Tre prove intermedie (da novembre ad inizio gennaio) per arrivare alla sessione straordinaria di esami con meno ansia e più consapevolezza: il prof. Carlo Panico, docente di Economia Politica, svolge da qualche tempo ciò che definisce una ‘didattica sperimentale’. “Con il metodo di proporre tre prove scritte prima dell’esame vero e proprio
– spiega il docente – i ragazzi si avvicinano alla disciplina con motivazione. Non studiano l’indispensabile tanto per, ma iniziano a capire i meccanismi che ci sono dietro l’economia e si addentrano sempre di più nella materia. Svolgo il corso per due cattedre (la I e la V), in pratica parliamo di circa 600 studenti, numeri non proprio ristretti”. Ad inizio novembre c’è stata la prima prova scritta su una parte del programma: “Abbiamo contato circa 400 presenti al test, abbiamo utilizzato le 4 aule più grandi di Porta di Massa, uno sforzo organizzativo notevole”. Tuttavia, come sottolinea il docente, “ne vale veramente la pena. Con questo sistema i ragazzi comprendono meglio i passaggi fra un argomento e un altro. Inoltre, chi frequenta non si demotiva davanti ai grafici ma familiarizza con tutto ciò che si fa ad un corso di economia politica”. I risultati raggiunti sono stati soddisfacenti: “La stragrande maggioranza degli studenti che in passato ha partecipato alle prove, a gennaio, agli esami ‘ufficiali’, ha ottenuto un ottimo voto. D’altronde il clima che si respira è diverso. C’è più soddisfazione a sostenere un esame dopo tre mesi di lavoro insieme, si riesce a fare gruppo con gli altri e c’è una relazione più rilassata con la disciplina”. A dicembre la seconda tornata dei test: “Ci aspettiamo un 20% di studenti in meno, alcuni vanno via in vista degli esami di gennaio. Questa tattica, però, è sbagliata. Chi ha superato il primo test, ha più possibilità di fare bene nel secondo step, arrivando a gennaio con una preparazione completa. L’organizzazione didattica articolata in semestri è anche questo. Si corre, si studia passo passo con le lezioni per non restare indietro e si accolgono tutte le possibilità offerte dai docenti. Chi è in aula per seguire il mio corso sa perfettamente che deve avere costanza”. A gennaio, al rientro dalle vacanze natalizie, si prevede un’ultima prova. Il prof. Panico non attribuisce voti a questi scritti, li valuta con una A, una B e una C, indicando così il grado di preparazione. “Non mi piace fare le medie aritmetiche dei test. Sono prove che vengono valutate come percorsi di crescita individuale, verifico come è stato recepito il progetto e se ha dato i frutti sperati”. Per il voto finale e quindi per l’esame: “Si tiene conto in parte degli scritti, ma sono importanti la frequenza (da quest’anno si prendono le firme in aula onde evitare che chi non è mai a lezione possa imboscarsi solo durante le prove) e i progressi, oltre alla preparazione. In fin dei conti, la verifica finale non è altro che la somma del percorso svolto nei mesi di lezione”.
Susy Lubrano
– spiega il docente – i ragazzi si avvicinano alla disciplina con motivazione. Non studiano l’indispensabile tanto per, ma iniziano a capire i meccanismi che ci sono dietro l’economia e si addentrano sempre di più nella materia. Svolgo il corso per due cattedre (la I e la V), in pratica parliamo di circa 600 studenti, numeri non proprio ristretti”. Ad inizio novembre c’è stata la prima prova scritta su una parte del programma: “Abbiamo contato circa 400 presenti al test, abbiamo utilizzato le 4 aule più grandi di Porta di Massa, uno sforzo organizzativo notevole”. Tuttavia, come sottolinea il docente, “ne vale veramente la pena. Con questo sistema i ragazzi comprendono meglio i passaggi fra un argomento e un altro. Inoltre, chi frequenta non si demotiva davanti ai grafici ma familiarizza con tutto ciò che si fa ad un corso di economia politica”. I risultati raggiunti sono stati soddisfacenti: “La stragrande maggioranza degli studenti che in passato ha partecipato alle prove, a gennaio, agli esami ‘ufficiali’, ha ottenuto un ottimo voto. D’altronde il clima che si respira è diverso. C’è più soddisfazione a sostenere un esame dopo tre mesi di lavoro insieme, si riesce a fare gruppo con gli altri e c’è una relazione più rilassata con la disciplina”. A dicembre la seconda tornata dei test: “Ci aspettiamo un 20% di studenti in meno, alcuni vanno via in vista degli esami di gennaio. Questa tattica, però, è sbagliata. Chi ha superato il primo test, ha più possibilità di fare bene nel secondo step, arrivando a gennaio con una preparazione completa. L’organizzazione didattica articolata in semestri è anche questo. Si corre, si studia passo passo con le lezioni per non restare indietro e si accolgono tutte le possibilità offerte dai docenti. Chi è in aula per seguire il mio corso sa perfettamente che deve avere costanza”. A gennaio, al rientro dalle vacanze natalizie, si prevede un’ultima prova. Il prof. Panico non attribuisce voti a questi scritti, li valuta con una A, una B e una C, indicando così il grado di preparazione. “Non mi piace fare le medie aritmetiche dei test. Sono prove che vengono valutate come percorsi di crescita individuale, verifico come è stato recepito il progetto e se ha dato i frutti sperati”. Per il voto finale e quindi per l’esame: “Si tiene conto in parte degli scritti, ma sono importanti la frequenza (da quest’anno si prendono le firme in aula onde evitare che chi non è mai a lezione possa imboscarsi solo durante le prove) e i progressi, oltre alla preparazione. In fin dei conti, la verifica finale non è altro che la somma del percorso svolto nei mesi di lezione”.
Susy Lubrano