutto, si era prospettata l’ipotesi che, dopo il primo scrutinio e la lettura dei risultati, si sarebbe potuta paventare l’ipotesi che, tra De Menna e Vinale (elettorati e linea considerati simili) il candidato andato peggio si sarebbe dimesso, per far andare avanti colui, fra i due, che avrebbe avuto maggiori possibilità di vittoria. E De Menna, risultato terzo, pur se con amarezza, il 22 settembre, via e-mail ha comunicato ai docenti il suo ritiro dalla competizione.
Il voto più atteso era quello del Polo delle Scienze e delle Tecnologie, per le dimensioni del corpo elettorale (1.402 aventi diritto) e per l’influenza di politica accademica sull’intero ateneo. Tre i candidati e tutti di Ingegneria. Ebbene, il voto è stato chiaro, è risultato primo un outsider, il prof. Vinale, che ha ottenuto un grande risultato: ha sbaragliato gli altri due candidati, nomi noti della politica del Federico II, Ovidio Bucci e Luciano De Menna, ottenendo il 50% circa dei voti di quanti si sono recati alle urne, balzando con forza al primo posto. Un risultato in parte a sorpresa quello dell’ormai ex “candidato giovane” di Ingegneria, come lo bollavano per giustificare la volontà di non eleggerlo 6 anni fa alla Presidenza di Ingegneria. Chi prevedeva un testa a testa Bucci-De Menna si è sbagliato. Di cammino ne ha fatto Vinale prima come Direttore di Dipartimento per 6 anni (a Geotecnica) poi, da due anni, Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria Civile e Civile per lo Sviluppo Sostenibile.
Ma lui come commenta il risultato? Innanzitutto le dimensioni del successo. “Mi sentivo tranquillo del lavoro svolto in questi mesi. Ho avuto un confronto con molte persone che mi hanno mostrato simpatia, voglia di partecipare, di discutere, di interrogarsi sul proprio futuro e sul futuro dell’ateneo, di collaborare. Un risultato che acquisisce ancora maggiore importanza per la rilevanza degli altri due candidati, di primo piano scientificamente, culturalmente e come ruolo politico nell’ateneo”. Gli chiediamo, è l’Ingegneria civile che dopo molti anni torna con forza in campo, diventando determinante, come l’anno scorso per l’elezione del Preside? “Beh, è difficile dividere il consenso fra le facoltà. Credo di aver avuto voti da settori di tutte e tre le facoltà” è la risposta. Poi aggiunge: “ma io non sono il candidato di una parte, non intendevo e non intendo esserlo e questo credo che gli elettori l’abbiano capito. Il Polo è una dimensione, un processo di trasformazione significativo e di coinvolgimento importante, dove occorre aggregare tutte le energie migliori delle diverse facoltà”. Un voto che ha dimostrato una voglia di rinnovamento, generazionale e di governo nel Polo, votando un candidato un po’ meno dentro ai giochi dei soliti noti dell’ateneo? “Non farei una lettura in negativo forse l’elettorato ha espresso un voto di freschezza, ad una persona nuova. Certo la voglia di cambiare”. Ammette di essere partito da “una posizione di minore visibilità” ma ha avuto la capacità “di pormi in modo molto semplice come sempre: entro subito in sintonia con le persone, e questo mi ha aiutato”. Con tre candidati al primo turno occorrevano oltre 700 voti per essere eletto subito. Hanno votato in 1.000, in un giorno caldo di settembre, ma come interpreta il voto delle facoltà, chi l’ha votato di più? “Nell’ambito della facoltà di Scienze ho raccolto molti voti, al seggio di via Mezzocannone, 270 voti contro i 120 di Bucci e 50 di De Menna, quindi una chiara indicazione. Nel complesso, credo 300 voti da Scienze, circa 140 da Architettura, il resto da Ingegneria. Anche al seggio di Monte Sant’Angelo sono risultato primo ampiamente”. Insomma un voto ripartito equamente tra le facoltà. Avremo dunque il Presidente eletto in seconda votazione? “Credo di si. Mi dispiacerebbe se così non fosse. Anche se potrebbe verificarsi che per qualche assenza, per pochi voti si potrebbe non riuscire. Dopo una consultazione svolta con grande signorilità, senza alzare i toni, sarebbe comunque molto bello se si potesse risolvere con un consenso forte intorno al nuovo Presidente, viste le indicazioni delle primarie, e riprendere il cammino del Polo. Il buon senso questo vorrebbe, nell’interesse di tutti: la partita l’abbiamo già giocata”.
Gli scenari. In campagna elettorale, a luglio soprattutto, si era prospettata l’ipotesi che, dopo il primo scrutinio e la lettura dei risultati, si sarebbe potuta paventare l’ipotesi che, tra De Menna e Vinale (elettorati e linea considerati simili) il candidato andato peggio si sarebbe dimesso, per far andare avanti colui, fra i due, che avrebbe avuto maggiori possibilità di vittoria. E De Menna, risultato terzo, pur se con amarezza, il 22 settembre, via e-mail ha comunicato ai docenti il suo ritiro dalla competizione.
De Menna “deluso”
De Menna. “Sono sorpreso dal voto di Scienze e dal risultato. Ho perciò scritto ai colleghi comunicando il mio ritiro per una semplificazione del voto. Ho già parlato con Vinale, farò altrettanto con Bucci. A valle del risultato elettorale, mi sembra ragionevole ritirarmi, dopo quelle che consideravo delle primarie. Ringrazio quanti mi hanno espresso fiducia”. E non nasconde il dispiacere: “evidentemente il mio discorso non è stato compreso”. Ma chi l’ha presa certamente peggio, è il ProRettore, il prof. Ovidio Bucci, che parla senza mezzi termini di trappola, di tradimenti, di accordi non rispettati. Lo intercettiamo il 24 settembre, mentre è in partenza per Milano, per un convegno. Il risultato elettorale scotta ancora.
Bucci: è stata una
trappola
trappola
“Vogliono essere governati dalla parte professionale del Polo. Forse stanno cambiando le cose nell’Università”. De Menna si ritira, lei cosa farà? “Sono indeciso, voglio parlare prima con De Menna. L’influenza dell’esterno è risultata molto forte. Il voto spacca il Polo”. Ma quello che ritiene più grave è altro: “sono stato invitato a candidarmi e perciò mi sono presentato. Ora sono tranquillo su quello che dovrò fare. Parlerò prima con De Menna per avere una sua interpretazione, capire in che modo lui esce e poi deciderò il da farsi. Voglio parlare anche con Trombetti. Sono stato sollecitato a candidarmi da Nicolais, che mi incontrò accompagnato da Naso, a maggio scorso quando si dimise per fare l’assessore regionale. Come è vero che Guido Trombetti aveva detto che mi avrebbe appoggiato. Anche con lui voglio parlare prima di decidere”. Ma Trombetti non disse che si voleva tenere fuori da questa elezione? “Ebbi una riunione a casa mia, con i tre Presidi delle facoltà del Polo non si espressero ma neppure dissero che ci sarebbero stati ostacoli alla mia candidatura. Io spiegai loro che la mia sarebbe stata una scelta senza ritorno, nel caso mi fossi candidato, perché gioco solo su un tavolo. Nessuno espresse opposizioni e candidandomi ho dato le dimissioni da ProRettore, lo stesso 10 luglio”. L’intervista diventa uno sfogo. “Una campagna elettorale fatta sulle dicerie, fatta sulle interpretazioni artificiose”: amico di Labruna , con un programma anti Nicolais. “Ma se Nicolais l’ho messo io alla Presidenza del Polo. Certamente si sono mischiate più cose” anche la sua posizione pro-Labruna certo non l’ha aiutato sin da subito. “Certo, è vero”. Come l’inflessibilità su alcune istanze. “Non me la sono sentita di dire fesserie ai ricercatori, promesse impossibili da mantenere”. L’onestà intellettuale: “mi sono dimesso da ProRettore all’atto dell’ufficializzazione della mia candidatura. Come dovrebbe fare chiunque, come fece l’ex Preside Oreste Greco quando si candidò a Rettore contro Ciliberto”.
Dal 1° settembre formalmente il Prorettore è Giuseppe Marrucci, anch’egli di Ingegneria. “L’Università una volta era fatta da persone serie. Io sono medaglia d’oro del Presidente della Repubblica, sono stimato nel mondo scientifico a livello internazionale. Ritengo che gli standard debbano essere quelli internazionali e non quelli fissati dal ‘Granducato di Piazzale Tecchio’. È una situazione che è stata creata, voluta, probabilmente fin dall’inizio. Altrove gli accordi fatti sono stati rispettati, al Polo della Vita ed a quello Umanistico”. “Vedremo ora dove vogliono arrivare”. Sta parlando del Polo? “Volevo delle modifiche entro un anno. Ora come faranno? Chi le farà? Con quali voti, visto che il CdiA è da rinnovare e i Poli sono divisi, due uniti ed il nostro spaccato?”. “Sono contento dei 7 anni in cui ho ricoperto l’incarico di ProRettore e rifarei tutto ciò che ho fatto. Ma ora io ho già dato, e tornerò a fare le mie ricerche. I miei collaboratori di gruppo di studio, dopo le condoglianze di rito, mi hanno festeggiato per il ritorno a tempo pieno all’attività di ricerca internazionale”.
Insomma, una spaccatura, che al momento appare difficile da rimarginare. Come risponde Nicolais? “C’erano candidati tutti in gamba, il mio ruolo istituzionale, non mi permetteva di esprimermi a favore di nessuno. È vero, molto tempo fa ho chiamato Bucci, una sola volta, quando stavo per dimettermi per dirgli che, visto il suo ruolo istituzionale il Polo poteva essere un’opportunità. Poi ho ricevuto telefonate anche dagli altri due candidati, tutti validissimi e da allora non mi sono più interessato”.
Dove invece è andato tutto liscio è nell’area medico-biologica. Il prof. Guido Rossi, ordinario di Immunopatologia, 60 anni il 13 ottobre, per sei anni Preside di Medicina e Vice Preside per 21, con Gaetano Salvatore e con Zannini, è il primo Presidente del Polo delle Scienze della Vita. È stato eletto il 20 e 21 settembre, praticamente in modo plebiscitario, dalle quattro facoltà che compongono il Polo (Medicina, Farmacia, Veterinaria, Agraria): il 92%dei consensi, 687 voti su 734 votanti e 951 aventi diritto. Candidato unico di un’area scientifica composta da Facoltà affini che l’hanno voluto per le sue grandi doti di equilibrio, di “ascoltatore attento”, ma soprattutto per uno dei punti centrali del suo programma: “sarò garanzia di pluralità di gestione, di garanzia per tutti e di rispetto per le piccole facoltà”. Ora commenta così: “Sono molto soddisfatto, non solo soddisfazione personale ma anche per tutto il Polo, per la sua compattezza”. I prossimi passaggi? “Prima la nomina del Vice Presidente, che sarà il prof. Paolo Masi, ordinario di tecnologie Alimentari, ad Agraria, come promesso in campagna elettorale. Poi il Rettore dovrà indire le elezioni del Consiglio di Polo, quindi le nomine delle commissioni”. Si parte il primo gennaio, con l’anno finanziario 2001. “Gli uffici: dove sistemarli sarà il primo problema. Viste le novità informatiche non ci sarà bisogno di avere tre, quattro sedi. Certo, occorrerà un ufficio, una segreteria, la direzione amministrativa (di nomina del Direttore Pelosi), sentito il CdiA dell’Università”.
Programma: “nel breve periodo dobbiamo riunire il Consiglio e collegialmente decidere gli interventi prioritari. Iniziando dalle piccole cose: pensi che ci è giunto un elenco di votanti comprendente colleghi defunti. È il gigantismo che crea problemi”. “Sarà comunque uno sviluppo a piccoli passi”. Un inizio soft, insomma.
Atmosfera soft anche al Polo Umanistico, senza scontri e con un primo risultato chiaro: 70% dei voti a Cantillo, 30% a Barbagallo. Così si sono espresse le primarie.
Paolo Iannotti
Dal 1° settembre formalmente il Prorettore è Giuseppe Marrucci, anch’egli di Ingegneria. “L’Università una volta era fatta da persone serie. Io sono medaglia d’oro del Presidente della Repubblica, sono stimato nel mondo scientifico a livello internazionale. Ritengo che gli standard debbano essere quelli internazionali e non quelli fissati dal ‘Granducato di Piazzale Tecchio’. È una situazione che è stata creata, voluta, probabilmente fin dall’inizio. Altrove gli accordi fatti sono stati rispettati, al Polo della Vita ed a quello Umanistico”. “Vedremo ora dove vogliono arrivare”. Sta parlando del Polo? “Volevo delle modifiche entro un anno. Ora come faranno? Chi le farà? Con quali voti, visto che il CdiA è da rinnovare e i Poli sono divisi, due uniti ed il nostro spaccato?”. “Sono contento dei 7 anni in cui ho ricoperto l’incarico di ProRettore e rifarei tutto ciò che ho fatto. Ma ora io ho già dato, e tornerò a fare le mie ricerche. I miei collaboratori di gruppo di studio, dopo le condoglianze di rito, mi hanno festeggiato per il ritorno a tempo pieno all’attività di ricerca internazionale”.
Insomma, una spaccatura, che al momento appare difficile da rimarginare. Come risponde Nicolais? “C’erano candidati tutti in gamba, il mio ruolo istituzionale, non mi permetteva di esprimermi a favore di nessuno. È vero, molto tempo fa ho chiamato Bucci, una sola volta, quando stavo per dimettermi per dirgli che, visto il suo ruolo istituzionale il Polo poteva essere un’opportunità. Poi ho ricevuto telefonate anche dagli altri due candidati, tutti validissimi e da allora non mi sono più interessato”.
Dove invece è andato tutto liscio è nell’area medico-biologica. Il prof. Guido Rossi, ordinario di Immunopatologia, 60 anni il 13 ottobre, per sei anni Preside di Medicina e Vice Preside per 21, con Gaetano Salvatore e con Zannini, è il primo Presidente del Polo delle Scienze della Vita. È stato eletto il 20 e 21 settembre, praticamente in modo plebiscitario, dalle quattro facoltà che compongono il Polo (Medicina, Farmacia, Veterinaria, Agraria): il 92%dei consensi, 687 voti su 734 votanti e 951 aventi diritto. Candidato unico di un’area scientifica composta da Facoltà affini che l’hanno voluto per le sue grandi doti di equilibrio, di “ascoltatore attento”, ma soprattutto per uno dei punti centrali del suo programma: “sarò garanzia di pluralità di gestione, di garanzia per tutti e di rispetto per le piccole facoltà”. Ora commenta così: “Sono molto soddisfatto, non solo soddisfazione personale ma anche per tutto il Polo, per la sua compattezza”. I prossimi passaggi? “Prima la nomina del Vice Presidente, che sarà il prof. Paolo Masi, ordinario di tecnologie Alimentari, ad Agraria, come promesso in campagna elettorale. Poi il Rettore dovrà indire le elezioni del Consiglio di Polo, quindi le nomine delle commissioni”. Si parte il primo gennaio, con l’anno finanziario 2001. “Gli uffici: dove sistemarli sarà il primo problema. Viste le novità informatiche non ci sarà bisogno di avere tre, quattro sedi. Certo, occorrerà un ufficio, una segreteria, la direzione amministrativa (di nomina del Direttore Pelosi), sentito il CdiA dell’Università”.
Programma: “nel breve periodo dobbiamo riunire il Consiglio e collegialmente decidere gli interventi prioritari. Iniziando dalle piccole cose: pensi che ci è giunto un elenco di votanti comprendente colleghi defunti. È il gigantismo che crea problemi”. “Sarà comunque uno sviluppo a piccoli passi”. Un inizio soft, insomma.
Atmosfera soft anche al Polo Umanistico, senza scontri e con un primo risultato chiaro: 70% dei voti a Cantillo, 30% a Barbagallo. Così si sono espresse le primarie.
Paolo Iannotti